Presentazione della fotografia animata a Torino

 

Repas de bébé (Lumière 1895)
Repas de bébé (Lumière 1895)

Torino, 13 novembre 1896. Il Cinematografo Lumière, che ammiriamo attualmente a Torino, trae le sue origini, come tutti i confratelli di nome consimile, dall’antico zootropio e dal praesinoscopio che tutti ricordiamo, perché formarono la delizia dei nostri giovani anni; era quello un semplice giocattolo più o meno imperfetto.

Una scatola circolare a forma di roulette, girante su di un perno, metteva in movimento una striscia di carta, sulla quale era rozzamente disegnata e dipinta una figura nei vari atteggiamenti di una determinata azione; era, o un saltimbanco che faceva il salto mortale, o la cuoca che macinava il caffè, o la vecchia che batteva le parti più rotonde di un bambino. Guardando queste immagini di varie pose, e giranti, attraverso una fessura, si aveva l’illusione di un vero e proprio movimento della persona raffigurata. Questo semplice meccanismo che meravigliava le menti infantili, era basato sulla legge ottica della persistenza, per quanto brevissima, di un’immagine nella retina.

Il Cinematografo ed i suoi confratelli non sono, adunque, una scoperta recente, ma soltanto una sapiente applicazione di un principio conosciuto, col mezzo della fotografia, della luce, della meccanica. Alla rozza immagine del zootropio è sostituita la fotografia le cui impressioni, mercé le lenti, si ingrandisce, si ingrandiscono come nella lanterna magica, a volontà. Alla modesta lucornetta a pretrolio si è sostituita la vibrantissima luce elettrica, e al debole movimento del perno girante si è sostituito un meccanismo rapidissimo.

Grazie alla gentilezza del signor Calcina, rappresentante della Casa Lumière, e di un giovane operatore inviato dalla Casa stessa, abbiamo potuto esaminare da vicino l’apparecchio, che non tenteremo di descrivere tecnicamente, ma che in fondo è molto semplice.

Immaginate una scatola simile ad una macchina fotografica comune, ma senza il cosiddetto soffietto. L’obiettivo si apre e si chiude mercé un disco girante munito di aperture le quali passano con una misurata rapidità davanti all’obiettivo medesimo, soffermandosi un istante. Questo istante è perfettamente uguale a quello impiegato per ottenere una istantanea, e cioè è della durata infinitesimale di una cinquantesima parte di minuto secondo.

Sull’obiettivo si dirige un fascio intensissimo di luce elettrica, lampada ad arco, luce che, attraverso l’obiettivo, va ad irradiare uno schermo di tela bianca finissima sul quale noi vediamo ingrandite le immagini fotografiche.

Queste sono impresse su di una pellicola leggerissima, attaccata ad un nastro lungo 15 e più metri e largo tre centimetri. Il nastro è di collodio ed è trasparentissimo. Le piccole fotografie istantanee sul nastro sono collocate l’una dopo l’altra in senso perpendicolare, alla distanza fra di loro di tre millimetri. Esse sono fatte con lo stesso apparecchio e costituiscono così una serie di fotografie rapidissime e successive di una scena od azione.

I nostri movimenti, per quanto siano rapidi e continuativi, sono colti, si può dire, in ogni loro grado dalla velocissima macchina, la quale per un’azione della durata di un minuto fa progressivamente 900 immagini fotografiche.

È chiaro, a dunque, che il nastro di tutte queste fotografie successive, passando per perpendicolarmente fra il fascio di luce elettrica e l’obiettivo, riproduca sullo schermo, per trasparenza, le fotografie medesime. Ma è necessario che ogni fotografia si soffermi un istante (che è un cinquantesimo di secondo), ed in ciò sta il segreto o le legge ottica dell’affetto, ed in ciò sta pure il pregio del Cinematografo Lumière, il cui meccanismo, mosso da una semplice manovella, è perfetto.

Ed è per questa proiezione di immagini che passano sullo schermo bianco con la stessa successione è rapidità con cui furono fissate sulla pellicola fotografica, che possiamo rivedere come fosse vivo un momento già divorato dal tempo. La fotografia lo ha analizzato è perpetuato, l’occhio nostro mercé il Cinematografo, ce lo ripete sinterizzato.

Dopo ciò, non è forse prevedibile che le biblioteche storiche dell’avvenire, più che di volumi, si comporranno di fasci e gomitoli, e rocchetti di nastri cinematografici e di fonogrammi?

Questo può sembrare un paradosso, ma coloro che non conobbero né la fotografia, né l’elettricità, né la moltiplicazione del moto, non avrebbero forse trovata paradossale l’idea di questo stesso Cinematografo?

G. Ferrari
(La Stampa)

Scenes at Balmoral 23 November 1896

The exhibition of the views al Windsor Castle was held in the Red Drawing Room, in the doorway of which, communicating with the Green Drawing Room (most thoughtfully placed at Mr Downey’s disposal) a raised platform and the necessary screen had been erected. Her Majesty was accompanied by Her Royal and Imperial Highness the Duchess of Saxe-Coburg and Gotha, their Royal Highnesses the Duke and Duchess of Connaught and their children, H.R.H. Princess Christian, and H.R.H. Princess Henry of Battemberg with her children. Some forty of fifty of the ladies and gentlemen of the Royal Household were very graciously permitted to be present. The Queen was seated in an armchair with a small table near her, holding her opera-glass. On her Majesty’s right hand was the Duchess of Saxe-Coburg, the Princess Henry of Battemberg being on the left. The Duke of Connaught sat immediately behind the Queen.

Her Majesty was delighted with the animated photographs, and sent to know if it were possible to repeat the views, but upon it being explained that a repetition would necessitate a certain amount of preparation, was pleased to withdraw her request.

Before leaving the Red Drawing Room, her Majesty despatched Lord Edward Pelham Clinton to summon Mr Downey to her presence, and in very gracious terms expressed her great satisfaction with the entertainment provided by him.

After her Majesty’s departure. some of the young Royal children came behind the screen and displayed much curiosity as to the working of the views and the lighting of the same by electric light, and oxy-hydrogen.
(Lady’s Pictorial, 5 December 1896)

More on this event: Who’s Who of Victorian Cinema – Victoria Queen of Great Britain
The Beginnings of The Cinema in England 1894-1901 – Volume 1 1894-1896, John Barnes, University of Exeter Press 1998.