
Lorenzo Ventavoli, la Film Commission Torino Piemonte, l’Associazione Museo Nazionale del Cinema e l’Associazione Piemonte Movie aderiscono all’iniziativa promossa dal Comitato Innamorati della Cultura e partecipano alla giornata di eventi e iniziative del 14 febbraio con una proiezione straordinaria “dopo mezzanotte”, ad ingresso libero, presso il Cinema Romano alla Galleria Subalpina di Torino.
Nel corso della manifestazione si proietterà il documentario Occhi che videro (I Cammelli-Museo nazionale del Cinema di Torino 1989) di Daniele Segre, un bellissimo ritratto della fondatrice del Museo del Cinema di Torino, adesso Museo Nazionale del Cinema – Fondazione Maria Adriana Prolo.
Maria Adriana Prolo nasce nel maggio 1908 a Romagnano Sesia (Novara), molto giovane, si laurea in storia e letteratura preso la facoltà di Magistero a Torino, e incomincia a lavorare presso la Biblioteca Reale della capitale piemontese. Il suo amico e coetaneo, Carlo Dionisotti, la ricorda così:
“Suppongo che nella Biblioteca Reale Maria Adriana fosse assunta per la sua precoce abilità nello studio di oscuri episodi e personaggi della storia piemontese e sabauda fra Sei e Settecento e nell’uso delle fonti, in biblioteche ed archivi. Di questa notevole abilità fanno prova le prime pubblicazioni sue a me note: Le pretese sabaude e francesi al principato de Neuchatel e Valengin (sec. XVII) nella rivista Fert del 1930, e L’Economato in Valsesia nei rapporti di Vittorio Amedeo II con Clemente XI (1707-1712) nella Biblioteca della Società Storica Subalpina del 1931. Ma è certo che il compito suo nella Biblioteca Reale fu di collaborare a una storia della dinastia sabauda, che il direttore della biblioteca aveva intrapreso. Direttore era il generale Nicola Brancaccio, principe di Ruffano, autorevole studioso di storia militare. La storia che da ultimo aveva ideato e avviato era d’altro genere, come risulta dal titolo stesso del volume apparso nel 1930: Dal nido savoiardo al trono d’Italia. Vita, ritratti e politica dei Savoia dall’anno 1000 al 1870. Al titolo bisogna aggiungere che si tratta di un volume di circa 300 pagine, in folio, con più di 400 illustrazioni. Era un volume riservato a pochi lettori: costava 400 lire, metà dello stipendio mensile di un insegnante si scuola media. La collaborazione di Maria Adriana fu tale che sul frontespizio apparvero congiunti i nomi del Brancaccio e di lei”.
I suoi scritti legati alla storia del Risorgimento pubblicate su alcune testate specialistiche le valgono il Premio di perfezionamento Principi di Piemonte grazie al quale parte per Londra, con lo scopo di studiare i fondi documentari sulla Storia del Risorgimento conservati al Public Record Office. L’interesse, e a questo punto direi, la curiosità di Maria Adriana Prolo, non si ferma alla storia politica e risorgimentale e porta avanti altri studi letterari a poetici sul Piemonte ed il territorio italiano di Nizza. Un saggio sulla cultura nizzarda, compresso in una grossa miscellanea dell’Istituto di Studi Liguri su Nizza nella storia, apparve a Milano nel 1943. E fu la letteratura a condurla verso il cinema.
Ma prima di continuare vorrei segnalare un aspetto della personalità di Maria Adriana Prolo, acutamente messo in risalto dal conservatore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, Donata Pesenti Campagnoni: “Forse per l’importanza del ruolo avuto dalla madre e per la presenza di un ambiente familiare molto connotato al femminile, Maria Adriana dimostra subito di privilegiare alcune figure di donne incontrate nell’ambito dei suoi studi. Cura così la raccolta di poesie edite ed inedite di Agata Sofia Sassernò, che la giovane ricercatrice si propone di celebrare per “la traccia che lasciò nella letteratura femminile piemontese ed italiana”. La raccolta viene corredata dall’ampio e interessante Saggio sulla cultura femminile subalpina dalle origini al 1860, che illustra la biografia della Sassernò, delineandole la personalità, e ricostruisce con precisione l’ambito culturale entro cui altre poetesse “onorarono le terre subalpine con il loro ingegno e la loro grazia”. E tra le righe, sembra emergere anche un’ideale di donna “forte intelligente studiosa” (per riprendere gli aggettivi con cui parla della poetessa e pedagoga Giulia Molino Colombini) che rispecchia a sua volta la ormai compiuta personalità di Maria Adriana”.
Nel 1938, mentre preparava una raccolta di materiali sulla letteratura piemontese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento “incontrai il Poeta Carlo Chiaves e Guido Violante, che avevano scritto entrambi delle sceneggiature e Ernesto Maria Pasquali che aveva lasciato il giornalismo per la regia. Non riuscendo a trovare materiali su di loro, sfogliai, volume dopo volume, le riviste di cinema muto che avevo trovato alla Biblioteca Nazionale”. Ed è a questo punto che nasce il suo interesse e le sue ricerche sul cinema. Come lei stessa ha più volte raccontato, divenne amica di Giovanni Pastrone e di Arrigo Frusta, ed in seguito di molti altri protagonisti dell’epoca dorata del cinema muto torinese: “Quasi tutti avevano documenti, foto, apparecchi ed è per questo che quel famoso 8 giugno 1941 scrissi sulla mia agenda pensato il Museo del Cinema”. Sicuramente nessuno, né Maria Adriana né i suoi amici-cineasti-collaboratori, sapevano bene a cosa andavano incontro. La storia, o meglio l’avventurosa storia del Museo Nazionale del Cinema di Torino, dovrebbe essere studiata attentamente da chi intraprende qualsiasi iniziativa culturale. Lei, principale protagonista, non sembra lamentarsi molto davanti a difficoltà di ogni genere, e quando lo fa, cerca di coprire il disincanto con molta ironia, come lascia intravvedere in Occhi che videro.
Vorrei consigliare vivamente, se siete domani a Torino, di andare a vedere il documentario di Daniele Segre e quindi, se non lo avete fatto già, approfondire il personaggio di Maria Adriana Prolo.
Le note di questo articolo sono di: Carlo Dionisotti, Dedicato a Maria Adriana Prolo in Museo Nazionale del Cinema – Notiziario numero 47, gennaio 1988; Donata Pesenti Campagnoni, Maria Adriana Prolo, Museo Nazionale del Cinema – Fondazione Maria Adriana Prolo 2002.
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