Spettacoli cinematografici a Venezia

Una scena del film “Tutto a rovescio” della Deutsche Bioscope-Gesellschaft (1912)

Nel vasto giardino della Birreria « S. Chiara » fino a poco tempo fa veniva svolto ogni sera uno scelto spettacolo cinematografico, e benché le pellicole non avessero alcun carattere di novità e nonostante la località in cui è situata sia tutt’altro che centrale, un pubblico discretamente numeroso vi accorreva.

Col primo di agosto, non si sa per quale ragione, lo spettacolo cinematografico fu sostituito interamente con uno di « Varietà » il quale ha fatto disertare il pubblico in massa.

Io non voglio muover critica alcuna agli artisti che agiscono sul minuscolo palcoscenico della summenzionata Birreria, né intendo menomare o esaltare il loro discutibile valore artistico, solo mi accontenterò di riportare, a titolo di cronaca, un brano che la locale Difesa ha pubblicato nel suo N. 199, lasciando tutta la responsabilità dello scritto al giornale cittadino che, son certo, avrà avute speciali e serie ragioni per stigmatizzare sì vivamente e duramente lo spettacolo in questione. Ecco cosa dice:

« Alla Birreria S. Chiara — E mai entrata la questura nella Birreria suddetta, durante le ore del « Concerto » in cui, colla scusa di canti e suoni, la pornografia più sfacciata si manifesta in forme che la penna ricusa di ricordare?
Vada un po’ qualcuno degli incaricati a sorvegliare la morale, e poi… prenda una deliberazione, se pure non si vuole far credere che i turchi sono meno turchi di noi. »

E la miglior deliberazione che potrebbe prendere l’incaricato, e… l’impresa, sarebbe quella di ristabilire l’antico spettacolo cinematografico, più divertente, più istruttivo, (la « Difesa » aggiungerebbe: più morale), e, aggiungo io: più decoroso.

E non bisogna credere che la « Varietà » sia stata sostituita al Cinematografo, perché Venezia manchi di simili ritrovi.

Vi è, seaza parlare dell’Estivo teatro del Lido, il Ridotto, ove oltre ad uno spettacolo di « danze e suoni » di primo ordine, compilato a cura dei Sigg. Zulian e Mola, vengono presentate sempre nuove ed interessanti le pellicole della
Pathé Frères.

La novità (per Venezia) di un cinematografo all’aperto, aveva prodotto i suoi buoni frutti.

E molti gli davan la preferenza benché, nè al Cinema teatro « Massimo », né al « S. Marco », provveduti come sono di potenti ventilatori, l’aria sia mai venuta a mancare.

Altre novità per ora non posso riferire.

Se andate a chiederne al Cav. Luigi Roatto, che ne avrebbe, e molte, vi sentite dire che è a Trieste e ritornerà l’indomani. Se tornate l’indomani vi riferiscono che è ritornato, ma bensì di già ripartito. Ed è proprio così. Egli è « il moto perpetuo ».

Ed il Sig. Amerigo Roatto, fratello di lui, risponde alle vostre molteplici domande, con un sorriso che vorrebbe dire tante cose… ma che non vi spiega nulla. Ciò non ostante io so (benedette indiscrezioni!) che vi è il progetto di instituire un teatro di posa.

Ed il progetto è grandioso e geniale, e sortirà buon effetto certamente.

Il « S. Marco » l’elegante e centrale cinematografo continua intanto le sue rappresentazioni con programmi delle migliori case italiane ed estere, ed il « Massimo » continua ad attirare il pubblico con quelli del Pathé Frères di cui ha l’esclusività. Il « S. Giuliano » (Edison) che è poi il primo locale apertosi a Venezia, e che è andato man mano modificando le sue dimensioni, sino ed essere ora una sala discretamente spaziosa ed arieggiata, sì è reso popolare con i films delle migliori case torinesi fra i quali, quelle di Pasquali portano il primato pel numero e la varietà.

Emilio Pastori

Venezia, settembre 1912

(immagine e testo archivio in penombra)

I profughi a Milano

I profughi al Cinema Centrale e all'Apolo

Per tre volte gli espulsi dalla Turchia che sono ospiti di Milano si sono recati al CINEMA-CENTRALE gentilmente invitati dal Cav. Antonio Bonetti. La nostra fotografia rappresenta un gruppo di profughi che esce dal CINEMA CENTRALE per recarsi all’APOLLO, dopo avere assistito all’interessante spettacolo cinematografico.

AIl’APOLLO era preparato pei nostri connazionali un signorile « buffet », che li riunì simpaticamente intorno al Cav. Bonetti che faceva con squisita cortesia gli onori di casa. Al rinfresco offerto a tutti si aggiunsero speciali distribuzioni di dolci, di ventagli alle signore, e di bandierine ai numerosi bambini della colonia — tutti allegramente entusiasti della patria nuovamente conosciuta o riconosciuta.

Queste gite dei profughi per la città e le infinite dimostrazioni di cordiale simpatia che essi ricevono sono la più eloquente prova dei sentimenti di fratellanza che legano oggi tutti gli italiani.

A questi sentimenti sono stati ispirati i ricevimenti offerti al CINEMA-CENTRALE e all’APOLLO dove le accoglienze fatte ai profughi sono state così affabili e gentili che il Comitato « Pro espulsi » volle con speciale lettera esprimere i ringraziamenti a nome di tutti all’egregio Cav. A. Bonetti.

Dalle simpatiche riunioni abbiamo voluto conservare sulla fotografia che pubblichiamo un ricordo e una testimonianza che anche ai connazionali restituiti al nostro affetto dalle barbarie turche, riusciranno, speriamo, di particolare gradimento.

Per l’orientamento artistico

"L'amante dell'apache" dramma sensazionale in 3 atti di Fritz Berard (Cinema, Napoli, 25 giugno 1912)
“L’amante dell’apache” dramma sensazionale in 3 atti di Fritz Berard (Cinema, Napoli, 25 giugno 1912)

Napoli, 25 giugno 1912

La vita cinematografica che non di rado apporta della considerazioni tutt’altro che ottimistiche, per la constatazione dei metodi mal adatti al suo sviluppo artistico dal punto di vista ideativo che spesso non risponde alla tecnica sempre più progredente, offre alla volte, per opera dell’avanguardia dell’industria moderna, viva soddisfazione ed incita a bene auspicare.

La tendenza a riprodurre quasi esclusivamente episodi della vita moderna e con preferenza quelli che si svolgono nell’ambiente malsano e corrotto dei gaudenti d’alta o di bassa lega; di presentare tipi patologici per atavismo o per educazione, di far trascorrere sulla bianca tela scene di adulterio, di delitti per alcolismo o per volgare sfruttamento, di ogni sorta di umana degradazione o di violenta passionalità; questa tendenza, importata  d’oltre Alpe, travisa lo scopo della Cinematografia. Lo scopo viene travisato, e quindi la Cinematografia si rende per lo meno poco accetta alla parte intellettuale degli spettatori i quali, pur comprendendo la veridicità degli episodi psicopatologici, conclude che, augustamente, la vita moderna non è tutta color fosco e che riuscirebbe gradito osservare il marcio anche per trarne insegnamento, ma ad intervallo discreto se non si voglia restar nauseati. Per le masse il raziocinio è differente poiché esse si eccitano e si appassionano ai drammi a tinte rossastre, e la Cinematografia, che non deve essere sola speculazione, si rende colpevole di agevolare ininterrottamente le passionalità per lo anormale. Se il dramma moderno si produce alle masse ad intervallo esso può riuscire d’insegnamento e ancora in essa la reazione morale tanto fruttifera di bene, ma caso contrario si crea l’abitudine nella data osservazione che non solo non produce la reazione morale ma modella l’anima popolare a prave tendenze o la rende scettica. Il che è dannoso oltre ogni dire.

Il campo ove la Cinematografia possa attingere, come ben s’incamminava prima che il gusto esotico non avesse invaso l’Arte italiana, è ben vasto, nell’epoca moderna e nella storia. Sul panno bianco si riflettano le poderose manifestazioni del suolo nostro, nell’arte, nell’industria colossale, nelle opere di civiltà, nelle esplosioni di sentimento collettivo; si riflettano gli episodi di eroico ordine di oscuri eroi e di noti, della lotta per la vita economica o politica, della vita familiare pur così ricca di sentimento. Ed al passato si guardi riandando il periodo poetico del nostro Risorgimento politico ed intellettuale, nonché lo svolgersi della vita dei popoli. Che esso riacquisti vita con i suoi martiri dell’azione e del pensiero, con i suoi innovatori che spezzarono i ceppi teocratici o dispotici, ed aprirono al popolo la via della libertà o strapparono segreto alla natura creando quegli strumenti e quelle macchine primordiali che oggi resi giganti sono la base di tutta la moderna civiltà. Il passato si svolga coi suoi costumi, le sue audacie, le civili vittorie o gloriose disfatte.

La Casa Ambrosio di Torino, che gelosamente tiene al suo primato artistico e che considera la Cinematografia non solo quale diletto, bensì quale Arte d’indole morale ed istruttiva dallo sguardo ultrapotente e dalla forza risuscitatrice e ricostruttice, ha sentito che la tendenza attuale rappresenti la decadenza. Il Direttore Cav. Ambrosio, il quale intellettuale ed infaticabile ogni energia pone a che la Ditta sempre più si affermi, ha riunito in amichevole Assemblea quanto hanno relazioni d’interesse con la Ditta che nell’esposizione internazionale di Torino tenne alto il valore della Cinematografia italiana. Ampia ed acuta di autorevoli consigli, fu la discussione che si svolse sul quesito per cui la riunione era stata indetta: Se la Cinematografia dovesse continuare nella esplicazione da noi deplorata, ovvero ritornare a quella che la sua natura indica spaziantesi nel vasto orizzonte del passato e del presente, riguardante le multiformi manifestazioni fattive o distruttrici individuali, familiari, sociali.

Il parere unanime dell’Assemblea ha determinato che si debba ritornare sulla buona via.

La Casa Ambrosio che in Nerone ed in Nozze d’Oro ha raggiunta la perfezione della Cinematografia storica, che spesso ha riprodotto maestrevolmente gli episodi più tipici della vita Medioevale ed ha messa in azione la vita moderna con veradicità dei drammi e nelle commedie, colla deliberazione presa di continuare nell’antica tendenza, addita alla Cinematografia internazionale l’errore commesso ed inizia la rinascenza dell’Arte.

Noi ci auguriamo che le Ditte italiane; vogliano sempre seguire il deliberato della Casa Ambrosio, cui rivolgiamo una sentita parola di lode. In tal modo soltanto la Cinematografia riotterrà la simpatia della classe intellettuale, dedicherà ed istruirà le masse ed ascenderà ininterrottamente.
(Cinema)

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