Napoléon d’Abel Gance vu par Jean Arroy

Saint-Just à la tribune (Abel Gance)
Napoléon vu par Abel Gance (1927), Saint-Just à la tribune (Abel Gance)

Paris, novembre 1927.

Napoléon a été présenté seulement devant quelques privilégiés — 20.000 spectateurs ont pu voir le film au cours des dix premières représentations à l’Opéra — et déjà il fait couler d’intarissables flots d’encre et remue sérieusement l’opinion. Aucun film n’a jamais suscité en si peu de temps autant de commentaires écrits ou parlés. C’est assez pour préjuger qu’il s’agit là d’une œuvre exceptionnelle. C’est la réaction violente dont la cinématographie française avait vraiment besoin pour sortir de l’apathie où elle stagne depuis longtemps. Mais alors que certains qui ont placé leurs plus grands espoirs en la volonté novatrice d’Abel Gance, affirment un enthousiasme pleinement justifié, d’autres, qui pour la plupart n’avaient jamais manifesté tant d’intérêt et de dévouement à la cause cinématographique, s’emparent de l’occasion et engagent un débat passionné, qu’ils  s’efforcent d’amener sur un terrain très éloigné de celui où se dresse le Temple de la Musique Lumineuse.

Ne trouvant pas de prise qui compromette la valeur cinématographique de l’œuvre, la seule qui compte, ils cherchent à faire dévier la discussion sur le terrain politique. Je n’insiste pas sur la perfidie du proc?dé imaginé par des professionnels que gêne terriblement la suprématie d’un tel créateur d’images, mais j’en signale l’adresse et aussi la facilité. Les vieux routiniers de la procédure juridique me comprendront. Il est à regretter que certains critiques intelligents, qui vantent par ailleurs les vertus cinégraphiques de l’œuvre, soient tombés dans ce piège.

Ainsi, ne trouvant pas de griefs valables contre le poète qui a animé cette grandiose symphonie d’images, s’en prennent-ils à Abel Gance en l’accusant d’impérialisme de tendance. On lui prête des intentions politiques qu’il n’a jamais eues, parce que de toutes ses préoccupations d’artiste la politique est sûrement la plus lointaine. Mais c’est éminemment français que de vouloir épingler la cocarde d’un parti sur toutes choses, et naturellement celle dont on affuble le film ne peut être taillée dans un drapeau rouge.

Je ne me crois pas qualifié pour répondre à ces accusations. Un tel film se défend par lui-même et n’a pas de meilleur juge que le public qui comprend mieux l’histoire que tels historiens et la complique moins. Mais si le film exprime indirectement une idée poltique, je vais m’efforcer de le définir ici, telle que j’ai cru la percevoir. Je ne suis ni assez bonapartiste, ni trop français pour qu’on m’accuse, je pense, des mêmes intentions.

Napoléon n’a jamais été pour Gance qu’un prétexte à inventer des images. Après J’Accuse, après La Roue, il lui fallait trouver un sujet de proportions telles qu’il lui permette d’exprimer simultanément et de fondre en un alliage très dense les tendances essentielles de ces deux créations antérieures, tout en les amplifiant, en les poussant plus avant. D’une part, sujet simple et grandiose, universel aussi, dans le ton des grandes légendes populaires et des chansons de geste.

Jean Arroy

La poesia dello schermo secondo Abel Gance

Una delle scena a triplo schermo nel film Napoleon (1927)
Una delle scena a triplo schermo nel film Napoleon (1927)

« Lo schermo triplo è una invenzione semplicissima. Mi stupisce che non vi si sia pensato prima d’oggi.

Si dice spesso che il bisogno crea l’organo. Ebbene è stato per questo che sono stato portato a cercare in questa direzione.

Ho molte volte sofferto per la dimensione dello schermo ordinario.

Quando volevo riprodurre una folla numerosa ero costretto a ridurre la scala a tali proporzioni che i personaggi si vedevano appena. Da qui l’idea di triplicare lo schermo quando ve n’era bisogno. »

Così dicendo Gance si dirige verso il fondo della sala, dove c’è uno schermo ordinario fra due tende nere, tira il cordone e le tende si aprono. Da ogni lato lo schermo appare in tutta la sua lunghezza. Sembra un grande affresco bianco.

« Pensate che cosa sarà quando questo affresco si anima. Voi ancora non potete immaginarlo con esattezza. È un colpo d’occhio formidabile, assolutamente nuovo. Tutta una battaglia che si svolge in questo triplo quadro, l’incendio di Tolone, la sfilata dell’armata d’Italia, le cariche, i combattimenti.

Tutta la scala è scalzata.

Tutto riveste una vastità, una dimensione nuova, assolutamente differente di tutto quanto si è visto in passato.

Questo apre il campo a mille possibilità che, sino ad oggi, erano irrealizzabili.

Per ottenere questi risultati tre apparecchi da presa girano contemporaneamente. Sono piazzati uno sopra l’altro, verticalmente. Questo tipo di riprese dovrebbero portare ad un piccolo spostamento dell’immagine, ma esso è insignificante.

La più grande difficoltà è di ottenere un sincronismo perfetto e ci si arriva essendo i tre apparecchi fissati sullo stesso tripode. Ma è necessario pensare ad ogni dettaglio: che le lampade siano le stesse, il voltaggio e l’amperaggio siano uguali.

Si può credere che lo schermo triplo serva soltanto alle figurazioni estese, ma esso servirà anche per il dramma psicologico, per i primi piani dei visi. Si può seguire il dramma interiore che ne risulta su tre diverse espressioni di un viso, e questo simultaneamente invece che successivamente. L’azione si trova così concentrata e ingrandita tutt’assieme. È la poesia dello schermo.

Questa e molte altre cose si possono fare con lo schermo triplo. Evidentemente non si potrà adottare subito questo schermo in tutte le sale, non essendo queste costruite per esso. »

(intervista di Pierre Lagarde ad Abel Gance, Comoedia, 24 dicembre 1926) 

Il Napoleon di Abel Gance ritorna sul grande schermo

J’ai donné à Napoleon mon âme, mon cœur, ma vie, ma santé. Je n’ai rien négligé pour faire enfin le plus beau film de notre pays. J’ai dépassé les limites du dévouement à une entreprise en ruinant peu à pau par l’excés de travail mes forces vives.

Abel Gance (Ajaccio le 22 Avril 1925)

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La prima di Napoleon vu par Abel Gance avvenne a Parigi, al Théâtre National de l’Opera, il 7 aprile 1927. Gance la ricorda come “una serata incredibile, senza precedenti. Alla fine il pubblico si alzo in piedi, applaudendo.

Gance voleva raccontare la vita di Bonaparte dividendola in sei film. Ma i problemi finanziari erano tali che riuscì a completare a malapena il primo. Ciò nonostante non lesinò al progetto né soldi né tempo: le scene e i costumi furono preparati con cura minuziosa fin nei minimi dettagli e gli esterni furono girati nei luoghi dove erano veramente accaduti i fatti storici. Gance non amava la staticità pittorica di tanti film storici, e cercava dinamismo e immediatezza. Per lui il cavalletto era la stampella di una fantasia paralitica. Il suo scopo era quello di liberare la macchina da presa, fiondarla in mezzo all’azione, e fare in modo che il pubblico abbandonasse il suo ruolo di spettatore per diventare un partecipante attivo.

Negli studi di posa tedeschi i tecnici stavano mettendo le ruote alla macchina da presa. Gance le mise le ali. La legò alla groppa di un cavallo per dei rapidi inserti nella sequenza dell’inseguimento attraverso la Corsica; la appese a cavi sospesi in aria, come una funivia in miniatura; la montò su un gigantesco pendolo per ottenere l’effetto di vertigine causato dalla tempesta nella sequenza della Convenzione. Ma niente fece sensazione come i Trittici, il sistema a tre schermi che anticipava di trent’anni il Cinerama.

Questo procedimento fù chiamato Polyvision, e Gance si aspettava che avrebbe rivoluzionato l’industria. Ma proprio dopo sei mesi dalla prima di Napoleon uscì The Jazz Singer (Il cantante di jazz), e la rivoluzione del cinema sonoro fece dimenticare le innovazioni di Napoleon. Il film scomparve.

Kevin Brownlow
(dal programma di sala di Napoleon, presentato a Roma il 10, 11, 12 settembre 1981, Andrea Andermann e la Cooperativa Massenzio)

Fra dieci giorni, il 24 marzo 2012, il Napoleon di Abel Gance ritorna sul grande schermo del Paramount Theatre (Oakland – California):

Abel Gance’s epic NAPOLEON is the Holy Grail of silent masterpieces. In the early 1980s, Francis Ford Coppola toured a 4-hour road show version that many still consider their most unforgettable movie experience ever. Now, over 30 years later, the San Francisco Silent Film Festival is finally presenting legendary film historian Kevin Brownlow’s complete 5 1/2 hour restoration in the United States, along with the American premiere of the magnificent score by Carl Davis, at the Art Deco Paramount Theatre, Oakland. Mr. Davis will conduct 48 members of the Oakland East Bay Symphony for these four unique screenings, which also feature the original “Polyvision” three-screen finale. Due to the expense, technical challenges, and complicated rights issues involved, no screenings are planned for any other American city. This monumental event is being presented by the San Francisco Silent Film Festival, in association with American Zoetrope, The Film Preserve, Photoplay Productions and BFI.

Altre informazioni: trailer, videos, acquisto biglietti, ecc. The San Francisco Silent Film Festival.

Le immagini dello slideshow corrispondono a diversi momenti durante le riprese in Francia e Corsica.