La falsa strada, Savoia Film 1913

La falsa strada (Savoia 1913)
La falsa strada (Savoia 1913)

Alle corse di Parioli il Conte Renzo Renzi, venuto alla Capitale dal suo castello nella Campagna, ove egli attende all’amministrazione delle sue terre, è festosamente accolto dagli amici della sua giovinezza, che, dopo gli anni lieti dell’Università, non l’avevano più rivisto.

Tra il fruscio di tanta eleganza il Conte Renzi è un po’ sperduto, abituato com’è alla sua solitudine vasta, e gli amici fanno a gara nel presentargli le signore più in voga in quei giorni.

« Ecco, Renzi, la nostra celebre Maria Jacobini, la stella del nostro teatro lirico. Ecco Azucena, il celebre contralto… » ed il Conte Renzi si china e stringe e bacia femminee mani.

L’immagine di Maria è rimasta nel cuore del Conte. Egli la corteggia. La sera in teatro è geloso degli applausi ed orgoglioso del suo trionfo.

Un giorno in cui lei un po’ triste gli confida le angosce della scena, Renzo Renzi ansioso, diviso fra la speranza ed il dubbio, le propone sommessamente: « Signorina, vorreste condividere la mia vita, vorreste essere la signora Bellosguardo? » Maria sgrana sopra di lui gli occhi stupiti; la nuova proposta insperata la seduce. Sì, sì, abbandonare la tumultuosa della scena, i pettegolezzi, le invidie; ritirarsi in una bella villa tranquilla, alle cure liete dei campi; quella è la vera vita!!!

I primi tempi della vita di campagna sono pieni di poesia e di insospettati piaceri. Ma poco a poco la sottile nostalgia della scena invade l’animo della cantante. I suoi gioielli messi a parte per desiderio del marito; le sete sgargianti ed i costumi di teatro rinchiusi nei grandi cassoni; il treno che vola rapido verso la Capitale dicono al cuore di Maria che più in là vi è un’altra vita più fervida e che questa non è la sua strada.

Il Conte Renzi intuisce vagamente quanto passa nel pensiero della donna amata. Egli vorrebbe col fasto della ricchezza farle dimenticare l’antica e amare la nuova vita. Ma le cose vanno poco bene. Le azioni delle sue acciaierie precipitano di giorno in giorno; una rovinosa mortalità del bestiame impoverisce le sue stalle. Egli si rivolge a Fabio Curti, ricco proprietario di campagna, suo vicino. Questi si introduce nella villa aristocratica come amico. L’antico odio di casta e l’orgoglio dell’arricchito lo inducono a dare men buoni consigli al Conte Renzi. La bellezza di Maria lo tenta di insperato successo. Egli presta 50.000 franchi al Conte.

Ed alla Signora, che una sera rintuzza severamente il suo ardire, egli sorride con falsa cortesia, come falco che già tenga la preda.

La falsa strada (Savoia 1913)
La falsa strada (Savoia 1913)

Una lettera giunge di Azucena. « Giungiamo per alcuni giorni nella tua villa, io e gli amici d’arte. Manda l’automobile; saremo un poco allegri qualche giorno ». Mentre una subita gioia invade il cuore di Maria al pensiero di rivedere per poco la vita festosa degli amici, una cupa disperazione entra nell’animo del Conte Renzi. Da mille segni s’accorge egli pure di battere falsa strada.

La casa è piena dell’allegria dei comici. La vivace amica sembra portare il vento di una vita diversa fra le mura sacrate alle memorie. Si staccano gli antichi quadri, se ne sostituiscono dei nuovi; i mobili rinnovati; le spese aumentano; il vecchio pianoforte suon le arie alla moda ed il cuore del Conte Renzi sanguina sul passato che si distrugge e sulla rovina che si avvicina.

È la sera della festa di Maria. Fiori dovunque. Nel giardino la pazza compagnia danza e canta. Maria si è adornata dei suoi gioielli antichi.

Un telegramma giunge, poi un altro ancora: sono gravi notizie d’affari. Renzo Renzi è rovinato, bisognerà vendere la villa, partire, sarà la miseria, egli ha sempre nascosto alla moglie questo triste stato di cose. Fabio Curti, che lo spia, improvvisamente gli dice: « Ho messo per domani la scadenza alla tua cambiale; ho bisogno assolutamente dei 50.000 franchi! ».

Il Conte Renzi allibisce; egli non potrà pagare, alla rovina si aggiunge il disonore. Egli prega l’amico, lo scongiura; ma, freddo, implacabile, Fabio Curti pretende il pagamento.

La falsa strada (Savoia 1913)
La falsa strada (Savoia 1913)

In quell’istante Renzo Renzi chinando gli occhi scorge in terra una gardenia, che Fabio Curti aveva raccolto dopo essere stato vigorosamente respinto da Maria, ch’egli aveva poco prima molestato colle sue insistenze indiscrete, e che nella lotta aveva perso il fiore dal mazzo che portava al seno. Fabio Curti l’aveva riposta nel portafoglio e gli era sfuggita nel togliere la cambiale.

Renzo Renzi vede una nube rossa davanti a sé; si precipita su Fabio Curti, lo afferra alla gola e lo stringe… lo stringe…

Fabio Curti rimane cosa immota nella sala da bigliardo, e Renzo Renzi, con orrore e disgusto, fugge.

Nel suo studio giunge la mogli inconsapevole e tutta festosa, per chiamarlo alla festa. Sul volto gli vede le traccie della tragedia; interroga, colpita da subita angoscia, ed egli nell’affanno tutto racconta, il suo amore e la sua rovina. Muta ella ascolta; un sentimento nuovo le germoglia nel cuore, ella sente d’amare suo marito ora più che mai, il desiderio di potere qualche cosa per lui la tormenta, una subita speranza la conforta. « I mie gioielli, molti sono i miei antichi gioielli… » e corre a cercarli.

Ma Renzo Renzi si drizza. Alla rovina aggiungere la vergogna? Egli fa qualche passo, in mano luccica l’arma fatale…

Giunge la comitiva festosa di gridi e risa… un colpo rimbomba e un tonfo… si arrestano le risa… che cos’è dunque? Maria appare nel vano della porta, pallida, muta, disfatta; accorre, si precipita a terra nell’ultimo abbraccio.

Passa su tutti il soffio gelido della morte.

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