Alla ricerca di La presa di Roma (Alberini e Santoni 1905)

fotogramma di La presa di Roma 1905
fotogramma di La presa di Roma 1905

Non è il primo film a soggetto, né il primo girato in un teatro di posa, nemmeno il primo film interpretato da attori professionisti. Al di fuori di tutto questo, La presa di Roma può vantare il primato, insieme a Cabiria di Giovanni Pastrone, del film più ricercato e discusso nella storia del cinema muto italiano.

Come tutti sanno, dei 250 metri di lunghezza dell’originale, non rimangono che pochi frammenti, una cinquantina di metri di pellicola accuratamente restaurati e presentati (finalmente) in DVD dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, in collaborazione con il Grande Oriente d’Italia, del quale ho già parlato in altro post qualche tempo fa.

Visto che adesso il film è disponibile per tutti, vi propongo una ricerca sulla base di questi pochi metri e qualche testimone cartaceo d’epoca: il bollettino N. 1 del Primo Stabilimento Italiano di Manifattura Cinematografica Alberini e Santoni, con l’indice dei quadri, una fotografia, ed una nota sulla produzione del film. Altre testimonianze, come locandine ed articoli sui giornali possono essere d’aiuto, ma questo bollettino, se letto attentamente, è una risorsa molto utile per una prima ricostruzione.

Cominciamo dai titoli di testa, sempre dalle pagine del bollettino, e riprendiamo la seguente indicazione: “Tutte le pellicole che escono del Primo Stabilimento Italiano di Manifattura Cinematografica Alberini e Santoni, portano impressa la nostra marca di fabbrica, depositata a norma di legge (…) Ogni titolo ha in basso, a destra e a sinistra, la nostra marca di fabbrica e sul principio di ogni pellicola vi è impresso il bollo a secco della Ditta”. Più chiaro di così…(il marchio in questione potete vederlo nel post Alberini e Santoni di questo sito). Inoltre, sempre dal bollettino, e nel caso che la copia del film si trovasse in qualche archivio fuori dall’Italia: “A richiesta dei nostri clienti possiamo eseguire i titoli delle pellicole in qualsiasi lingua”. Questo significa che tutte le copie del film, anche all’estero, dovrebbero aver conservato marchio di fabbrica, bollo a secco, ecc.

Vediamo adesso l’indice dei quadri: 1. Il parlamentare Generale Carchidio a Ponte Milvio; 2. Dal Generale Kanzler – Niente resa!; 3. Al campo dei bersaglieri – All’armi!; 4. L’ultima cannonata; 5. La breccia a Porta Pia – All’assalto!; 6. Bandiera bianca; 7 Apoteosi.

Sotto questo indice, leggiamo la nota sulla realizzazione del film: “Per eseguire questa importante cinematografia si è fatto tesoro dei più minuti particolari storici, desumendoli dai giornali e dalle cronache del tempo. Gli scenari sono stati riprodotti dal Prof. Augusto Cicognini su fotografie eseguite dal Tuminello il 21 Settembre 1870, ed altri dal vero. Il Ministero della Guerra ha gentilmente concorso a questa cinematografia accordando soldati, cavalleggeri, artiglierie, uniformi ed armi. Nulla insomma è stato trascurato perché questa ricostruzione storica riuscisse degna del patriottico soggetto e del nostro stabilimento.”

Le fotografie di Ludovico Tuminello (1824-1907), riproducenti la breccia di Porta Pia, e tutto il materiale del suo studio fotografico, compresi i negativi su vetro e su carta, furono messi all’asta pubblica nel 1903, quindi in parte dispersi. Alcuni negativi su carta, depositati al Gabinetto Fotografico Nazionale, dovrebbero essere alla Fototeca Nazionale. Altro materiale da considerare per una ricostruzione sono i bozzetti di Augusto Cicognini, nel caso, come sempre, di ritrovarli.

E le foto di scena? Che ne esista almeno una non c’è dubbio, è riprodotta sulla prima pagina del bollettino e riproduce la scena corrispondente al quadro n. 4: L’ultima cannonata. Ci risulta che per altri film, come Il terremoto in Calabria (settembre 1905), le riproduzioni fotografiche delle scene più importanti e suggestive facevano parte della pubblicità: “Per comodità di réclame per i Signori Clienti abbiamo fatto eseguire una artistica riproduzione a colori di m. 1,16 x 0,81 al prezzo di L. 0,40 la copia”.

Che fine hanno fatto tutte le copie in nitrato di La presa di Roma? Le copie del film erano ancora in vendita nel 1912, col titolo Bandiera bianca.

L’ultima pista potrebbe essere in 20 anni di arte mutaCinemateca della produzione filmistica italiana dal 1908 al 1928, un medio metraggio ideato dal Conte Franco Mazzotti Biancinelli, realizzato da Emilio Scarpa, presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1939. Non so molto sull’attività cinematografica del conte Mazzotti Biancinelli, disperso in un incidente aereo il 14 novembre 1942, e molto poco su Emilio Scarpa, che morì nel campo di concentramento di Mauthausen nel maggio 1945.

Non ho trovato nessuna copia di 20 anni d’arte muta, e quindi non so se il frammento è lo stesso frammento apparso nel quarto numero della rivista Luce, diretta da Corrado D’Errico nel 1935, che è da dove provengono i frammenti dell’attuale versione di La presa di Roma. Il sospetto che non sia lo stesso frammento si basa in un paio di testimonianze (Henry Langlois e Fausto Montesanti), ma sopratutto in una frase pubblicata nel libro-brochure del film 20 anni d’arte muta: “La presa di Roma, film che abbiamo potuto, grazie a pazienti ricerche ritrovare ed inserire”. Cosa significa? Hanno trovato una copia originale del film? E se Emilio Scarpa, nato nel 1895, fosse parente dell’esercente veneto con lo stesso cognome? L’ultima pista su questo pioniere è del 1921, non so altro, per il momento.

Per finire, ripropongo la prova che la scena finale non è un’immagine fissa (lo avevo già fatto mesi fa nella home page del sito). Da notare che a destra compaiono le perforazioni della pellicola. Il fotogramma è pubblicato nel numero dedicato al cinema della rivista Prospettive, diretta da Curzio Malaparte, data di pubblicazione 1937.

Qualche anno dopo, nel 1942, lo storico Roberto Paolella ci propone una scena che per il momento non possiamo vedere: “In esso (nella Presa di Roma) è ammirevole la rapidità con cui Cadorna, sospinto dal ritmo vertiginoso delle riprese, va incontro al Re che gli porge calorosamente la mano; quei pochi metri di pellicola sono un capolavoro di bontà e simpatia umana. Ricordo che una volta la pellicola si strappò proprio in quel punto, e il Re rimase a lungo con la mano in quella di Cadorna, suscitando applausi a non finire. Surrealismo avanti lettera, si direbbe.” E così, ecco un altra testimonianza che l’Apoteosi non è un quadro fisso…

Detto tutto questo, e per quel che mi riguarda, questa è una ricerca in corso. Sono sicura che il film verrà finalmente ritrovato.

Da La presa di Roma a Il piccolo garibaldino, libro e DVD

Da il DVD di La presa di Roma - Il piccolo garibaldino
Da il DVD di La presa di Roma – Il piccolo garibaldino

Secondo la storiografia ufficiale, La presa di Roma (Alberini e Santoni 1905) è il primo film italiano a soggetto e quindi, una rassegna sui film italiani del periodo muto in DVD è bene che possa incominciare proprio da questo titolo, reso disponibile grazie ad un progetto di ricerca in collaborazione fra il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e il Grande Oriente d’Italia, in occasione delle celebrazione per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi.

Il primo frutto di questa collaborazione è un volume, uscito lo scorso settembre 2007, che contiene una serie di saggi sulla nascente cinematografia italiana e sul contesto storico-politico a carico di Lucio Villari, Giovanni Lasi, Mario Musumeci, Irela Nuñez, Roberto Balzani e Sergio Toffetti. Al volume è allegato un DVD con le versioni de La presa di Roma (Alberini e Santoni 1905) e de Il piccolo garibaldino (Cines 1909) restaurate dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale.

Un dettaglio importante: testi (del volume) e didascalie (dei film) sono disponibili in doppia versione italiano-inglese.

Per altre informazioni visitate il sito di Gangemi Editore.

Storia di un Pierrot – Alberini e Santoni 1905

Histoire d'un Pierrot, Alberini e Santoni 1905
Histoire d’un Pierrot, Alberini e Santoni 1905

Secondo diverse fonti, il primo film a soggetto, prodotto dalla ditta Alberini e Santoni sarebbe l’adattamento della pantomima L’Histoire d’un Pierrot, libretto di Fernand Beissier, musica di Mario Costa (1893), un soggetto ben scelto, visto che aveva ottenuto un grande successo in Italia ed all’estero.

Continuando con le dichiarazioni di Alessandro Santoni, nel già citato articolo pubblicato nella rivista L’Eco del Cinema:

« Sarà opportuno ricordare qui le difficoltà che incontrò il primo film italiano che fu pubblicato sotto il titolo Storia di un Pierrot per l’interpretazione dei signori Mario Caserini e le sorelle Visconti.
Il vero ostacolo essenziale fu la messa in scena, poiché gli attori non erano ancora abituati ad agire sotto il fuoco di un obbiettivo, dovendosi l’azione svolgere rapida e nello stesso tempo sintetica, data l’esigenza del pubblico di allora; in secondo luogo la mancanza assoluta di direttori artistici e di personale tecnico; per questo lato però fu di valido aiuto l’opera del signor Augusto Turchi, che in quell’epoca si interessava di cose teatrali. Dopo il felice esito di questo primo tentativo la produzione cominciò a migliorare e a progredire; molti furono i films che ebbero successo: La presa di Roma, Nozze tragiche, Malia dell’oro, ecc., anzi questi ultimi inscenati con un commento musicale composto espressamente dal maestro Romolo Bacchini. »

Vediamo adesso altre fonti su questo “primo film a soggetto”. Per esempio questo articolo di Veritas (A. A. Cavallaro), pubblicato nella rivista La vita cinematografica del 31 dicembre 1914, dove a proposito di Mario Caserini si racconta che:

« L’Histoire d’un Pierrot fu il primo lavoro importante a cui la casa romana Alberini & Santoni si dedicò con audacia — allora era audacia — e serietà d’intenti. La film non vide la luce… o meglio il buio delle sale cinematografiche, perché già i diritti d’autore tiranneggiavano e Alberini preferì tenersi il negativo in magazzino anzi che pagare l’ingente somma chiestagli. Ma seguì subito un soggetto dello stesso genere: Il romanzo d’un Pierrot, che ebbe molto successo. »

In questo articolo attribuiscono tutto il merito della messa in scena a Filoteo Alberini e Mario Caserini, dimenticando Augusto Turchi. Le due sorelle Visconti sono, Annina, nel ruolo di Pierrot, ed Augusta, in quello di Louisette. Pochinet, Mario Caserini.