Tra i pionieri romani

Sala Olympia, Roma 1901 c.

Roma, Marzo 1935

Evidentemente non può avere il diritto di parlare a questo riguardo chi non abbia almeno sei o sette lustri di carriera cinematografica… Naturalmente chi da tanto tempo si interessa alle cose di Cinelandia non può essere giovane assai… Così è, ed io coraggiosamente denunzio la mia età entrando nell’arango e chiedendo la parola.

Premetto che non tutte le cose che racconto le ho viste personalmente, ma per tutte potrei dare prove inconfutabili.

Poichè il cinematografo è stato inventato nel 1895 dai fratelli Lumière, per parlare dei « veri pionieri » del cinematografo stesso, bisogna parlare di cose e di persone del diciannovesimo secolo.

A Roma la prima sala di proiezioni cinematografiche pubbliche a pagamento fu aperta in via del Mortaro, nei locali ora adibiti a magazzino di ferramenta, sottostanti a quelli nei quali esisteva lo studio fotografico « Le Lieure ».

E fu appunto nel marzo del 1896 che Madame Le Lieure invitò i fratelli, Lumière a Roma. Essi vennero, e con loro vennero i tecnici e portarono la prima meravigliosa macchina che serviva da « macchina da presa » e, cambiando l’obbiettivo, ed escludendo la camera oscura, serviva anche da macchina da proiezione; ed infine… serviva anche da « macchina da stampa »!… Una meraviglia, certamente.

Fu proprio nel marzo del 1896 che a via del Mortaro gli operatori al seguito dei Signori Lumière si trovarono imbarazzati non disponendo di un arco capace di reggere una corrente a 40 Ampère: (corrente alternata).

Venne chiamato l’elettricista di Madame Le Lieure in aiuto; questi era Umberto Federici.

Dopo pochi mesi Madame Le Lieure acquistò una macchina Lumière cinematografica, i francesi andaron via e da quel tempo Umberto Federici divenne il papà del cinematografo, come ancora oggi « noi vecchi » compreso il commendator Filoteo Alberini (che mi perdonerà di classificarlo fra i vecchi) chiamiamo il modesto « Umberto » che è stato poi il « maestro » di molti « vecchi operatori romani » da Michele Gargiulo, al Commendator Filippo Schlösser ad Arturo Cristofari ecc. ecc. sebbene questi « allievi » abbiano cominciata la loro carriera in questo secolo!

Umberto Federici nato a Roma nel 1869 dopo i primi anni passati in una officina litografica, divenne elettricista e fotografo, appunto nello studio Le Lieure e nel 1896 divenne cinematografista.

Certamente in quei tempi le funzioni di operatore elettricista fotografo operatore di presa operatore di proiezione tecnico della stampa cinematografica ecc. ecc. erano molto meno distinte le une delle altre di quanto non lo siano oggi.

Erano poi sempre confuse con quelle di concessionario noleggiatore esercente agente e via dicendo.

Tanta somma di funzioni riunivano quei « pionieri ».

Fra essi Filoteo Alberini inoltre era anche inventore.

Appunto nel 1899 a Firenze egli volle pubblicamente sperimentare il suo « cinesigrafo », ingegnoso meccanismo di proiezioni cinematografiche.

Anche nel 1896, a Roma, alla « vecchia » Olympia, in via in Lucina dopo lo spettacolo di varietà si proiettavano film cinematografici. Operatore: Umberto Federici. La vecchia Olympia era sull’area dove ora esiste il palazzo della Sede di Roma della Banca d’Italia. E nel 1901 seguiva il Salone Margherita, che per molti anni chiuse il suo spettacolo di varietà con l’ultimo numero costituito dal cinematografo Lumière: operatore Umberto Federici, poi il commendator Schlösser.

Allora l’operatore era anche tenuto a pronunciare con voce stentorea, dalla cabina, il titolo del film. Non si conoscevano neppure le didascalie!

Tanto per la verità; perché si parla di Sala Iride, di Alberini, di Topi, di Felicetti, di Schlösser, ecc. ecc., è giusto ricordare Via del Mortaro, Madame Le Lieure e Umberto Federici.

Armando Tinelli

Cinematografo Lumière a Roma, Domenica 8 marzo 1896

Cinematografo Lumière a Roma, 8 marzo 1896
Il Messaggero, Domenica 8 Marzo 1896

CINEMATOGRAFO (La fotografia animata) Oggi inaugurazione via del Mortaro n. 17 (Il Messaggero, Domenica 8 Marzo 1896).

La grande scoperta del secolo

Sappiamo che i signori fratelli Lumière daranno a Roma un corso di rappresentazioni di uno spettacolo straordinario che Parigi, Londra, Bruxelles, possiedono da qualche giorno, e che ottiene un enorme successo. Si tratta della loro meravigliosa invenzione, il cinematografo il quale sarà installato nella via del Mortaro 17, nei locali del conosciutissimo fotografo cav. Le Lieure.

Ai nostri lettori non mancheranno le notizie dettagliate e sull’apparecchio e sul modo di funzionamento. Ci basta per ora dichiarare che il cinematografo non si contenta di riprodurre le scene le più variate alla grandezza naturale, ma, cosa meravigliosa, ne da il movimento. Così si assiste nei minimi dettagli al via vai d’una strada intera che la proiezione rende visibile in tutta la sua realtà; altre scene ancora, come l’arrivo di un treno in stazione, l’uscita di un’officina ecc., sfilano davanti allo spettatore meravigliato.

Tutta Roma accorrerà a questo spettacolo nuovissimo per l’Italia e di cui i nostri lettori saranno informati dopo la seduta d’inaugurazione.

Fra pochi giorni questo sito compierà 10 anni online. Questo è il mio regalo per voi, cari lettori, nella speranza di riuscire a cambiare qualcosa in questa “immobile” storia dell’immagine in movimento.
Con affetto,
Teresa 

Le spectacle le plus extraordinaire qu’on puisse voir

Jules Claretie
Jules Claretie (foto Nadar, Gallica – BnF)

Paris, 13 février 1896.

Ces images, que nous ne laissons même pas après nous, ne seront-elles pas, un jour, fixées, dans leur mouvement habituel, par ces photographies animées qu’on nous montre, dans un sous-sol du Grand Café, boulevard des Capucines, et qui sont bien le spectacle le plus extraordinaire qu’on puisse voir? Nous étions là, vendredi dernier, devant les scènes animées du cinématographe, M. Sardou, M. Sorel, M. de Vogüé, le docteur Guyon, et cette transposition de la vie, ce transfert d’êtres allant, venant, respirant, si je puis dire, sur une toile, comme dans la rue, nous comblaient d’étonnement.

On se demande ce qu’on pourra, en art, au théâtre, par exemple, réaliser avec ces photographies agissantes, ambulantes. C’est la réalité même. Des baigneurs se jettent dans la mer, la vague déferle, se brise en paquets d’écume. Un train arrive sur une voie ferrée; les voyageurs en descendent, s’étirant visiblement las; d’autres accourent, ouvrent les portières, montent dans les wagons. Les conducteur les éperonne, les pousse. Une rue de Lyon, avec ses fiacres, ses passants, ses chevaux, ses tramways, nous donne l’illusion d’un voyage. L’arrivée d’un bateau-mouche à une station sur la Saône, donne l’aspect grouillant de passagers pressés, se précipitant sur la passerelle, dans toute la hâle trépidante de la poussée moderne. Ils sont là, saisis sur le vif avec leurs tics et leurs coutumières allures. Il en est qui fument et leur cigare jette à l’air son petit nuage. Visiblement, c’est la vie, la vie de tous les jours, scrupuleusement notée par un instrument qui, avec ses huit cent cinquante instantanés, nous rend, par la rotation, les mouvements (un peu saccadés) de ce microcosme.

Chose curieuse, lorsque la scène est composée, lorsqu’on nous montre, par exemple, deux amis se querellant à propos d’un article de journal, ou un gamin posant le pied sur le tuyau d’arrosage d’un jardinier, la sensation de vérité absolue, de réalité stricte disparait. Il faut à ces photographies animées l’instantané pris sur la vie sans pose. Au moindre apprêt, adieu l’illusion!

— C’est là tout le théâtre, nous disait Sardou. Il faut qu’on y oublie qu’on est au théâtre!

Et nous nous demandions ce que sera le théâtre, précisément, lorsque ces images qu’on nous présente à l’état de fusains animés pourront être polychromes, lorsque les personnages de ces photographies vivantes seront tels que nous les coudoyons, avec la couleur de leurs vêtements et de leur épiderme, lorsqu’il sera possible à un Detaille de nous montrer une bataille d’Iéna animée, lorsqu’en même temps on pourra, par le phonographe perfectionné, rendre le son même de la voix, lorsque tels drames, tels opéras pourront être transportés par ballots, avec leurs premiers rôles et leurs gestes, leurs figurants et leurs mouvements de foules, leurs décors, leurs musiques, leurs chœurs. En vérité, il n’est qu’un désagrément dans la mort, pour ceux qui, comme l’Angély, vivent par curiosité, c’est que nous entrons en plein dans le miracle scientifique et que plus nous irons, plus il sera curieux de vivre.

Maintenant, la curiosité satisfaite donne-t-elle le bonheur? Et ce merveilleux cinématographe, qui nous rend les spectres des vivants, nous donnera-t-il, en nous permettant d’en conserver le fantôme et les gestes, et le son de voix même, la douceur et les caresses des chers êtres disparus? Ce sont là d’autres questions. Je note simplement le spectacle entrevu et stupéfiant. Nous petits-neveux en verront bien d’autres! Et qu’ils d’étonneront de nos étonnements!

Jules Claretie
(Le Temps, La Vie à Paris)