Museo Interattivo del Cinema a Milano


Finto storpio (Italo Pacchioni, 1896), dal canale cinetecamilano su YouTube

Il cinema è sempre in pericolo, costa troppi milioni per non essere continuamente sbranato dalle ragioni del commercio. La corruzione del cinema attraverso gli anni della sua vita è visibile ad occhio nudo per uno spettatore provvisto di memoria. Ma quel che il commercio per sue leggi fatali ha fatto di peggio è di cancellare indifferentemente le tracce di ogni buona testimonianza, di togliere di mezzo le pietre di paragone. Non tutti sanno che le opere più importanti, come le più inutili, sono distrutte in pezzi e sciolte in acido una volta terminato il periodo del loro normale e possibile sfruttamento. Non tutti sanno che veramente l’arte di Chaplin, di Griffith, di Stroheim, di Keaton è scritta sull’acqua e destinata alla sparizione perpetua. Di qui a pensare a una libreria di buon cinema, a una Cineteca che conservi i buoni film e li proietti a chi deve conoscere il cinema come si conosce la letteratura o le altre arti, il passo è breve e indispensabile. Tuttavia occorsero molti anni di fatiche e di lotte per imporre una idea tanto semplice e di pubblica utilità, occorsero i pionieri appassionati e illuminati come Mario Ferrari e come tutti quei privati grandi e piccoli che avevano affettuosamente conservato in qualche magazzino umido i rotolini dei primi film apparsi nel mondo.

Oggi le Cineteche esistono in quasi tutti i paesi. Il loro tenore di vita tuttavia è assai difficile: mentre negli Stati Uniti e in Inghilterra le sovvenzioni sono superiori ai bisogni, in Italia e in altri paesi poveri le crisi si succedono gravissime a breve distanza e minacciano di rovinare un patrimonio raro e prezioso messo insieme a prezzo di fatiche non facilmente descrivibili.

Il nostro Governo si è preoccupato di aiutare la Cineteca Italiana nella misura che era possibile e, in armonia con l’attività della Cineteca del Centro Sperimentale, continuerà ad aiutarla. Molto lavoro resta da compiere per mettere in condizione la Cineteca di avviare scambi sempre più vantaggiosi con l’estero e acquistare la possibilità di esporre un panorama pressoché completo della storia del cinema di tutte le nazioni. Questo Festival è una prova di vitalità e di necessità che tutti potranno valutare utilmente. Incomincia così attraverso lo schermo, e al di sopra della carta scritta, un continuo esame critico che tutti devono poter esercitare per la conoscenza di un’arte che è appena nata.
ALBERTO LATTUADA

Niente male questo articolo di Lattuada, molto indovinato il titolo: Scritto sull’acqua, preso in prestito dalla lapide di John Keats. Era il 1950. Dieci anni prima, i giovanissimi Alberto Lattuada e Luigi Comencini (e a loro si unirà presto il fratello di Luigi: Gianni) avevano intrapreso l’avventura di fondare una Cineteca Milanese, che a breve diventerà Cineteca Italiana.

Più di sessanta anni dopo, alla Cineteca Italiana, diventata nel frattempo Fondazione, tutto è pronto per un grande evento: l’inaugurazione del Museo Interattivo del Cinema. Il “sogno” di Lattuada che si avvera entro limiti che nel 1950 nessuno era in grado di immaginare:

Il nuovo Museo Interattivo del Cinema prosegue la vocazione pedagogica ed educativa propria del Museo del Cinema “Gianni Comencini”, che ha avuto una sede aperta al pubblico fino al 2009, rivolgendosi in particolare alle scuole e al pubblico più giovane in una forma più agile e interattiva. Infatti, accanto ad alcuni pezzi storici delle collezioni della Cineteca, il cuore pulsante del Museo saranno i percorsi interattivi e multimediali attraverso i quali i visitatori verranno accompagnati alla scoperta della storia del cinema o potranno sperimentare, agendo in prima persona, diversi aspetti, anche tecnici, della produzione cinematografica: come è fatta una macchina da presa, come si allestisce un set, come si monta un film etc. Gli allestimenti del MIC saranno tematici e cambieranno con cadenza annuale. Il primo tema proposto sarà la produzione cinematografica lombarda. I contenuti di ogni percorso avranno una forte connotazione territoriale e il discorso sul cinema sarà declinato anche secondo l’‘esperienza milanese.

Il Museo fungerà anche da centro d’informazione cinematografica: vi sarà infatti un infopoint attraverso il quale i visitatori potranno trovare informazioni sui Musei del Cinema nel mondo, la produzione e l’esercizio cinematografico in Lombardia, le Cineteche italiane ed internazionali. Il Museo comprenderà anche una sala cinematografica che permetterà di concludere con una proiezione a tema i percorsi espositivi proposti dal MIC.

Il MIC ha ottenuto da Regione Lombardia il riconoscimento come Raccolta Museale di Interesse Regionale.

Il nuovo Museo Interattivo del Cinema aprirà le porte ufficialmente il prossimo 6 di novembre, a partire dalle 14,30, con una festa di inaugurazione dove non possono mancare le proiezioni: tre film realizzati nel 1915 e ispirati ai racconti del romanzo Cuore di Edmondo di Amicis: La piccola vedetta lombarda, Il tamburino sardo e Il piccolo scrivano fiorentino. Rossella Spinosa e Alessandro Calcagnile, pianisti della formazione da camera I Solisti Lombardi accompagneranno le proiezioni. Non finisce qui. I giovanissimi musicisti del Centro Musicale Suzuki di Milano, diretti da Francesca Badalini, accompagneranno dal vivo le immagini di alcune divertenti comiche classiche. A concludere il pomeriggio “una golosa merenda per tutti”. (Addirittura!)

Gran bella festa a Milano per i piccoli, senza scontare la presenza di molti venerabili cinefili portati dalla naturale curiosità.

Tutti i dettagli su questa festa e sul Museo Interattivo del Cinema nel nuovo, fiammante, sito web.

Insieme al MIC (Museo Interattivo del Cinema), la Fondazione Cineteca Italiana ha aperto un canale su YouTube pieno di bellissime sorprese come il video che accompagna il post. Da visitare subito!

Adriana Lecouvreur – Tespi Film 1918

adriana lecouvreur
Adriana Lecouvreur, Bianca Stagno-Bellincioni

Una delle maggiori difficoltà per i fans del cinema muto (italiano e non) è il riuscire a sapere se un certo film è sopravvissuto e dove si trova. Un buon punto di riferimento è il sito Silent Era e la sua lista di Lost Films. Ma non è molto aggiornato per quel che riguarda i film italiani, di questo, per esempio, non c’è traccia in tutto il sito. C’è il catalogo della FIAF, consultabile soltanto a pagamento (o internamente dagli archivi affiliati alla FIAF), ma nemmeno questo è molto aggiornato e affidabile, o così mi hanno detto alcuni archivisti.

Non so se Adriana Lecouvreur, eseguito dalla Tespi Film nel 1918, presentato dalla Caesar Film lo stesso anno, compare in altri archivi della FIAF, ma so di certo che una copia positiva nitrato di 1500 metri è alla Cineteca Italiana di Milano. Secondo il visto di censura del 18 dicembre 1918, i metri sono 2196. Grazie Italia Taglia! Come dicevo, i film non sai se sono sopravvissuti o meno, non puoi vederli, ma puoi consultare i visti di censura. Siamo un passo avanti.

Il film non compare nella lista di film restaurati dalla Cineteca Italiana, ma Nitrate Can’t Wait, e sicuramente sarà stato preservato.

Il dramma omonimo (1849) di Eugéne Scribe e Ernest Legouvé, è stato portato al cinema diverse volte, tre per quel che riguarda il cinema muto. Nel 1912 da Louis Mercanton, con Sarah Bernhardt come protagonista, nel 1928 da Fred Niblo, Dream of Love, Adriana-Joan Crawford, e da Ugo Falena nel 1918, Adriana-Bianca Stagno Bellincioni.

L’azione si svolge nella Parigi del XVIII secolo. La protagonista è un’attrice famosa, Adriana Le Couvreur (1692-1730), grande interprete del repertorio di Racine, Corneille e Voltaire alla Comédie Française. Il film racconta, o dovrebbe raccontare perché non sono riuscita a vederlo, l’amore di Adriana per Maurizio di Sassonia, pretendente al trono di Polonia (che lei all’inizio scambia per un semplice ufficiale) e del mazzo di violette che la contessa Luisa Enrichetta Francesca d’Harcourt-Lorena, contessa di Bouillon, interpretata da Marion May, innamorata segretamente di Maurizio, le invia. Un mazzo di violette avvelenato, secondo i canoni del XVIII, famosi per questo tipo di scherzi. Maurizio, interpretato da Enrico Roma, non arriverà in tempo a salvare la sua amata Lecouvreur. Fine della storia.

Sicuramente il film è molto interessante, comunque merita un restauro soltanto per il fatto che si tratta di uno dei film ritrovati del cinema muto italiano. E riuscire a vederlo senza tante storie: ritrovato, restaurato e visibile per tutti.

Il Ponte dei Sospiri – Albertini Film 1921

Il Ponte dei Sospiri, Albertini Film 1921
Il Ponte dei Sospiri, Albertini Film 1921

Restaurato nel 2002 dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale da un negativo della Cineteca Italiana di Milano, presentato alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone nel 2004.

« Il soggetto è stato ricavato dal romanzo omonimo di Michele Zévaco, dal valoroso soggettista e sceneggiatore Giovanni Bertinetti, al quale spetta indubbiamente il merito d’aver dato, al popolarissimo romanzo, una struttura più agile ed interessante dal lato cinematografico, a fine di uniformarlo meglio alle esigenze pratiche e tecniche dello schermo.
È un lavoro in quattro serie, su circa 10.000 metri di pellicola, che si svolge di episodio in episodio, attraverso quel più turbolento e fosco periodo della grande Repubblica Veneta, conosciuto nella storia sotto la pomposa dicitura di « epoca d’oro di Venezia », al tempo delle sue più esaltate e frenetiche passioni, tratteggiato con particolare risalto e fedeltà su motivi storici misti a geniali ricostruzioni di personaggi della più verosimile vita veneziana di quel tempo.

Rolando Candiano, figlio del famoso Doge, ama ed è riamato dalla più bella donna di Venezia: Eleonora. Odiato, invidiato e perseguitato, per questi amori, come l’ameno uso di quei tempi, da un gruppo di facinorosi rivali, a fine di carpirgli la donna amata, viene imprigionato e ridotto nei celebri pozzi.

Tuttavia Rolando non si scoraggia. L’amore per Leonora lo tiene animato della più salda fede… e riesce un giorno ad evadere, con l’aiuto di un compagno di prigione, Scalabrino, aprendosi la via attraverso una finestra del Ponte dei Sospiri…

Libero e scampato… egli incomincia così la serie delle sue vendette… attraverso una cosi ben simulata nobiltà di spirito, da far sì che i suoi nemici cadranno ciascuno per mano dell’altro, senza che egli si sia dovuto macchiare di sangue.

Quando l’infamia di Foscari, che aveva fatto accecare il Doge suo padre per usurpargli il potere, lo stanno ancora per travolgere in una più che giusta vendetta. E già stava per far subire la stessa sorte fatta subire al ptadre, sulla persona dell’iniquo Foscari, allorché la magnanimità del vecchio Doge interviene, perdonando al suo miserabile rivale, che finì per impazzire…

Rolando Candiano, nelle braccia finalmente della donna amata, libero ormai della sua volontà e delle sue passioni, raggiunge così, fra il più simbolico trionfo, il suo vagheggiato sogno d’amore.

Primo artefice di questo grandioso ed impeccabile lavoro, colui che ne sostenne l’ardua impresa, dando tutto sé stesso e la sua più preziosa collaborazione, ad orgoglio dell’Unione Cinematografica, che lo ha aiutato, è stato uno dei nostri più preziosi elementi artistici: il prof. Domenico Gaido.

Egli ne fu indiscutibilmente il padre più autentico e solo coloro che lo hanno visto al lavoro, possono esprimersi su lui e comprenderlo, nell’ampiezza dei concetti artistici più che tecnici da lui uniti in una sola volontà in questa espressione di arte, nella quale egli ha inteso sopratutto d’impostare la grande lotta per la nostra supremazia, svelandoci nel modo più conciso e preciso qual’è press’a poco la via che ci potrà condurre a questo perfezionamento. Infatti, quello che Domenico Gaido è riuscito ad ottenere in questo lavoro, desta veramente ammirazione, tanto più che noi dobbiamo pensare che una lotta così finalmente artistica, quale egli ha dovuto sostenere, non era ancora stata affrontata in passato o almeno su così vasto orizzonte. Cosicché noi siamo in dovere di rivolgere a lui per primo la nostra più sincera attenzione, orgogliosi di dichiararci per lui, anche se qualche critica severa dovesse negargli il più assoluto successo.

A lui spetta l’imponente scena della « benedizione del mare», a. lui l’averci rispecchiato Venezia in tutta la sua più sfolgorante bellezza, a lui d’avere coperto di ispirazione artistica degli episodi che avrebbero peccato di goffa aridità scenica, a lui di averci condotto attraverso una vera faraggine di episodi, dandoci la più reale sensazione di rivivere in piena epoca d’oro, con scene e personaggi del tempo nostro, a lui la sapienza di una squisita e inappuntabile interpretazione, nonché la scelta dei suoi attori.

Brillano infatti nel lavoro, per sfolgorio personale, la signora Carola White nella superba parte di Leonora, la signorina Antonietta Calderari nella parte di Imperia, il signor Luciano Albertini nella parte di Rolando Candiano, il signor Pieri nella parte di Candiano Doge di Venezia, il signor Armando Pouget nella parte di Foscari grande inquisitore, il signor Onorato Garaveo nella parte di Scalabrino, il signor Agostino Borgato nella parte di Bembo, il signor Carlo Cattaneo nella parte di Pietro Aretino, riuscitissimi nelle loro personificazioni e inappuntabili nella loro vis scenica.

Degni di nota sono pure, a fianco degli attori principali, i signori Luigi Stinchi (Altieri), Giulio Falcini (Sandrigo), Salvatore Laudani (Guido Gennaro), Bonaventura Ibañez (Dandolo) e la signora Adelina Vitaliani nella austera parte di Silvia (Dogaressa) e la signorina Romilda Toschi nella parte di Bianca (figlia della cortigiana Imperia).

Operatori fu Carlo Pedrini e Augusto Navone, i quali sono riusciti a raggiungere, malgrado le, terribili esigenze del lavoro, un’ottima fotografia, cosa che concorrerà certo all’atteso successo del lavoro.»

La copia restaurata, un negativo originale proveniente dalla Cineteca Italiana di Milano senza le didascalie originali, attribuisce il film alla Pasquali. Ma rimane qualche dubbio su questa attribuzione. Vediamo perché.

Ernesto Maria Pasquali, fondatore della Pasquali Film, ammalato da tempo, morì il 9 maggio 1919. Dal 6 luglio 1917, il teatro di posa e la casa di produzione erano sotto la gestione per procura dell’avv. Mario Donn, direttore artistico Domenico Gaido.

Stando alle notizie pubblicate dalla stampa d’epoca, Il Ponte dei Sospiri, messa in scena di Domenico Gaido, girato (in parte) nei teatri della Pasquali, è una produzione di Luciano Albertini per l’Albertini Film, fondata nel 1919, sede in via Quittengo 39, che tra il 1919 ed il 1921 produce 21 film. Ma c’è di più.

Dicembre 1918, una inserzione pubblicitaria nel numero speciale dicembre 1918 di La vita cinematografica annuncia che la I.N.C.I.T.(Industrie Cinematografiche Riunite, stabilimenti Torino e Roma) “lancerà in tutto il mondo Il Ponte dei sospiri”, produzione Albertini Film. Una anno dopo, il numero speciale di La vita cinematografica, dicembre 1919, pubblica in copertina una foto di Luciano Albertini nel Ponte dei sospiri, sempre Albertini Film. Ancora un anno dopo, La rivista cinematografica, numero speciale dicembre 1920, troviamo in copertina una foto a colori di Antonietta Calderari in una scena del Ponte dei sospiri, Albertini Film, Unione Cinematografica Italiana, e all’interno della rivista, numerose fotografie con la stessa dicitura.

Una lunga gestazione, dovuta sicuramente alle difficili condizioni in cui versa la industria cinematografica italiana.

Nei primi mesi del 1921 “Luciano Albertini, già facente parte dell’Unione Cinematografica Italiana con la propria marca Albertini Films, e quale attore, e scioltosi poi da essa per una serie di controversie, ha posto, in questi giorni, col patrocinio degli Avvocati Chiaudano e Carta, il sequestro preventivo sul negativo e tre copie positive del film Il Ponte dei sospiri, su tutti i negativi e le copie positive dell’intera produzione Albertini Film, giacente nella mani della UCI, e sullo stabilimento Gloria Film, mentre intenta causa all’Unione stessa accusandola di inadempienze ai patti stipulati, commesse da questa in danno dell’Albertini”. Una copia della vertenza dovrebbe essere all’Archivio Centrale dello Stato a Torino.

Da lì a pochi mesi, Luciano Albertini parte per la Germania.

Altre fonti. Qualche cartolina con la dicitura Pasquali Film, senza UCI. Una foto pubblicata a p. 262 nel volume di Vittorio Martinelli, Il cinema muto italiano 1921, Le Pont des Soupirs, Pasquali Film-UCI-Esclusivité Gaumont.

Il film ebbe un grande successo di pubblico e fu riproposto sugli schermi anche in versione sonorizzata, ma non ho trovato nessuna fonte d’epoca.

Se avete altre informazioni, fatemi sapere. Intanto, Il Ponte dei sospiri, Albertini Film 1921.