Un maestro dell’affisso: Adrien Barrère

Nell'affisso: Il re Alfonso XIII di Spagna, Eduardo VII d'Inghilterra,  lo zar Nicolas II, il presidente Fallières, il kaiser Guglielmo II, disegno di Adrien Barrère 1908 c.
Alfonso XIII di Spagna, Eduardo VII d’Inghilterra, lo zar Nicolas II, il presidente Fallières, il kaiser Guglielmo II, e “i loro figli”, disegno di Adrien Barrère 1908 c.

Milano, 12 gennaio 1913.

« Un maestro dell’affisso?… Ecco i paroloni! » esclamerebbe il semplicione e simpatico nostro amico Barrère, dalla faccia bonaria e franca… « Va’ buffone! » aggiungerebbe, poi, mentre i suoi occhietti, neri come acini d’uva scintillerebbero ironicamente. Pur tuttavia io continuerei a proclamare, con l’ardore d’un turiferario in preghiera: Barrère è un maestro dell’affisso!…

Le prime vittorie di Barrère nell’illustrazione e nell’arte dell’affisso murale datano da dieci anni fa. Chi s’è scordato de Les Marionettes de la vie di Georges Courteline illustrate da Barrère e degli affissi celebri per Dranem, Polin, la Jolie Fagette, Jeanne d’Alma, le Promenoir des Folies-Bergère ove apparivano Robert Francheville e Polaire e la Bella Otero?

Ma la sua celebrità se l’aveva già fatta con un certo Museo storico, nel quale appariva raffigurato Henri Rochefort accanto a Joseph Reinach, e con le famose stampe sulla Facoltà di Diritto, di Medicina, sul Supplizio dell’Esaminando, sul Dottor Doyen…

In seguito Barrère s’appropriò i muri di Parigi e ne fece la sua esposizione quotidiana tappezzandoli di affissi teatrali: Le Sire de Vergy, La Revue des Folies-Bergère, Le petit Café, ecc…

Dovrei parlare di quelle “Têtes de Turc”, che sono veramente il piatto forte di Fantasio?

Quanti non sono i prodotti industriali, sconosciuti fino a ieri, che il talento di Barrère rende indispensabili oggi, tanta potenza ha la sua arte spiritosa e divertente. Certe volte si augurerebbe una pneumonia sui fiocchi per aver un pretesto per acquistare dei gilets di flanella della casa ch’egli raccomanda.

Che dire della sua arte sì personale che lo stacca da tutti i suoi colleghi e che dà a tutto ciò che tocca un non so che d’indelebile originalità?

Ispiratore di molti, egli non s’ispira da nessuno, lasciando ad altri la cura di raccattare le briciole che cadono dalla tavola d’un Forain o d’un Sem. Per punire i suoi troppo  ferventi ammiratori, egli si accontenta di accarezzare loro tratto a tratto la schiena con la punta della matita: è il suo metodo! È ben vero che se i caricaturisti lo volessero potrebbero vendicarsi all’indiana: Non si tratterrebbe che di nominarlo membro dell’Istituto… a vita: ma egli morirebbe!

Collaboratore fin dai primi anni di vita della Casa Pathé, Barrère è l’autore di più di duecento affissi nei quali si libera la sua fantasia inesauribile.

Il suo successo al cinematografo eguaglia, al giorno d’oggi, ed è inseparabile da quello dei suoi caricaturati, da Max Linder a Prince, da Deed alla Mistinguett alla Napierkowska, ecc.

Un pagina non mi basterebbe per citare una sola parte de’ suoi affissi, ma dappertutto, nel cantuccio più recondito ed ignorato dell’Universo, balza improvvisamente, in una fantasmagoria di colori, tutto il genio e lo spirito della razza francese: un affisso de Barrère.

E se, per avventura chiedete al nostro artista:

Signor Barrère, dove esporrete quest’anno? — egli vi risponderà con un tono un po’ canzonatorio: Ma!… Grazie a Pathé, in tutto il mondo!
(tratto dalla rivista Rivista Pathé)

Posters for Feature Films

The Life of Buffalo Bill
The Life of Buffalo Bill

New York, August 1912. Attractive posters have long played the most important part in the proper presentation of feature films. Often companies putting a feature on the market or releasing a feature film, overlook this important part of the business. Instead of making posters of every size depicting many of the important scenes, they have a one and three-sheet posters made for their production, which results in dissatisfaction among the exhibitors. This compels them to buy left-over paper of “melodramatic” days.

To prevent this shortage of paper, the Buffalo Bill and Pawnee Bill Film Company, of 145 West 45th Street, New York City, have provided a full variety of posters for the proper presentation of their great Western three-reel subject “The Life of Buffalo Bill.”

Candido Aragonese de Faria

Candido Aragonese de Faria
Candido Aragonese de Faria

Parigino di elezione e di anima, Cãndido Aragonese de Faria, era d’origine brasiliana. Si recò a Parigi giovanissimo e fece le sue prime battaglie nei giornali illustrati.

Faria lavorava ostinatamente, quando improvvisamente si rivelava e diventava popolare Paulus (Jean-Paul Habans, alias Paulus, articolo biografico su Gallica), dal quale non si può immaginarlo disgiunto. Ed ecco Faria tutto curvo sulla pietra litografica, fissando la mobilissima espressione della popolare fisionomia dell’artista parigino.

A centinaia si contano le copertine da lui disegnate per le canzoni di Paulus, delle quali se ne sono tirate centinaia di migliaia di copie.

Faria aveva trovato la sua strada e d’un nuovo sangue faceva rivivere la vecchia industria litografica. Si vide presto sotto la sua spinta creatrice, sotto la energica sua volontà, sotto la sua produzione incessante, la litografia rivivere una novella primavera e prendere quella espansione ch’essa deve in maggior parte agli sforzi del Faria.

Chi sa rendere meglio di lui, in una maniera sì precisa, il carattere e gli atteggiamenti, l’eleganza degli atti, la verità delle fisionomie? Egli fu il primo e il solo che potè realizzare questa maniera, così maltrattata oggi, che consiste nell’ottenere il massimo di rassomiglianza con il minor numero di segni. Nessuno meglio di lui è riuscito a comprendere la folla, assimilandosene lo spirito e indovinandone i gusti. E fu perchè Faria aveva compreso il popolo, che poi il popolo lo comprese e andò da lui. Noi ne diamo dimostrazione ogni giorno di questa verità con una prova costante, che ci viene quotidianamente dai cinematografi delle cinque parti del mondo. Al Cinema, Faria fu un precursore e un iniziatore. Mai prima di lui, alcun artista aveva realizzato l’opera universale suscettibile di essere compresa immediatamente senza sforzo e senza istruzione artistica, da degli esseri d’origine, di temperamento e di aspirazioni tutt’ affatto diverse. Il primo affisso da cinematografo è un punto della storia cinematografica che bisogna precisare – fu fatto nel 1901 da Faria, per le Vittime dell’Alcool. Fu appiccicato in ogni canto della terra, imponendo al mondo la più grande manifattura cinematografica del mondo, e insieme il buon nome di Faria.

Malgrado il sogghigno di qualcuno e il sorriso di molti, denigratori di professione di celebrità raggiunte a forza di lottare, noi diremo che Faria è il creatore d’un genere che nessuno ha potuto assimilarsi.

Quando si passa per le vie, con l’occhio distratto, e il pensiero altrove, improvvisamente una ridda di colori ferma il nostro sguardo e fissa il nostro pensiero. Forte di colore, franco di tono, preciso nel segno, ci appare un affisso di Faria.

Commercialmente parlando – ed è questo il solo punto di vista nella materia – un affisso di Faria realizza, nella sua concezione e nella sua esecuzione, il massimo di rendimento di pubblicità, poiché esso è quello che spicca su tutti gli altri.

Dopo aver lavorato indefessamente durante quarant’anni ed aver contribuito alla resurrezione d’un arte e d’un’ industria, dopo aver condotto il gusto del pubblico verso la litografia e fatto vivere col lavoro della sua matita un numero infinito di litografi, Faria se ne andò, un mattino grigio dell’inverno scorso, per il paese dal quale non si ritorna più.

Quella mattina, una domenica, l’artista lavorava nel suo studio di via De Steinkerque (Affiches Faria, 6 Rue Steinkerque, Paris). Era solo, e nell’aria vibrava uno scampanio festoso. Egli lavorava. Improvvisamente, le sue dita abbandonarono il pennello divenutogli ad un tratto troppo pesante, la mano cascò inerte lungo il corpo, la fronte bianca si piegò sulla tela…

Faria era morto al suo cavalletto, come un soldato sul campo di battaglia.

(dalla Rivista Pathé, 15 dicembre 1912)

Candido Aragonese de Faria in Gallica Bibliothèque Numerique