Satana contro il Salvatore
(Dalla Messiade di KLÒPSTOK)
Come al primo atto, per la materia del quale ci siamo inspirati al capolavoro britannico, così in questo secondo che è nella storia del male, la continuazione del primo, abbiamo seguito le traccie luminose d’un capolavoro della letteratura tedesca La Messiade del grande scrittore Klopstok. E, perchè l’opera d’un genio della poesia fosse illustrata degnamente ci siamo, per la messa in scena della Passione di Gesù fatti forti dello studio di tutte le grandi composizioni pittoriche delle maggiori scuole d’Italia e di Europa, riuscendo, coll’aiuto di quei maestri a comporre quadri d’una emotività e d’una leggiadria sorprendente e affascinante. Le nuove conquiste della tecnica cinematografica, che cammina a passi di gigante, e l’esempio di quelli che ci precedettero, ci permise di mettere in scena la vita del Salvatore, in un modo affatto nuovo, arrivando ad un’espressione e ad un effetto non ancora raggiunto finora, e veramente meraviglioso.
Ecco pertanto l’argomento del secondo E’un mattino radioso e sereno. Per le vie di Gerusalemme, il Salvatore si avanza tra il popolo festante che agita le palme e i rami d’olivo. Satana, nascosto nell’ombra d’un gran pilastro, vede la turba avanzarsi, vede il Salvatore predicare il regno della pace e della giustizia, intende le parole di concordia e d’amore, e freme in cuor suo di rabbia, di sgomento e d’invidia. Presa una subita risoluzione si trasmuta in un Fariseo, ed imitando il fare umile e dolce dei falsi zelatori della fede, si avanza verso Gesù e lo segue, fra le turbe. Ed ecco che essi arrivano alle fresche e ombrose rive del Giordano, dove Satana assiste al battesimo del Salvatore. E ardendo di gelosia raduna a sé alcuni Farisei, degni di essergli compagni, disputa con loro, li anima contro Gesù. Tramano una congiura per insidiarlo, per scoprire se veramente quell’uomo sia il Messia. E trovato un paralitico sul loro cammino, lo fanno portare a Gesù che erasi ritirato nella pittoresca dimora di Marta e di Maria. Satana chiama fuori il Salvatore e con un sorriso umile e capzioso gli dice: « Se veramente sei figlio di Dio, risana questo paralitico! » Gesù si abbassa, prende dolcemente per mano l’infermo e gli dice: « Alzati e cammina! » E quegli si alza e cammina. Invece di ammirare il miracolo, i Farisei fremono in cuor loro d’invidia e di sdegno. Satana, allora, trattili in disparte, si offre di perdere il Salvatore.
E prima trovato Gesù tra gli apostoli, nell’orto degli ulivi, lo prega di appartarsi un momento con lui, e quando si sono allontanati di un tratto e si trovano soli, in una valle di rocce nude, il tentatore si rivela nel suo essere e insidia Gesù.
Ecco, ad un gesto della sua mano, appariscono splendide ed ammaliatrici visioni. Satana offre al Salvatore il piacere, la ricchezza, la potenza. Tre quadri: la mollezza e il lusso orientale; i tesori di un satrapo assiro; il trionfo di un Cesare Romano. Ma Gesù rifiuta e scaccia Satana, che sotto l’irresistibile impero di quella bianca mano tesa, indietreggia, e disperato si precipita giù dal monte. Ma anelando ad una rivincita, va in cerca di Giuda e vedendolo che conta denari ne inferisce che egli sia avaro, e con lusinghe lo attira nella casa del principe dei Sacerdoti, dove per trenta denari Giuda vende il suo maestro. Il principe dei Sacerdoti concede loro soldati con lande e fiaccole accese e guidati da Giuda essi pervengono all’orto degli ulivi, dove Gesù è arrestato e trascinato via dalle turbe, Giuda rimane solo e già si rallegra delle male acquistate monete, quando Satana gli si para dinnanzi in tutta la sua orrenda figura e sghignazzando gli rivela il tranello in cui è caduto. Egli vuoi perdere il Salvatore; ma vuole pure perdere Giuda.
« Guarda, egli dice allo scellerato, che hai fatto del tuo maestro! »
E sotto gli occhi spaventati Giuda sfila tutta la passione Cristo.

Mirabile capolavoro in molti quadri che noi crediamo superfluo riassumere.
Quando dinnanzi agli occhi di Giuda si leva, nel ciclo tragico, la croce su cui è spirato il suo Maestro, egli sente tutto l’orrore del suo misfatto. Satana lo insulta, fomenta in lui le fiamme della disperazione e lo abbandona sghignazzando al suo orrendo destino.
Ma un sospetto tormenta Satana. Gesù aveva profetato la sua risurrezione. Risorgerà? Satana accorre a Pilafo, fa apporre delle sentinelle alla pietra ov’è sepolto Gesù. Ma quando egli passa a vedere se esse vigilano, le trova addormentate. Invano schiumando di rabbia le scuote. Il loro sonno è invincibile. La pietra del sepolcro oscilla lentamente. Disperato Satana si slancia per trattenerla, vi si oppone col corpo. Invano. Una forza misteriosa la muove. Satana è schiacciato sotto le pietra, e mentr’egli digrigna e annaspa la terra, Gesù, bianco e trionfante esce dal Sepolcro e si leva al cielo.
Il Distruttore
SATANA NEL MEDIOEVO
Nella prima parte del Satana il dramma nostro rappresenta il genio del male come rivolto a combattere contro il bene e contro la giustizia, e rappresenta simbolicamente il vasto concetto con la lotta contro Dio del gran ribelle e contro il Salvatore, lotta dalla quale egli esce, nella fase finale, vinto e debellato. Ma in questa seconda parte, noi rappresentiamo Satana vittorioso, poiché egli combatte coll’ uomo, al quale egli calca il piede sul collo, facendolo suo servo, instillandogli i vizi e le passioni che lo trarranno a rovina.
Ed ecco il primo, terribile alleato di Satana, il depravatore delle razze, il fautore delle male passioni, il veleno che abbrutisce l’uomo l’alcool.
Siamo nel medioevo. In un convento rinomato per il bene che vi si compie, nel convento delle buone opere. I monaci studiano i morbi, ricevono ed albergano gli ammalati li curano, gli trattano come fratelli. Vi è nel convento un dottissimo alchimista, chiamato Gerberto, il quale però non è monaco, ma serve i monaci come speziale. Or questo Gerberto è povero e si rode in cuor suo che tutto il suo talento non gli giovi per trarlo dalla povertà. Acceso di superbia, fantastica continuamente di fabbricare un farmaco da guarire ogni male e che lo renda immortale presso la posterità. Ora all’alchimista, non invano pregante il demonio di aiutarlo, si presenta Satana sotto forma di un devoto pellegrino, gli fa confessare, con abili discorsi, le sue pene, e gli si offre compagno nella ricerca d’ un complesso di erbe per fabbricare il famoso liquore. Eccoli nel laboratorio. E’ notte. Il fuoco della fiamma infernale arrossa i volti dei due, intenti all’opera. Le erbe scaldano negli alambicchi, un profumo inebriante si diffonde e sotto gli occhi di Gerberto affascinato, un liquore di color verde vellutato incomincia a scorrere dal filtro.
«Questo liquore, esclama Satana levando in alto il bicchiere, si chiama absinthe e dona la gioia e l’ebrezza della felicità ».
Gerberto fremente, felice, ne gusta e proclama che il nuovo ritrovato è una invenzione divina, Allora Satana accorre, disturba i monaci dalla loro preghiera, narra loro l’invenzione di Gerberto. Incuriositi i frati abbandonano salteri e salmi, accorrono all’officina. Il profumo del nuovo liquore conturba le loro menti, essi bevono con Gerberto e tosto un’ esaltazione gioconda si impossessa di loro.
« Questo nuovo liquore, suggerisce ancora Satana, darà la ricchezza al vostro convento! »
Ed ecco l’ospedale delle buone opere cambiato in officina di distruzione. Cacciati gli ammalati, i monaci si son dati all’industria del liquore e l’oro si ammassa nelle loro casseforti.
Ma Gerberto, l’inventore, non ne ha premio che di gloria. L’avarizia possiede il cuore del monaco economo e Gerberto resta povero, sempre povero. Ma un giorno una bella cortigiana accompagnata da un cavaliere, viene a visitare, per curiosità il laboratorio di Gerberto; questi se ne innamora perdutamente e non le nasconde la sua passione. La cortigiana lo deride e lo ributta per la sua povertà.
« Con me, dice, occorrono gioielli e oro, e non parole ! ».

Gerberto avvilito e disperato confida i suoi dolori a Satana che lo consiglia di rubar l’oro all’economo, ruba il tesoro e fugge con Satana.
Al castello della cortigiana è sorpreso dal cavaliere amante, ed egli in un impeto d’ira e di gelosia, lo uccide. E poiché la cortigiana Fiammetta piange la morte del suo amante e protettore, Gerberto la consola indicandole il mucchio di denari che egli le ha portato.
Incomincia allora per Gerberto e la cortigiana una vita di piaceri e di lusso, ma i rimorsi dell’omicidio tormentano l’animo di Gerberto anche in mezzo alle feste. Egli pensa allora che solo il liquore della gioia lo potrà salvare, e circondato da amici cerca la dimenticanza nell’ubriachezza. Ben presto l’alcool fa sentire i suoi terribili effetti: l’abbrutimento trasforma Gerberto in un privo di affetti e di intelligenza. Del suo splendido ingegno più nulla rimane, come ben poco resta della bellezza di Fiammetta. La follia e le passioni più feroci si l’anno strada nei loro cervelli: una sera, in un’ orgia, per gelosia della donna e per male parole, Gerberto e la sua compagnia mettono mano alle spade e ai pugnali. Una mischia feroce ne segue, nella quale Gerberto e molti dei suoi lasciano la vita. Ed ecco, sul gruppo dei caduti, Satana lieto e trionfante, levare la coppa colma del verde liquore, e brindare alla distruzione ed alla rovina del genere umano.
Ciao,
ti faccio i complimenti per il tuo lavore,sono un appassionato di cose antiche,e vorrei chiedert come poter trovare questi tipi di film,puoi vendermeli???ibnusiqillyya27@hotmail.it
Grazie per i complimenti.
Venderli? Se leggi la presentazione vedrai che tutti questi film sono in archivi e cineteche. Ecco perché sono: ritrovati restaurati invisibili per quasi tutti.
Peccato, vero?