Notizie varie – dicembre 1913

Isis Film, Genova
Logo Isis Film, Genova

Bilancio della Cinematografia

Hans Gostar nella importante rivista ebdomadaria tedesca Plutus che si occupa di borse e di finanze, pubblica un interessante studio sulla situazione economica della cinematografia nel 1913. Rileviamo a titolo di curiosità qualche cifra:

La totalità dei capitali investiti nel mondo nella industria cinematografica sono calcolati in più di 2 miliardi. Di questa somma 312 milioni, servono ad alimentare l’attività delle fabbriche europee e dell’America del Nord.

Il Gostar dà poi qualche notizia sul costo della produzione: a suo dire il prezzo della pellicola vergine varia tra i 25 ed i 50 centesimi a metro ed il positivo ha un valore materiale medio di 60 à 66 centesimi al metro ed il film colorato da 90 a 95 centesimi. Egli viene alla conclusione che un film ordinario dagli 800 ai 1200 metri costa in media un 25,000fr. Non escludendo che ve ne siano quelli speciali il cui costo superi di molto questa cifra.

Si stampano generalmente di ogni film, cento copie qualche volta 120 raramente di più, che si vendono in ragione di L. 1,25 a metro meno che non siano pellicole rappresentanti speciali soggetti, ceduti in monopolio, nel qual caso il prezzo cresce eccessivamente.

Questo in riassunto scrive il Gostar con un dettaglio di cifre, di induzioni di ragionamenti. Il lavoro è pregevole ed in linea generale esatto ed interessante naturalmente in linea generale, che, nella pratica molte cose variano ed alcune deduzioni e conteggi sono assolutamente imponderabili.

La pellicola cinematografica ininfiammabile

La nitrocellulosa continua ad avere tutta la sua importanza industriale, ma ha trovato un grande concorrente nell’acetato di cellulosa.

L’acetato di cellulosa è un corpo che brucia difficilmente e che si fonde bruciando: è solubile nel cloroformio e nell’acetone. La sua plasticità permette di farne come la celluloide, dei pettini, dei manici per coltello, dei pomi per ombrelli, ecc. Mescolandolo col fosfato trifenilico, si ottengono dei blocchi o dei fogli di materia sensibilmente ininfiammabile e se ne può fare delle vernici per metalli o per ali degli aeroplani.

Ma la principale applicazione del nuovo prodotto è costituita dalle film cinematografiche ininfiammabili, formula che si ricercava per due motivi: la moltiplicazione dei cinematografi in tutti i paesi, le gravi disgrazie cagionate dalle films in celluloide.

Per ottenere films in acetato di celluloide, la soluzione d’acetato in un dissolvente volatile è versata su delle superficie rotative, si lasciano asciugare, e poi si taglia in nastri di 35 millimetri di larghezza. Le più infiammabili, quando sono di buona qualità, hanno una resistenza dinamo-metrica uguale a quella del celluloide. Si allungano meno di queste ultime nei bagni fotografici e si restringono meno sotto l’azione del tempo: la fiamma le fa fondere: fermate davanti all’arco dell’apparecchio di proiezione non prendono fuoco e per conseguenza non sprigionano il gas come fa la celluloide quando brucia. Così il problema delle pellicole cinematografiche ininfiammabili è risolto.

Con atto rogato dal notaio Barletti si è costituita in Genova l’ISIS Società in Accomandita semplice per la produzione e il commercio di films cinematografici; con sede in Genova, Via Garibaldi n. 8. Direttore artistico: Giovanni Riva. Direttore tecnico: Arturo Barr. Amministratori Aurelio Costigliolo, Giuseppe Pitteri. D’imminente programmazione: Jack l’apache o I predatori della Senna.

Una nuova casa fabbricante di films sta per sorgere sulla Riviera di Levante, la quale avrà il nome di Riviera Film. ne saranno proprietari il signor Riccardo Caimmi, noto attore drammatico e capocomico, ed un valente metteur en scène.

Inaugurati a Torino due nuovi cinematografi: Cinema Ambrosio (18 dicembre); Trianon Cinema Teatro di Varietà (20 dicembre). Impresa Giuseppe Barattolo.

Filoteo Alberini racconta come fece debuttare Petrolini sullo schermo

Ettore Petrolini, primi del '900
Ettore Petrolini, primi del ‘900

Il 20 gennaio 2014 The Space Cinema Moderno di Roma compierà 100 anni. La storia di questa sala di cinema è legata al ricordo dell’eclettico pioniere Filoteo Alberini, un personaggio che ha meritato in diverse occasioni l’attenzione di questo sito. Questa volta si tratta di una storia (quasi) inedita e completamente dimenticata, dell’altrettanto inedita e dimenticata (senza il quasi) storia del cinema muto italiano.

Com’era la sala del cinema moderno 99 anni fa? Ce lo racconta lo stesso Alberini seduto ad un tavolino di un caffè sotto i portici dell’Esedra, nei primi anni ’30 del secolo scorso:

L’inaugurazione del cinema Moderno, per me è una data storica, il 20 gennaio 1904. Posso affermare, onestamente e senza tema di smentite, che tutta la popolazione romana accorse ad ammirare l’allora nuovo ritrovato della scienza: il Cinematografo. Il locale, certo di piccole proporzioni rispetto a quelli di oggi, consisteva in tre sale, quella di centro destinata all’ingresso, quella di sinistra a sala d’aspetto, quella di destra alla cabina delle macchine ed al piccolo laboratorio per la manipolazione delle pellicole di attualità. Dalla sala d’aspetto si accedeva a quella di proiezione. Questa misurava circa 20 metri di lunghezza e 6 di larghezza, di forma un po’ curva a somiglianza del porticato esterno. Il pubblico entrando aveva alla sua sinistra la parete su cui era piazzata la tela, o schermo che dir si voglia, ed in fondo, a destra, la cabina. I posti, semplici sedie, erano 180, ed una piccola zona con 20 poltroncine era riservata a quelli di prima categoria. La decorazione di tutte le sale era sobria, ma per quei tempi, anche elegante. Alle pareti quadri dello scienziato italiano Della Porta, dei francesi Daguerre e Niepce, dell’americano Edison. Nella sala d’ingresso una piccola predella sulla quale un’orchestrina distraeva il pubblico durante l’attesa.

Il locale veniva aperto al pubblico alle due del pomeriggio per chiudersi a mezzanotte inoltrata. Lo spettacolo si componeva generalmente di una pellicola a svolgimento drammatico o fantastico, di una breve visione documentaria e di una scena comica. Il tutto durava circa trenta minuti: in complesso oltre venti rappresentazioni al giorno! L’eco del successo si trasmisse rapidamente nei punti più eccentrici della città. La ressa del pubblico non era limitata solo nell’interno, ma il portico ne era letteralmente stipato. Benchè un servizio di pubblica sicurezza regolasse l’afflusso, quasi tutti i giorni si registrava qualche battibecco e qualche contusione… però nulla di grave.

Nella realizzazione di quello che allora era il mio sogno, avevo voluto considerare il cinematografo sotto tutti gli aspetti, e compresi che sarebbe divenuto un potente ausilio nella scuola, mezzo efficace per la conoscenza e la storia di tutti i paesi del mondo. Fin d’allora si potevano leggere nel mio locale queste massime: “come il tramvai è la carrozza di tutti, il cinematografo è il teatro di tutti”. Sin da quel tempo ciò si dimostrò vero: tutte le categorie sociali assistevano alle rappresentazioni con minima spesa divertendosi un mondo ed in perfetta comunità. Non per nulla un altro cartello diceva: “Il cinematografo è la scuola e l’educazione dell’avvenire”. L’avvenire, in fondo, mi ha dato ragione; ma purtroppo non sempre.

Una delle priorità di Alberini era trovare qualche novità per sorprendere ed attirare il pubblico, e fu così che al Cinema Moderno arrivò il cinema sonoro (forse ispirato al successo del Phono-Cinéma-Théâtre, ma questa è una idea tutta mia):

L’esperimento avvenne a Roma, sempre nel 1904. In un locale oggi scomparso, all’angolo di Santa Maria Maggiore con via Merulana, e cioè all’Arena Italia, dove era stato innalzato all’ombra di un grande pino un piccolo palcoscenico. Fu lì che Ettore Petrolini cantò alcune canzoni del tempo, mentre la macchina da presa e un grammofono riprendevano, contemporaneamente, l’una le mosse, l’altro la voce. Petrolini fu allora compensato con duecento lire e qualche giorno dopo il pubblico l’ammirò sullo schermo del Cinema Moderno, dove per l’occasione erano stati tesi vari fili elettrici, ben visibili quanto inutili, finte pile e condensatori, il tutto per impressionare il buon pubblico della nuova sensazionale invenzione.

Non è la prima volta che sento parlare di questo palcoscenico dell’Arena Italia, teatro di posa dei primi film di Alberini… Andiamo indietro nel tempo fino al 1914. Il nostro testimone è rientrato in redazione per scrivere il pezzo sulla prima visione a Barcellona (Spagna) di Histoire d’un Pierrot, produzione Celio, messa in scena di Mario Caserini, interpreti Francesca Bertini, Leda Gys, Emilio Ghione:

Ricordo che più o meno dieci anni fa, il mio carissimo amico il cav. Alberini cui nessuno può togliere il vanto di essere stato il papà (ahi, quanto prolifico!) dell’industria cinematografica italiana, volle riprodurre in film l’Histoire d’un Pierrot. In Italia non v’era ancora nessun teatro di posa: solo in Roma, fuori Porta San Giovanni, si stava costruendo per conto dell’Alberini quel primo teatro che fu poi… la culla della Cines.

Dove eseguire la cinematografia? … Incontro all’antica basilica di S. Maria Maggiore v’era una specie di caffè-concerto all’aperto; un largo spiazzo, poche fratte di mortella all’ingiro, qualche alberello rachitico… e, nel fondo, il palcoscenico dalla pittura scolorata e un vecchio pianoforte avvezzo alle intemperie… Fu là che il cav. Alberini portò la sua macchina da presa e che venne eseguito il primo negativo della Histoire d’un Pierrot. Vi era anche Mario Caserini; Pierrot era Bianca Visconti, Pochinet Mario Caserini.

Ma il negativo non venne mai pubblicato… Si era pensato che sarebbe stato facile regolarsi con i diritti d’autore, ma invece… (ricorda, comm. Re Riccardi?) la richiesta fu troppo gravosa per allora che il cinematografo era ai sui primi passi (che buoni garretti ha ora, eh?…) e il negativo venne sepolto nel fondo di un armadio.

Peccato… Su questa versione di l’Histoire d’un Pierrot, primo film della ditta Alberini & Santoni ho scritto tanto tempo fa… nel 2008. Adesso la domanda è: che fine ha fatto il film “sonoro” interpretato da Ettore Petrolini? Quanti film sono stati girati sul palcoscenico dell’Arena Italia?

La prima multisala di Roma è del 1914

Modernissimo
Locandina dell’inaugurazione della multisala Modernissimo (frammento)

Roma, novembre 1914. Inaugurazione del cinema Modernissimo.

Si tratta di un locale centralissimo, assai vasto, decorato ed illuminato con vero sfarzo. Costruito appositamente per gli spettacoli cinematografici, è fornito di due sale gemelle, ciascuna delle quali è capace di circa mille posti a sedere, proporzionatamente ripartiti tra la platea, i palchi e la galleria.

L’orchestra, posta in una specie di cassa armonica, che trovasi tra le due sale, accompagna le proiezioni che in queste si vanno svolgendo simultaneamente.

La Società Romana di Pubblici Spettacoli, che ne ha assunta la gestione, affidandone la Direzione a Bixio Alberini, nipote del Cav. Filoteo Alberini del Cinema Moderno, ha offerto, quale spettacolo d’inaugurazione, il San Marco dell’Ambrosio. Questa film – alla buona riuscita della quale hanno gentilmente concorso, sia il Municipio di Venezia che le Gallerie, i Musei e gl’istituti dello Stato – è destinata certamente, sopratutto per la sua verità storica, a costituire, ovunque si proietti, un avvenimento di non comune valore artistico.

L’Ambrosio può bene a diritto vantare di aver compiuta un’opera vera d’arte. Essa, difatti, nel San Marco, ha voluto dare al mondo la visione intera delle bellezze di Venezia, di quella che Byron definì “il sollievo dei tumulti dell’anima” e Carducci “la religione del cuore” cogliendola nel tempo del suo massimo splendore, allorquando il leone di S. Marco sventolava glorioso sulle spiagge dell’Oriente.

Il San Marco ha avuto la virtù, non certo trascurabile, di tenere, per più giorni di seguito ed a tutto esaurito, lo schermo di questo nuovo cinema, al quale ben si confà l’appellativo di superlativamente moderno.