Potere sovrano (Temporal Power) – Tiber Film 1916

Temporal Power
Da sinistra a destra: Ignazio Lupi, Hesperia, Emilio Ghione, Temporal Power, Tiber Film 1916

Messa in scena: Baldassarre Negroni, Percy Nash.
Soggetto dal romanzo Temporal Power: a Study in Supremacy (1902)di Marie Corelli, riduzione per il cinema di Baldassarre Negroni, Percy Nash.
Operatore: Giorgio Ricci, Antonio Cufaro.
Scenografia: Giulio Lombardozzi.
Interpreti: Hesperia, Emilio Ghione, Ignazio Lupi, Alberto Collo; Diana D’Amore, Alfonso Cassini.
Produzione Tiber Film, Roma; m. 2257.
Film scomparso.

Zuma Cines 1913

Zuma Cines 1913
Una scena del film

Messa in scena di Baldassarre Negroni; soggetto di Augusto Genina.
Interpreti principali: Hesperia, Leda Gys, Ignazio Lupi, Pina Menichelli, Augusto Mastripietri, Bruto Castellani.
Produzione: Cines 1913; m. 800.

Argomento: Zuma, la mora del Sudan, fa parte della carovana dello zingaro Lucas ed essendo essa di animo mite, viene continuamente maltrattata dai suoi compagni. Nel paesello di Colfiorito, ameno luogo di villeggiatura, gli zingari sostano, e Zuma incaricata della distribuzione dei manifesti per lo spettacolo del baraccone, ha modo di conoscere i conti Fossi che l’accolgono con qualche benevolenza. I maltrattamenti nei suoi confronti continuano, e allora Zuma decide di fuggire e si rifugia nella villa dei conti Fossi. Lucas, lo zingaro, la ricerca per punirla della fuga, ma dietro compenso di molto danaro cede Zuma al conte Fossi, che è stato pregato di far ciò dalla moglie Claudia.

Se volete sapere come va a finire la storia, una copia di ’40 minuti, 35mmm, è depositata alla Cineteca Nazionale di Roma. Questa copia fu presentata alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone nel 1989.

Anime buie – Tiber Film 1916

anime buie
Hesperia, Emilio Ghione, manifesto del film Anime buie, disegno di Collino (in archivio, finalmente!)

La coppia protagonista di questo film: Hesperia-Emilio Ghione è molto popolare fra gli studiosi del cinema muto: rassegne, saggi, tesi di laurea, libri…

Nei ultimi tempi, sulla vita e l’opera di Emilio Ghione sono usciti due libri due, a distanza di un anno. Nei siti dell’archivio in penombra i post più visitati sono quelli dedicati a Ghione. Questo mi fa piacere, Ghione lo merita.

Uno dei primi film in cantiere del progetto Cinema Muto Italiano è questo Anime buie, produzione Tiber Film 1916:

E ancora Zà la mort, scenario, interpretazione e messa in scena di Emilio Ghione. Non si può dire che l’ottimo artista manchi d’immaginativa e d’attività. In questo è degno di tutta la nostra ammirazione, anche se, qualche volta, i suoi lavori presentino diversi e svariati… talloni d’Achille per gli strali della critica. Anime buie, ad esempio, dei suddetti talloni ne presenta una discreta quantità: molti sono così impercettibili che non vale la pena di prenderli di mira, ma uno, il primo, è così visibile che si può colpire facilmente anche con gli occhi bendati. Intendiamo parlare del soggetto. Non che Anime buie, cinematograficamente parlando, sia un soggetto mancato. Tutt’altro. Vi abbondano anzi tutti quegli elementi di attrattiva, d’imprevisto, di complicato, che, di fronte al pubblico, costituiscono sempre la maggiore garanzia di successo. Quello che manca è la logica, dato e non concesso che in cinematografo non si possa parlare di verosimiglianza. Le avventure di Zà la mort, questa volta, volano un po’ troppo rapidamente nei regni dell’assurdo, ed i regni dell’assurdo confinano, purtroppo, con quelli del grottesco.
Troppe trasformazioni compiono i personaggi di questo dramma. Troppe avventure complicano lo svolgimento dell’azione. Quel passaggio di Hesperia e di Zà la mort dalla vita delle taverne a quella del gran mondo cosmopolita non ci persuade, come non ci persuade quella fuga di Zà la mort dalla sala anatomica. Anche la fantasia ha dei confini. Anche le favole cinematografiche debbono essere contenute entro un certo limite di possibilità.

Con tutto questo Anime buie interessa. Il pubblico, ahimè!, non si contenta di piccole sensazioni: vuole delle emozioni, e immediate, e profonde, e violente. Ghione lo sa e non commette che il peccato, che noi perdoniamo ma che la Tiber ed i compratori di film perdonano facilmente, di asecondare il cattivo gusto del pubblico.
C’è però la sua parte buona anche in questi lavori: la messa in scena. Si potrà dire che in Anime buie non manca il « bal tabarin » e che quelle « pampas » americane sono un po’ troppo vicine a Roma, ma si deve riconoscere che Ghione sa ricostruire gli ambienti, dalle taverne ai saloni, sa scegliere gli esterni e sa far muovere gli attori. Ottima, ad esempio, sia dal punto di vista tecnico che da quello del movimento di masse, la scena dell’incendio.
L’interpretazione? Buona. Hesperia è sempre la nobilissima e magnifica attrice che ogni pubblico intelligente ammira. Il suo divino sorriso, i suoi gesti, le sue espressioni sono sempre di una deliziosa efficacia.
Ghione ha troppo stilizzato la figura di Zà la mort. Qualche volta dovrebbe un po’ rinnovarsi. Ma è pur sempre un attore di vigorosa espressività e di raro talento.
Ottimi gli altri. La fotografia della Tiber non ha bisogno di lodi: è sempre superiore.
Fandor (Il Tirso al cinematografo, luglio 1916)
Ho pronto il soggetto originale (Fandor parla delle pampas argentine, Ghione del Mexico, ma le scene sono ambientate in America del Nord), e qualche sorpresa. Se francesi, danesi, tedeschi, spagnoli, inglesi, americani possono editare i film dell’epoca del muto, si può fare, come direbbe Obama, lo stesso in Italia.

Presentato nella sezione Silents Italian Style del 6th Pordenone Silent Film Festival, 27 Sept. – 3 Oct. 1987.