Magnifico delitto 1909

Mary Cléo Tarlarini e Luigi Maggi
Mary Cléo Tarlarini e Luigi Maggi in un film dell'Ambrosio

Eravamo rimasti ai film del 1909, un anno pieno di delitti cinematografici. Quasi tutte le case di produzione italiane si buttano nella mischia.

Apre il fuoco la Cines con Tenebre, messa in scena di Mario Caserini. Ma la storia non è un granché, siamo al solito delitto di gelosia:

« Per il crollo di una miniera un giovane ingegnere perde la vista e la sua famiglia cade in miseria. La sposa, capricciosa e vanesia, mal si adatta al nuovo stato e si lascia corteggiare da un amico che frequenta la loro casa. Il cieco indovina la colpa, si sente l’inferno nel cuore, e non potendo reggere all’onta e al suo martirio, uccide l’adultera.»  (1)

Nel mese di febbraio, la casa Ambrosio propone Amore e dovere. La protagonista femminile è Mary Cléo Tarlarini, nel ruolo di una rivoluzionaria nihilista. Con questo film inauguriamo la serie “finito per mancanza d’interpreti”:

« Un ufficiale, Loris, salva casualmente una giovane donna, Ivana, che sta per essere travolta dai cavalli di una slitta, e tra i due nasce ben presto l’amore; ma li separa il fatto che Ivana è una nihilista, tutta presa dalla causa della rivoluzione e frequenta un gruppo di congiurati. Un giorno la ragazza è scelta per una missione: deve uccidere il governatore e giura ai compagni di farlo. Ma, denunciata da una spia, viene sorpresa, mentre sta in agguato con due complici; questi ultimi proteggono la sua fuga, ma vengono arrestati e, durante la perquisizione del loro alloggio, una carta rivela il nome della loro complice. E’ proprio Loris a ricevere l’incarico di arrestare la ragazza. Egli non sa risolversi, manda a Ivana una lettera spiegandole il dilemma in cui si trova, diviso tra l’amore e il dovere; e la ragazza gli risponde che se si trovasse nella sua situazione, si ucciderebbe dopo aver ucciso il proprio amore. Disperato, l’ufficiale raggiunge con le guardie la casa di Ivana, rimane solo con lei; ed è la ragazza stessa che lo invita a spararle al cuore. Dopo un lungo bacio appassionato ricevuto da Ivana, che muore fra le sue braccia, mentre le guardie irrompono nella stanza anche Loris si uccide, cadendo accanto al corpo dell’amata. «Tra l’amore e il dovere ha vinto la morte!» (1)

Il fantasma, produzione Cines, uscito nel giugno 1909. C’è un po’ di tutto, ma la storia sa di dejà vu:

« Marito, moglie e figlia, vivono in apparente serenità. Invece la moglie ha un amante, il miglior amico del marito. Questi li sorprende e dopo aver cacciato di casa la moglie, estrae una rivoltella, ma non volendo uccidere un uomo disarmato, getta a terra l’arma e sfida a duello il rivale. Quest’ultimo, andandosene di casa, si impadronisce della rivoltella.
Il duello ha luogo. L’amante, disarmato dal marito, lo uccide con la rivoltella; ne getta poi il cadavere in una botola della propria casa.
Dieci anni dopo, l’uomo si è fidanzato con la figlia dell’ucciso. Ma quando se la porta a casa e cerca di baciarla proprio nella stanza dove si trova la botola, il fantasma dell’ucciso gli appare e si interpone fra i due. Altre visioni continuano a perseguitare l’assassino, portandolo sull’orlo della follia: finché, per liberarsene, egli confessa il crimine commesso, mostrando alla giovane fidanzata il teschio del padre. Inorridita, la fanciulla lo abbandona.»(1)

Tutto qui? Insomma, l’assassino riesce a farla franca? Che fine fa il fantasma del titolo?

Agosto 1909, debutto nel genere criminale dalla Pasquali e Tempo con Una tragedia nell’ombra. Sentite che storia:

«Travolto da una disavventura finanziaria, l’unica via d’uscita che rimane all’imprevidente speculatore è che sua figlia sposi un banchiere. Per salvare il padre, e malgrado ami un altro, la giovane accetta. Ma il suo antico innamorato la convince a liberarsi del marito, avvelenandolo. Il banchiere, che ha visto la moglie manipolare l’infuso, si sacrifica per la felicità della donna e beve il caffé, morendo poco dopo. La moglie si avvicina alla finestra per invitare l’amante a raggiungerla, ma quando l’uomo entra in casa, è colta del rimorso e lo scaccia: rimarrà sola con il suo peccato.» (1)

… e con i soldi, aggiungo io.

Ma la giustizia che fine ha fatto? Non c’è l’ombra di un ispettore né di un carabiniere in questi film. La giustizia è a carico del rimorso, di qualche fantasma che, spesso, nemmeno riesce nel suo impegno poverino.

Andiamo avanti.

Ottobre 1909. Ritorno alla ribalta dell’Ambrosio ed Arrigo Frusta. Interpreti principali: Mary Cléo Tarlarini, Alberto A. Capozzi. Ancora una storia di amore, dovere, spionaggio, con la variante dell’onore… di morire:

Amore e patria
«La bella Maritza affascina (…) il tenente Di Nauteuil, che si fa consegnare un importantissimo documento, riguardante la difesa della patria. Ma, compiuto l’atto infame, il giovane ufficiale sente orrore di se stesso, corre dal suo comandante, gli confessa il misfatto e aggiunge: La donna è fuggita in automobile, ma io so la strada che deve percorrere. Bisogna inseguirla! Raggiungetela!, grida il comandante. E ordina a due ufficiali di accompagnare il tenente.
L’inseguimento incomincia. Le due automobili corrono con una velocità pazza. Ma gli inseguitori guadagnano terreno: appena pochi metri dividono le due macchine… la spia è raggiunta… quand’ecco apparire la frontiera.
La donna passa trionfante; ma gli ufficiali devono fermarsi davanti ad un drappello di soldati che spianano le armi. E piuttosto che tornare indietro prigioniero e disonorato, il tenente Di Nauteuil s’uccide con una pistolettata.»(1)

Lo stesso mese, la Cines presenta Amore sardo, interpreti Fernanda Negri Pouget, Orlando Ricci e Amleto Novelli. Come argomento non è molto originale, anche questo finisce per mancanza d’interpreti:

«E’ il rapido riassunto della storia di una fanciulla che, respinto l’amore di un giovane, viene da questo rapita e condotta in casa sua. I parenti di lei giurano di vendicarla, e invitano il giovane con una lettera ad un appuntamento. Il fratello di lei ed il suo rapitore si trovano di fronte, e qui ha luogo una tragica soluzione, per la quale la fanciulla resta vittima del colpo di fucile diretto all’amante e i due rivali precipitano nella lotta in un burrone. » (1)

I delitti cinematografici del 1909 finiscono con Il diritto di uccidere, un titolo suggestivo, lo stesso dell’opera teatrale di Arrigo Frusta, quella che andò in scena al Teatro Alfieri nel 1901, ma il soggetto è molto diverso:

«Lucio, che ha moglie e una figlia, trascura la sua famiglia. Sua moglie, che è al capezzale della figlia ammalata, vede Lucio fra le braccia dell’amante. Quando Lucio torna a casa, avviene una scena di gelosia. L’uomo decide di andarsene portando con sé il denaro. La moglie lo segue di nascosto fino alla casa dell’amante, e quando costei la scaccia, uccide l’amante del marito.» (1)

Le protagoniste femminili sono Lydia De Roberti e, ancora, Mary Cléo Tarlarini.

I delitti del 1909 sono troppi, al prossimo post per il 1910.

Note: 1. Aldo Bernardini, Il cinema muto italiano 1905-1909 – i film dei primi anni (Biblioteca di Bianco e Nero, Centro Sperimentale di Cinematografia, 1996)