La poesia dello schermo secondo Abel Gance

Una delle scena a triplo schermo nel film Napoleon (1927)
Una delle scena a triplo schermo nel film Napoleon (1927)

« Lo schermo triplo è una invenzione semplicissima. Mi stupisce che non vi si sia pensato prima d’oggi.

Si dice spesso che il bisogno crea l’organo. Ebbene è stato per questo che sono stato portato a cercare in questa direzione.

Ho molte volte sofferto per la dimensione dello schermo ordinario.

Quando volevo riprodurre una folla numerosa ero costretto a ridurre la scala a tali proporzioni che i personaggi si vedevano appena. Da qui l’idea di triplicare lo schermo quando ve n’era bisogno. »

Così dicendo Gance si dirige verso il fondo della sala, dove c’è uno schermo ordinario fra due tende nere, tira il cordone e le tende si aprono. Da ogni lato lo schermo appare in tutta la sua lunghezza. Sembra un grande affresco bianco.

« Pensate che cosa sarà quando questo affresco si anima. Voi ancora non potete immaginarlo con esattezza. È un colpo d’occhio formidabile, assolutamente nuovo. Tutta una battaglia che si svolge in questo triplo quadro, l’incendio di Tolone, la sfilata dell’armata d’Italia, le cariche, i combattimenti.

Tutta la scala è scalzata.

Tutto riveste una vastità, una dimensione nuova, assolutamente differente di tutto quanto si è visto in passato.

Questo apre il campo a mille possibilità che, sino ad oggi, erano irrealizzabili.

Per ottenere questi risultati tre apparecchi da presa girano contemporaneamente. Sono piazzati uno sopra l’altro, verticalmente. Questo tipo di riprese dovrebbero portare ad un piccolo spostamento dell’immagine, ma esso è insignificante.

La più grande difficoltà è di ottenere un sincronismo perfetto e ci si arriva essendo i tre apparecchi fissati sullo stesso tripode. Ma è necessario pensare ad ogni dettaglio: che le lampade siano le stesse, il voltaggio e l’amperaggio siano uguali.

Si può credere che lo schermo triplo serva soltanto alle figurazioni estese, ma esso servirà anche per il dramma psicologico, per i primi piani dei visi. Si può seguire il dramma interiore che ne risulta su tre diverse espressioni di un viso, e questo simultaneamente invece che successivamente. L’azione si trova così concentrata e ingrandita tutt’assieme. È la poesia dello schermo.

Questa e molte altre cose si possono fare con lo schermo triplo. Evidentemente non si potrà adottare subito questo schermo in tutte le sale, non essendo queste costruite per esso. »

(intervista di Pierre Lagarde ad Abel Gance, Comoedia, 24 dicembre 1926)