MARZO 1914
La compagnia Borelli Gandusio torna a Milano
La bella avventura, commedia in 3 atti di R. De Flers e G. Caivallet, Milano Teatro Manzoni 10 marzo 1914.
“la Borelli — che fu, se ben ricordiamo, la prima deliziosa Miguette, la prima veramente e meritatamente fortunata commedia dei due pregiatissimi autori — fu una squisita Elena di Treville: e nel secondo atto, sopratutto, conferì un’illusione d’ingenua verità ad una lunga scena d’amore accortamente contenuta, ma non così rigidamente sorvegliata da non lasciare qualche spiraglio alla sua grazia un po’ morbida ed avvolgente.”
(La scena di prosa, 14 marzo 1914)
Il Barone Alfa…
Retaggio d’odio al Teatro Cines
“Ci giunge ancora in tutta la sua interezza la eco sonora del plauso che accompagnò lo splendido romanzo cinematografico del Barone Alfa a Parigi ed a Londra ed a Berlino.
Mercoledì il Teatro Cines proietterà questo vero capolavoro d’arte e di sentimento, messo in scena con sfarzo, cura e perfetta ricostruzione d’ambiente dalla Cines, e crediamo che il grande pubblico romano e la critica serena saprà unire la sua voce al coro presente di applausi che ha unito a Parigi e a Londra i nomi di Maria Carmi, Pina Menichelli, della Cines e del barone Alfa, il geniale ideatore di un grande romanzo cinematografico, fatto di sentimento, amore e passione, che si avvicendano su splendidi fondi scenici e drammatici.”
(Il Giornale d’Italia, 24 marzo)
APRILE 1914
Lyda Borelli, Nino Oxilia, successi, insuccessi…
Al Teatro Manzoni
“Varie commedie: Petite Madame, Avventura di viaggio, Bella avventura, Braccialetto, il Successo di A. Testoni: Lyda Borelli ebbe un successo personale… nel Successo, successo di curiosità e di ammirazione per le sue toilettes: veramente la complicatissima veste verde e nera del primo atto era di un buon gusto assai discutibile; ma quella bianco e argento, da sera, del secondo, era squisita (sopratutto perché… svestiva ammirevolmente la titolare), e discussa ed ammirata fu la parrucca azzurro-nera che copriva i suoi capelli biondi e che rispondeva colle calze di uguale colore, che spiccavano, in un ampia spaccatura del vestito bianco, sopra scarpette bianche: Lyda Borelli era affascinatissima.
(…)
mercoledì primo aprile, La donna allo specchio di Nino Oxilia. Il pubblico, ammonito dal precedente insuccesso torinese, non è accorso numeroso a questa novità; ma quello che c’era ha confermato il giudizio di Torino.
(…)
Ieri sera, ancora La bella avventura, e stasera Lyda Borelli si farà giudicare nella Principessa di Bagdad che, in altri tempi, ebbe due interpreti magnifiche: Eleonora Duse, e un’altra attrice, che non ebbe la fortuna pari al suo valore, Emilia Aliprandi Pieri. Lunedì sera, serata d’onore di Lyda Borelli con Trilogia di Dorina e Salome.”
(La scena di prosa, 4 aprile 1914)
La donna allo specchio di Oxilia, novità a Milano
Il torbido dramma della protagonista del Ladro del Bernstein ci torna alla mente ripensando alla commedia di Nino Oxilia: La donna allo specchio che il pubblico del nostro Manzoni ha accolta con giusta severità, la sola sera che essa ha tenuto il cartello. Il confronto non ci è dettato dal pessimo gusto del cercare le ispirazioni che potrebbero aver indotto il giovane autore alla sua nuova fatica. Forse all’ Oxilia parrà strano il richiamo. E’ così lontana infatti la semplice anima di Maria Luciani dalla tormentosa psicologia della eroina del Ladro. La piccola cortigiana della La donna allo specchio dovrebbe farci pensare invece, a una sua illustre antenata, Margherita Gautier, non fosse altro che per il sacrifìcio, che ella compie sull’altare di un amore povero, del suo lusso e del suo sfarzo! Maria è però una nipote degenere che, a meta strada, deludendo la nostra benevole aspettazione romantica, vince ogni scrupolo e, più che mai florida e bella, torna alla ricchezza e alla eleganza, ma sacrificando anche questa volta un lusso: l’amore!
Ecco: nella creatura che Oxilia ha ritratto, non rivive la dolorosa e fiera anima di Margherita e non freme la sfrenata passione dell’eroina del Bernstein. L’autore ha cercato una formula nuova e non l’ha trovata: una specie di combinazione chimica fra gli elementi del romanticismo dumasiano e quelli di un verismo sfrontato e sbarazzino, mascherato da un cinismo troppo superficiale per esser siecero e incisivo.
I contorni delle due figure principali della commedia si perdono nella non facile ricerca di questa formula.
Anche nel ritrarre il personaggio di Gino (il giovane povero che vive con Maria il breve romanzo di amore per cedere, infine, l’amante a un vecchio protettore che potrà ridonarle l’agiatezza della quale la sua frivola animuccia ha bisogno) l’Oxilia non riesce a osservare un carattere con continuità e con sicurezza di luci e di ombre.
Nel contrasto drammatico, dunque, mentre non ha convincente risalto l’elemento passionale, non trova efficace evidenza rappresentativa il dibattito realistico che induce Maria alla facile ricchezza.
E pur sembrava che ella (come la protagonista del Ladro!) spiasse con trepida angoscia nello specchio il riflesso della sua bellezza disadorna per il timore bi non apparire abbastanza seducente all’amante! (Il teatro illustrato, 1-15 aprile 1914)

Il trionfale successo di Lyda Borelli nella Donna nuda, al Teatro Cines
“Fiumane di spettatori hanno ieri varcato il sontuoso atrio del Teatro Cines per recarsi ad assistere alla grande attesa première della Donna nuda la finissima commedia di Henry Bataille, in cui si annunciava l’interpretazione sublime di Lyda Borelli. Per quanto fosse stato aumentato il numero dei posti, per quanto molti spettatori si rassegnassero a voler rimanere in piedi, pur non ostante molti cittadini dovettero rassegnarsi e tornarsene via coartati dal fatidico: Tutto esaurito! Affisso innanzi al botteghino.
Un elogio va anche dato incondizionalmente al bravo e valente maestro Peroni per il modo sagace intelligente col quale ha saputo sincronizzare il commento orchestrale che accompagna la bellissima film.”
(Il Messaggero, 14 aprile 1914)
“Teatro Manzoni — La settimana di Pasqua ha veduto il cambiamento di compagnia su questo palcoscenico. Ma, prima di emigrare sulle più fruttifere, in questa stagione, tavole dell’Olimpia, la compagnia Gandusio-Borelli-Piperno ci ha allestito un’altra novità, quel Volere, di Guiches che già de Sanctis aveva portato altrove all’insuccesso. Questa commedia fu uno degli ultimi errori di Jules Claretie: accettata alla Comèdie Française, e quivi mediocremente applaudita, sembra lo sforzo di un autore che tenta dì non capir più niente, da sé stesso, di quanto scrive. Figuratevi, se il pubblico ha capito qualcosa! Ha riso dì ogni battuta drammatica, ed, alla fine, stanco anche della burletta, ha protestato con giusta violenza. Un altro lavoro, non altrettanto fresco, ma, forse, altrettanto nuovo per il pubblico, è stato la Principessa di Bagdad, di Dumas, che, Lyda Borelli, sotto la sapiente guida di Flavio Andò, ha esumata. Flavio Andò è stato, infatti, interprete sommo di questa farraginosa commedia, a fianco di Eleonora Duse. Lyda Borelli ha dato tutta la sua intelligente cura alla eroina, ed ha, una volta di più, dimostrato le sue qualità di appassionata e studiosa attrice, ma il pubblico, solamente curioso, non ha mai preso parte viva all’azione, ed è rimasto piuttosto freddo. La commedia, manca di quella vitalità che abolisce l’errore del tempo: vi si sentono troppo gravi i difetti della maniera, di un meccanismo artificioso che non sostiene alcuna umanità, né alcuna visione d’arte. Perciò, l’esumazione ha avuto soltanto un valore storico.
Per serata d’onore, Lyda Borelli ha scelto Salome di Oscar Wilde, una delle sue interpretazioni più suggestive e che, giustamente, essa ama e ripete ad ogni stagione; e La trilogia di Dorina, la squisita commedia di Gerolamo Rovetta, che le nostre compagnie sembrano dimenticare. Il pubblico è accorso in folla (tutto esaurito) ed ha tributato, alla valorosa attrice, tutto l’entusiasmo e tutta l’ammirazione ch’ella ha saputo, giustamente, meritarsi. Le doti singolarissime di questa giovane artista sono andate, in pochi anni, raffinandosi e rivelandosi: un paziente studio, ed una ostinata volontà, hanno fatto, di Lyda Borelli, l’attrice ch’era costume chiamare la Bellissima, un’attrice che ora si dovrebbe chiamare la Bravissima, E’, infatti, una delle poche nostre che sappiano portare nella scena una nota di signorile eleganza, e che abbiano dello stile. Padrona, sempre, di sé stessa e delle sue espressioni, ella recita assai più di riflessione che di istinto: perciò sa conservare la linea, senza abbandonarsi alla propria passionalità con pericolo, spesso, di perdere la sobrietà. Lyda Borelli, artista duttile e rappresentativa, è quella che porta sui palcoscenici italiani un po’ della recitazione francese, correggendo, cioè, il comune difetto della scuola italiana che è, quasi sempre, di strafare. Lyda Borelli, però, dovrebbe recitare maggiormente in costume. Perché non lo fa, poiché è una delle poche capaci? Ci aveva promesso una edizione di Monna Vanna. Non ha mantenuta la promessa. E perché non pensa alla Fiaccola sotto il moggio ?
La stagione di quaresima, al Manzoni, si è chiusa con Petite Madame, e La bella avventura, i due successi più legittimi, e duraturi, a somme fatte. E la biondissima Lyda ha ceduto il posto a Ermete Novelli.”
(La scena di prosa, 18 aprile 1914)