Demonios Il Genio del Male

Demonios Génie du Mal Eclectic Films Paris 1913
Immagine: Media History Digital Library – MoMa Library

Questo titolo misterioso — del quale dobbiamo riservare il mistero — promette al nostro pubblico indimenticabili istanti di angoscia, di stupefazione e di gioia. Sono avvenimenti strani ed impressionanti, un susseguirsi ininterrotto di prodezze inaudite, dalle quali scaturisce il genio satanico di questo bandito — uomo e demone — che terrorizza coloro che ha scelto come preda con apparizioni subitanee e terrificanti.

Non è forse l’uomo-Proteo per eccellenza questo Demonios che, dopo il furto dei gioielli di miss Simpson perviene ad eludere gli inseguimenti del più provetto, del più abile dei detective?

Le sue imprese hanno, veramente, del prodigioso…

Si attende alla porta di una camera dove si sospetta la sua venuta… Nessuno vi entra  e pur tuttavia gli oggetti di valore che vi si trovano, spariscono come per incanto. Di li a poco, senza nessuna precauzione apparente, egli si fa vedere apertamente da tutti…

Egli giuoca con il poliziotto e gli dà la caccia, come il gatto giuoca con il topolino… L’attira in un tranello, lo conduce sino al punto preciso da lui prefisso… L’altro gli è addosso: sta per agguantare al collo il bandito che sembra non possa più sfuggirli… Non è vero! Un colpo di scena imprevisto, inatteso, prodigioso, avviene… Ancora una volta Demonios trionfa e tiene a sua mercé colui che era così sicuro di catturarlo.

Il caso stesso, le forze della natura, tutte cose insomma contro le quali è impossibile lottare sembrano asservite alla sua volontà…

Si direbbe che questo essere fantastico comanda agli elementi stessi della natura.

Egli si adatta a tutte le circostanze, si serve di tutto a suo pro… Il suo spirito terribilmente vivo e vigile, concepisce nei momenti più tragici, la soluzione migliore, il partito da prendere…

Egli non esita… non tergiversa… Egli sa, semplicemente!… Ma come?… Mistero!… Ma non è tutto un mistero la sua esistenza che sembra soprannaturale per tutti gli elementi impenetrabili che la compongono e che sono tanti arcani offerti alla sagacità degli spettatori?

Con la forza dell’assimilazione e il reale talento di cui è dotato, Demonios, malfattore essenzialmente moderno, si serve delle ultime innovazioni della scienza e della industria.

Chi può vantarsi di sfuggire alle imprese criminali d’un briccone della potenza di colui del quale esponiamo lontanamente imprese e che sembra essere veramente il genio del male in carne ed ossa?

Di quale satanica potenza è dunque egli padrone? Nessuno lo sa? — Ma quello che si sa, invece, è ch’egli si manifesta all’improvviso con qualche aggressione brusca e misteriosa e conquista le sue vittime con la luce demoniaca de’ suoi occhi magnetici e fosforescenti.

Poiché Demonios aggiunge anche questa forza alle tante che già possiede: l’ipnotismo. Gli basta un’occhiata per giudicare le sue vittime. Egli indovina, istintivamente, l’impero che potrà avere su di esse e l’uomo più energico è pure incapace di resistergli, come l’uccellino rimane affascinato dalle pupille di fuoco dell’uccello da preda.

E come, disponendo di tale forze, non deve egli essere onnipotente?… Come non può esserlo soprattutto quanto possiede l’ausiliaria più preziosa, più scaltra, più fina; una donna che lo ama alla follia e che per lui è disposta a tutto, anche alle cose più inaudite, più insensate, più temerarie, pur di arrivare al fine nefasto?

Raccontare questa caccia all’uomo sarebbe impossibile…

Bisogna, per seguire chiaramente le straordinarie ed avvincenti peripezie, vederla scatenarsi, fantastica, tenebrosa, vertiginosa attraverso le campagne.

Sembra, quand’essa termina — e con quale tragico e angoscioso colpo di scena! — che Demonios, catturato alfine dal detective Nick Winter, sia definitivamente forzato ad abdicare e debba prepararsi a subire il castigo che si merita per le sue imprese malefiche.

Ma, che non sia così alle volte?

Demonios non si lascia prendere dalla sorte.

Il suo spirito prodigiosamente inventivo quando si tratta di fare del male, è fertile in trovate di ogni sorta…

Le apparenze sono oggi contro di lui… Che importa?

Le supposizioni più inverosimili, le più terribili congetture, sono permesse di fronte ad un simile furbone matricolato.

Dopo tutti gli orrori della lotta ch’egli ha dichiarata agli uomini ribelli ed agli elementi indomiti della natura, Demonios non si prenderà forse giuoco del nostro pianeta stesso, lanciandolo nel tempo, nello spazio, nel nulla, contro i mondi che popolano l’infinito?

Lì, sta il segreto del Genio del Male.

(titolo originale Démonios – Le Génie du Mal, Eclectic Films, Paris 1913, 995 metri circa)

Quo Vadis? à Paris

Quo Vadis? 1913

Quo Vadis? au Gaumont Palace
Du 28 mars au 3 avril 1913
Depuis bientôt deux ans, le Gaumont Palace, avec ses 6.000 places, aura connu la plus triomphale carrière qu’aient jamais enregistrée les annales du spectacle.

Un succès aussi considérable est dû, en partie, aux efforts constants de la direction pour satisfaire le public dans tout ce qu’il demande: salle confortable, parfaitement aérée, dégagements multiples, prix modiques, orchestre de premier ordre, projection impeccable, et surtout un choix de programmes incomparables, d’un caractère artistique incontestable et d un éclectisme parfait, malgré les multiples difficultés d’un renouvellement hebdomadaire.

C’est ainsi que le Gaumont Palace vient de s’assurer l’exclusivité des premières représentations sur Paris de Quo Vadis?, merveilleux film cinématographique, édité par les soins de la Société italienne Cinès.

Ces représentations, auxquelles la direction de l’Hippodrome s’est attachée à donner un véritable cachet de grand art, viendront consacrer à nouveau le prodigieux essor de la cinématographie.

Statistique intéressante: le coût total de cette œuvre d’art a dépassé 300.000 francs. Le privilège d’exploitation exclusive pour l’Amérique a été cédé contre 700.000 francs; pour l’Angleterre contre 250.000; et pour l’Allemagne contre 200.000. C’est sous-entendre l’importance des sacrifices que la direction du Gaumont-Palace a dû s’imposer pour s’assurer l’exclusivité sur Paris.

Par concession spéciale obtenue de MM. Enoch et Cie, éditeurs, Quo Vadis? sera présenté au Gaumont Palace avec une adaptation musicale tirée de la partition de M. Jean Nouguès, et soutenue par des chœurs et un orchestre de cent exécutants.

Quo Vadis? et Quo Vadis?
Paris, 5 avril 1913. Certains spectateurs familiers de nos salles cinématographiques et quelques exploitants de province nous demandent s’il existe une parenté entre les deux films semblablement intitulés Quo Vadis? et dont l’un passe au Gaumont Palace alors que l’autre est projeté à l’American Theater, Boulevard de Clichy.

Deux mots de réponse suffiront. Ces deux œuvres sont inspirés du même roman fameux de Sienkiewicz, Quo Vadis? 

L’un est édité — c’est le premier en date — par la Soc. du Film d’Art. L’autre est une œuvre due à la Cinès: c’est celui qui passe à l’Hippodrome Gaumont Palace.

Le premier est mis en location pat l’Agence Générale de la rue Grange-Batelière (Astaix, Kastor et Lallement), l’autre par la Maison Louis Aubert, rue Bicher, concessionnaire de la Soc. Cinès.

Quo Vadis?… contre Quo Vadis?
Paris, 12 avril 1913. La concurrence que l’on dit être la loi du commerce est une bien mauvaise conseillère et je serais curieux de savoir à qui elle profite. Quo Vadis? m’en apporte la preuve depuis quelques jours. Voici les faits.

Ainsi que je le disais la semaine dernière, il existe deux adaptations cinématographiques
du célèbre roman de Sienkiewicz. La première en date a été éditée par le Film d’Art le 3 septembre 1910, sous le titre Au temps des Premiers Chrétiens épisode tirée de Quo Vadis? et mesure 312 mètres. La seconde, œuvre de la Cinés, a paru le 28 mars dernier et mesure 2.480 mètres.

Aucune confusion n’est donc possible puisqu’il n’y a entre les deux films ni similitude de titre, ni égalité de métrage. Quant aux deux marques éditrices, elles sont assez connues des exploitants pour qu’il y ait même l’ombre d’un doute dans leur pensée sur la différence qui sépare les deux adaptations.

Or, pendant que le Quo Vadis? de la Cinés paraissait au Gaumont Palace, un établissement du boulevard de Clichy, l’American Theater présentait le Quo Vadis? du Film d’Art. Voilà toute l’affaire.

Un de nos amis me dit qu’on a voulu tromper les exploitants en cherchant à créer une équivoque. Est-ce bien sûr et peut-on admettre que les exploitants soient capables de prendre un film de 300 mètres pour un autre de 2.400? Je ne crois pas à pareille erreur.

Seul, le public a pu faire les frais de cette petite guerre. Encore faudrait-il accepter qu’il ne lise pas les journaux où la publicité fut si merveilleusement traitée et qu’il ne regarde pas les affiches apposées devant les cinémas.
(Ciné-Journal)

La falsa strada, Savoia Film 1913

La falsa strada (Savoia 1913)
La falsa strada (Savoia 1913)

Alle corse di Parioli il Conte Renzo Renzi, venuto alla Capitale dal suo castello nella Campagna, ove egli attende all’amministrazione delle sue terre, è festosamente accolto dagli amici della sua giovinezza, che, dopo gli anni lieti dell’Università, non l’avevano più rivisto.

Tra il fruscio di tanta eleganza il Conte Renzi è un po’ sperduto, abituato com’è alla sua solitudine vasta, e gli amici fanno a gara nel presentargli le signore più in voga in quei giorni.

« Ecco, Renzi, la nostra celebre Maria Jacobini, la stella del nostro teatro lirico. Ecco Azucena, il celebre contralto… » ed il Conte Renzi si china e stringe e bacia femminee mani.

L’immagine di Maria è rimasta nel cuore del Conte. Egli la corteggia. La sera in teatro è geloso degli applausi ed orgoglioso del suo trionfo.

Un giorno in cui lei un po’ triste gli confida le angosce della scena, Renzo Renzi ansioso, diviso fra la speranza ed il dubbio, le propone sommessamente: « Signorina, vorreste condividere la mia vita, vorreste essere la signora Bellosguardo? » Maria sgrana sopra di lui gli occhi stupiti; la nuova proposta insperata la seduce. Sì, sì, abbandonare la tumultuosa della scena, i pettegolezzi, le invidie; ritirarsi in una bella villa tranquilla, alle cure liete dei campi; quella è la vera vita!!!

I primi tempi della vita di campagna sono pieni di poesia e di insospettati piaceri. Ma poco a poco la sottile nostalgia della scena invade l’animo della cantante. I suoi gioielli messi a parte per desiderio del marito; le sete sgargianti ed i costumi di teatro rinchiusi nei grandi cassoni; il treno che vola rapido verso la Capitale dicono al cuore di Maria che più in là vi è un’altra vita più fervida e che questa non è la sua strada.

Il Conte Renzi intuisce vagamente quanto passa nel pensiero della donna amata. Egli vorrebbe col fasto della ricchezza farle dimenticare l’antica e amare la nuova vita. Ma le cose vanno poco bene. Le azioni delle sue acciaierie precipitano di giorno in giorno; una rovinosa mortalità del bestiame impoverisce le sue stalle. Egli si rivolge a Fabio Curti, ricco proprietario di campagna, suo vicino. Questi si introduce nella villa aristocratica come amico. L’antico odio di casta e l’orgoglio dell’arricchito lo inducono a dare men buoni consigli al Conte Renzi. La bellezza di Maria lo tenta di insperato successo. Egli presta 50.000 franchi al Conte.

Ed alla Signora, che una sera rintuzza severamente il suo ardire, egli sorride con falsa cortesia, come falco che già tenga la preda.

La falsa strada (Savoia 1913)
La falsa strada (Savoia 1913)

Una lettera giunge di Azucena. « Giungiamo per alcuni giorni nella tua villa, io e gli amici d’arte. Manda l’automobile; saremo un poco allegri qualche giorno ». Mentre una subita gioia invade il cuore di Maria al pensiero di rivedere per poco la vita festosa degli amici, una cupa disperazione entra nell’animo del Conte Renzi. Da mille segni s’accorge egli pure di battere falsa strada.

La casa è piena dell’allegria dei comici. La vivace amica sembra portare il vento di una vita diversa fra le mura sacrate alle memorie. Si staccano gli antichi quadri, se ne sostituiscono dei nuovi; i mobili rinnovati; le spese aumentano; il vecchio pianoforte suon le arie alla moda ed il cuore del Conte Renzi sanguina sul passato che si distrugge e sulla rovina che si avvicina.

È la sera della festa di Maria. Fiori dovunque. Nel giardino la pazza compagnia danza e canta. Maria si è adornata dei suoi gioielli antichi.

Un telegramma giunge, poi un altro ancora: sono gravi notizie d’affari. Renzo Renzi è rovinato, bisognerà vendere la villa, partire, sarà la miseria, egli ha sempre nascosto alla moglie questo triste stato di cose. Fabio Curti, che lo spia, improvvisamente gli dice: « Ho messo per domani la scadenza alla tua cambiale; ho bisogno assolutamente dei 50.000 franchi! ».

Il Conte Renzi allibisce; egli non potrà pagare, alla rovina si aggiunge il disonore. Egli prega l’amico, lo scongiura; ma, freddo, implacabile, Fabio Curti pretende il pagamento.

La falsa strada (Savoia 1913)
La falsa strada (Savoia 1913)

In quell’istante Renzo Renzi chinando gli occhi scorge in terra una gardenia, che Fabio Curti aveva raccolto dopo essere stato vigorosamente respinto da Maria, ch’egli aveva poco prima molestato colle sue insistenze indiscrete, e che nella lotta aveva perso il fiore dal mazzo che portava al seno. Fabio Curti l’aveva riposta nel portafoglio e gli era sfuggita nel togliere la cambiale.

Renzo Renzi vede una nube rossa davanti a sé; si precipita su Fabio Curti, lo afferra alla gola e lo stringe… lo stringe…

Fabio Curti rimane cosa immota nella sala da bigliardo, e Renzo Renzi, con orrore e disgusto, fugge.

Nel suo studio giunge la mogli inconsapevole e tutta festosa, per chiamarlo alla festa. Sul volto gli vede le traccie della tragedia; interroga, colpita da subita angoscia, ed egli nell’affanno tutto racconta, il suo amore e la sua rovina. Muta ella ascolta; un sentimento nuovo le germoglia nel cuore, ella sente d’amare suo marito ora più che mai, il desiderio di potere qualche cosa per lui la tormenta, una subita speranza la conforta. « I mie gioielli, molti sono i miei antichi gioielli… » e corre a cercarli.

Ma Renzo Renzi si drizza. Alla rovina aggiungere la vergogna? Egli fa qualche passo, in mano luccica l’arma fatale…

Giunge la comitiva festosa di gridi e risa… un colpo rimbomba e un tonfo… si arrestano le risa… che cos’è dunque? Maria appare nel vano della porta, pallida, muta, disfatta; accorre, si precipita a terra nell’ultimo abbraccio.

Passa su tutti il soffio gelido della morte.