Tigre reale dell’Itala Film

La Vita Cinematografica, Torino 7-15 giugno 1916

… e Piero Fosco, che vigilò l’esecuzione.

Gentilmente invitati, il giorno 23 Giugno assistemmo alla proiezione privata della grandiosa e passionale Tigre reale dell’Itala Film. Diffondersi in elogi sarebbe superflua cosa. La celebre Casa, nella sua ben nota modestia, non li ama punto. Essa ha la coscienza di ciò che è, di ciò che fa, e del come lo fa, e questo le basta. Pur tuttavia l’egregio ingegnere Sciamengo e l’emerito Signor Pastrone permettino di congratularci per questo loro lavoro, che certamente farà epoca, e che segna un’ascesa maggiore verso il superno fastigio della vera arte.

Sì, Tigre reale ha altissimi meriti, ha situazioni veramente straordinarie, una psicologia delicata, affatto speciale, avvincente davvero: le scene si svolgono con una congruenza, con una spontaneità veramente ammirabile. La concatenazione non manca mai, ed è piena di sorprese. E che attrice la Menichelli!…. Non si potrebbe essere più fervida di passione. La pellicola poi ha paesaggi esotici di una bellezza affascinante, ove si svolgono, con esatti criteri e finissimi particolari, indimenticabili episodi. Fotografia superba. Insomma una cosa degnissima, e che resterà.

Rendiamo poi grazie vive ai Sigg. Ing. Sciamengo e Pastrone della cordiale e sincera accoglienza.

Piero Fosco. Estendiamo la nostra ammirazione a questo valente, che ha curata, da pari suo, la ammirabile Tigre reale dell’Italia.

(La Cinematografia Italiana ed Estera, 1° Luglio 1916)

Tigre reale, Itala Film, La Vita Cinematografica, Torino, 7-15 giugno 1916

Testo ed immagini collezione archivio In Penombra, Roma.

Trionfo di Francesca Bertini in My Little Baby

My Little Baby (Caesar Film 1916)
My Little Baby (Caesar Film 1916)

Se analizziamo l’aspettativa con la quale la nuova interpretazione di Francesca Bertini veniva attesa, dobbiamo riconoscere che molti non erano disposti a credere che la grande artista drammatica avesse potuto, con pari successo, esordire nel genere comico.
I fatti, però, han dato torto agli increduli, poiché la bellissima diva ha deliziosamente interpretato il pregevolissimo lavoro della Caesar Film, e tutta Roma, accorsa al Margherita e all’Olimpia, ha sinceramente ed entusiasticamente applaudito, divertendosi un mondo, alle gioconde spiritosaggini della pazzerella e alla faceta gravità di Camillo De Riso!
My Little Baby avrà perciò moltissime repliche tanto all’Olimpia come al Margherita.
gio.livo (La Cinematografia Italiana ed Estera, 15 Giugno 1916)

È la prima film d’arte comica che abbia dato la cinematografia italiana. E ne sia data la lode a Giuseppe De Liguoro, che l’ha ideata ed inscenata.
Per una di quelle strane anomalie di cui non si sa imaginare la causa, il nostro paese, — che pure nelle sue tradizioni degli ultimi secoli aveva sempre mantenuto alto e fiorente il teatro comico popolare ed aveva insegnate alle nazioni e ai commediografi stranieri il segreto del riso vivace e spontaneo (ricordate i «lazzi» seicenteschi della nostra commedia dell’arte e il loro dilagare in Francia e l’attingervi a piene mani che vi ha fatto il Molière) — non aveva finora saputo affermarsi in questo genere del cinematografo. Le vere films di serena e arguta allegria, ci venivano soltanto dall’estero, — Levesque, Max Linder, Prince; la Gaumont e la Nordisk: le nostre sembravano condannate a esaurirsi nella insipida e grottesca monotonia degli scherzi grossolani, culminanti nel crollo del mobili e nelle fantastiche fughe.
La Caesar ci ha dato la prima film degna di competere vittoriosamente con le ottime venute d’oltr’alpe. Lo affermo per obbligo di sincerità, che non son uso a largire lodi indulgenti.
My Little Baby riposa su di una «trovata» felice, alta a sostenere lo svolgimento di una lunga serie di situazioni esilaranti, tutte di una comicità fine e garbata, pari alla cornice scenica che le accompagna. È commedia che vive di un continuo scintillio di riso, sapientemente animata da una vicenda turbinosa di episodi che si inseguono, s’intrecciano, si congiungono, senza lasciare che l’interesse si assopisca in pause inutili, in effetti artificiosi od errati.
Essa deve anche la sua fortuna agli interpreti perfetti. Tutte le scene — e molte ve n’ha di complicate, e basate sulla vertiginosa e precisa esecuzione — sono composte e dirette con piena perizia e armonia.
Gli attori sono tutti a posto: il De Antoni nella complimentosa e petulante insistenza del sindaco fotografico, il Benetti nella romantica posa del viveur navigato e dell’innamorato infelice. Ma soprattutto meritano ogni lode Camillo De Riso e Francesca Bertini. L’uno raggiunge il suo migliore effetto di comicità: ha « le physique du rôle »; il riso espressivo, bonario e, quando occorre, pieno di profonda malizia; il gesto di una incisività propria, efficacissimo e, nel tempo stesso, misurato. L’altra, si rivela in un nuovo aspetto, certo non meno interessante di quello drammatico in cui l’avevamo finora conosciuta: il genere si adatta mirabilmente alla sua esuberante anima meridionale, e vi riversa un brio indiavolato, travolgente, che seduce per la piena spontaneità, per la grazia birichina del riso, per la suprema disinvoltura nei più bizzarri e mutevoli atteggiamenti. My Little Baby segna per Francesca Bertini una delle più belle pagine della sua carriera, un trionfo più vero e maggiore che quello delle sue meglio note interpretazioni drammatiche, dove può avere più facili rivali.
A.r. (Apollon, Roma, 6 Giugno 1916)

Testo e immagine (dalla brochure originale del film) collezione archivio In Penombra, Roma.

Noterelle di vita cinematografica romana

"Madame Tallien" film di Enrico Guazzoni, la sala della Convenzione.
“Madame Tallien” film di Enrico Guazzoni, la sala della Convenzione.

Roma, Giugno 1916

Novità, novità, noooviiiiitaaaaaaaaaaaaaaaà ! direbbe un futurista dilettante dei sistemi ortopedico-tipografici del poeta Marinetti.
Quali novità ? Il disastro della Palatino? Per cui si sciupa ancora dell’inchiostro e si scomodano perfino i sottosegretari di Stato (ex ormai, visto che il Ministero è caduto proprio iersera) onde dimostrare che la legge dovrebbe porre riparo, imponendo l’assicurazione dei lavoratori della pellicola, quando è noto — invece — che tutti i grandi stabilimenti hanno sempre assicurato — senza la legge — il loro personale contro gli infortuni, e che se la Cines-Palatino non si trovava al coperto, ciò si deve all’eccezionale periodo lavorativo odierno, a causa della crisi che non permette alle grandi Case di lavorare nella loro piena efficienza?(1)
I litigi Mecheri-Barattolo, che son sempre sull’avviso e sempre armati di carta bollata per eventuali offensive?
La mancata fusione — allora — Caesar-Ambrosio, di cui si è tornato a parlare, a proposito di una innocentissima gita del cav. uff. Arturo Ambrosio a Roma, avvenuta proprio in questi giorni?
No, no, no! Questa è roba già vecchia, ed è troppo seria per essere interessante.
E dunque? Quali novità?
Andiamo per ordine, e sarete soddisfatti.
Augusto Genina ha lasciato la Medusa Film, della quale rimane  direttore artistico Lucio D’Ambra, e Ivo Illuminati è stato assunto quale metteur en scène.
Voi sapete che il cav. De Liguoro ha lasciata la Caesar per assumere la direzione di una nuovissima Casa: la Cosmopolis, che sorge sotto i migliori auspici, e della quale è proprietario il Cav. Giannantony, che è anche capitalista della rivista cinematografica Apollon. Come operatore della Casa è stato assunto Silvano Balboni.
Voi sapete questo, lo so. Ma lasciatemi finire, perché non sapete — o almeno non sarete tutti a saperlo — che fra i lavori che la nuova Casa prepara, è compresa la Tosca, oltre a Isabella d’Este, e forse, al Mameli di Belvederi e Leoncavallo, che dovrebbe essere eseguito per conto della Caesar, concessionaria dell’opera.
Il dramma del Sardou avrà a protagonista Leda Gys, che — com’è noto — è stata scritturata dalla Cosmopolis.
A proposito di questa interessantissima attrice, è stato molto commentato qui il suo allontanamento dalla Caserini Film, ed è stato commentato in senso svariatissimo; da alcuni gravemente, da altri — la maggior parte — in tono faceto.
Fidatevi un po’ a far della grande réclame a un’attrice, la quale, quando è arrivata al punto buono ed è riuscita a imporsi a spese vostre — di voi che l’avete indubbiamente lanciata e creata non per solo spirito di beneficenza, ma per ottenerne un comune vantaggio, e che vi ripromettete onestamente il frutto delle vostre fatiche e dei vostri sacrifici — quando è arrivata all’agognato traguardo della celebrità più o meno autentica, imita Guglielmone, dichiara pezzi di carta i contratti, li strappa e vi pianta senza nemmeno darvi gli otto giorni!
Così il frutto delle vostre fatiche e dei vostri sacrifici lo raccoglie un altro, molto allegramente!… Fidatevi un po’, e date anche il peso che si meritano a certe lettere gettate ai quattro venti su tutti i giornali e le riviste, per dichiarare solennissimamente « … i soliti maligni fanno correre la voce che io abbia intenzione di lasciare la Casa Zeta ecc., ecc… Ma io smentisco queste insinuazioni, e dichiaro che con la Casa Zeta ho un contratto di due anni, che ho intenzione di rinnovare alla scadenza ecc., ecc… !! ».
Fidatevi un po’…! e preparatevi a ridere subito dopo!
E giacché siamo in tema allegro di prime attrici, occupiamoci anche della diva, della stellissima, del sole nostro, della magnifica, della superba; di Francesca Bertini, o semplicemente ‘a signorina, per tutti della Caesar.
La dipartita del cav. De’ Liguoro ha lasciato la diva senza metteur en scène. E la cosa è molto seria, perché, se la diva è abituata ad avere un direttore artistico… per fare poi il comodo proprio, non è men vero che un direttore ci vuole, e non è facile trovare uno che sia all’altezza della situazione… e abbia tale spirito giacobbiano da resistere a lungo alle necessità e alle esigenze dei comodi della stellissima.
Perché questo si dice — per puro pettegolezzo — che tutti i metteurs en scène finiscono col perdere, presto o tardi, la pazienza. E così sarebbe anche avvenuto per Serena e De’ Liguoro, dato che nemmeno la Duse si è date le arie che si dà la magnifica!
Però, stando sempre ai si dice, un confidente che suole essere ben informato, mi dice all’orecchio che non è difficile che il posto onorifico e onorato, sia affidato al De Antoni, il noto attore drammatico che trovasi già scritturato alla Caesar, dove ha eseguito delle parti non certo primarie in qualche lavoro, come La perla del Cinema, e My Little Baby.

Sono sate censurate, in questi ultimi giorni, le seguenti films: Chi mi darà l’oblio senza morire?, dell’Excelsa Film di Barcellona, Edizioni Caserini; Tigre Reale, dell’Itala, la quale — sembra a noi — sia stata presa troppo di mira dalla Censura; La vita e la morte, della Manipulation, Edizioni Caserini.

(1) Il 18 Maggio 1916, al Celio, la Palatino Film di Roma (una filiale della Cines) « ha subito la distruzione di una impalcatura nel proprio teatro, mentre lo stesso era era affollatissimo di comparse, che costituivano il pubblico delle tribune, per la scena della Seduta alla Convenzione, che fa parte delle pellicola Madame Tallien. Il disastro è stato immane: un morto, due moribondi, e 70 persone tra contuse e ferite. Ora pende un’inchiesta per accertare le responsabilità, e per vedere se l’impalcatura era solida come vuole la legge ».