Memoriale dei Cinematografisti al Ministero dell’Interno

Cinematografo Centrale Milano Piazza del Duomo

Il 9 ottobre 1912, in Milano, convocati da un Comitato Pro-Cinema, si riunivano in due numerose assemblee, presiedute dal Cav. Antonio Bonetti, i proprietari ed esercenti di cinematografi di ogni parte d’Italia, e discutevano ed approvavano lo Statuto della Associazione dei Cinematografisti d’Italia che dichiaravasi costituita.
Procedendo immediatamente alla nomina delle cariche sociali risultarono eletti consiglieri è siignori: Bonetti Cav. Antonio, Bonomi Vittorio, Del Grosso Luigi di Milano; Furlan Vittorio di Firenze; Roatto Cav. Luigi di Venezia; Alberini Filoteo di Roma; Barattolo Giuseppe di Napoli. Revisori dei Conti i signori: Corti Luigi di Milano, Minuti Florenzio di Firenze e G. Frascaroli di Bologna.
Su proposta del Consiglio stesso, fu dalla assemblea emesso il voto seguente: «L’assemblea fa voto che il Consiglio direttivo si metta in relazione coi rappresentanti delle altre classi dell’industria cinematografica per studiare il modo di associarle nella difesa degli interessi comuni».
L’Associazione teste costituita per la tutela degli interessi e dei diritti dei Proprietari ed Esercenti di cinematografi è la prima organizzazione che sorge nella vasta, complessa e nuovissima industria: essa si propone anche di promuovere e favorire l’organizzazione delle altre classi — formate da molte migliaia di persone — che vivono dell’arte e dell’industria cinematografica.
Il primo atto della nuova Associazione sarà la presentazione al Governo di un memoriale in opposizione a quello presentato da alcuni artisti di teatro contro i cinematografi.

Eccellenza,
Poichè alcuni artisti di teatro ritennero opportuno far pervenire alla E. V. una istanza diretta a sollecitare misure restrittive alla libertà di esercizio dei cinematografi, siamo costretti a presentare a V. E. l’espressione delle nostre ragioni.
Ed anzitutto ci è gradito e doveroso accertare che i gusti del pubblico non rivelano quella tendenza alla immoralità che in detta istanza si vuole ad arte imputare agli spettacoli cinematografici.
Noi che di tali spettacoli facciamo l’oggetto della nostra industria sappiamo che il pubblico è sempre desideroso di spettacoli che non urtino nè il suo senso morale, nè le sue convinzioni religiose, politiche o civili, nè la sua profonda e sana educazione.
E se talora uno spettacolo oltrepassa i limiti della convenienza, noi siamo i primi a deplorarlo, e, quando siamo in tempo, ricusiamo di presentarlo al pubblico che, a buon diritto, se ne sdegnerebbe.
Ci preme pertanto osservare che i soggetti del Cinematografo sono tratti per lo più da opere storiche, drammatiche, liriche, tragiche, da romanzi, novelle, racconti, da tutte le fonti insomma della letteratura — dalla Bibbia al Giornale — che non ebbero mai nè tanta asprezza di critiche, nè tanta verecondia di opposizione. Ben a torto quindi: si attribuisce alla letteratura del cinematografo una speciale immoralità.
E, del resto, l’Autorità prefettizia vigila sempre attentamente sulla pubblicazione delle films. La sua vigilanza costituisce la nostra garanzia.
Ma ricordiamo pure che il Cinematografo non soltanto si giova di argomenti teatrali, ma anche e sopratutto di verità e di naturalezza. E ai fenomeni scientifici, dei quali diffonde, con suprema e insuperata facilità, la conoscenza nel popolo, agli avvenimenti del giorno che riproduce con portentosa evidenza e rapidità, la sua funzione educatrice e volgarizzatrice, oltrepassa ogni supposizione, e gareggia — talvolta vittoriosamente — con l’opera diffonditrice di cultura e di bellezza del libro, della rivista, dell’opuscolo — e anche, quando il suo contenuto è appena sopportabile pel teatro, del quale non riprodurrà mai certi deplorevoli lavori, che già furono la risorsa di molte compagnie comiche e drammatiche.
ll Governo non può neppure aver dimenticato che recentemente il cinematografo ha diffusa nel popolo la conoscenza di fatti, episodii, circostanze che hanno grandemente contribuito a ravvivare l’orgoglio nazionale, a tener vivo l’entusiasmo patriottico, a documentare la gloria dell’Esercito e della Marina, ed ha perfino collaborato col Governo in gentili manifestazioni di fratellanza nazionale tra i cittadini e i soldati d’Italia.
Finora, certo, nè il teatro, nè gli altri han saputo fare altrettanto.
Ed inoltre, Eccellenza, il Cinematografo ha diffusa tanta cultura in pochi anni, e con tanta efficacia, che le scuole, i ricreatorii, i collegi, gli ospizi e le chiese hanno ritenuto opportuno valersene. Perchè non dovrebbero valersi i liberi cittadini di un prodotto di cultura e diletto per farne oggetto di una industria onesta e rispettabile ?…
I pochi artisti di teatro, che non sanno, non possono o non vogliono avere i vantaggi che l’industria e Arte cinematografica offrirebbero anche a loro, invocano dal Governo provvedimenti intesi a vessare l’esercizio dei locali di Cinematografo con l’ingenua speranza che quand’anche li ottenessero, il pubblico andrebbe di più ai loro teatri. In altri termini, essi vorrebbero che in qualche modo il Governo si adoperasse a mandare i cittadini al teatro… impedendo loro di andare altrove.
Gli artisti non hanno osato invocare il teatro coatto, ma invocano francamente dal Governo che dosi con parsimonia i Cinematografi ai cittadini, come se i cittadini, impediti di andare al Cinematografo, non avessero la risorsa di restare a casa loro.
Si associano alle istanze di quegli artisti i proprietari dei teatri, i quali tengono a far sapere che fanno cattivi affari. Ammesso che ciò sia vero, ne danno la colpa al Cinematografo. Questa colpa andrebbe dimostrata; e, quand’anche sussistesse, si potrebbe domandare se, per questo, il Governo debba intervenire per impedire ai Cinematografi di fare i loro affari.
Che dovremmo noi dire quando i dirigenti dei teatri ricorrono, per aumentare i loro lauti guadagni, nei loro teatri, agli abborriti spettacoli cinematografici?…
Accade, in questi casi, lo strano fenomeno che il pubblico poco e a malincuore li frequenta. Ed è naturale; perchè il pubblico ha il buon senso di pretendere del teatro — e non delle proiezioni. — quando và al teatro; evidentemente perchè, quando vuole delle proiezioni, và al Cinematografo.
Ma in fatto è vero che i teatri sono pieni, sempre chè gli spettacoli meritino il favore del pubblico.
Esattamente come i Cinematografi , sebbene gli spettacoli, per loro natura, siano sempre diversi.
Non crediamo necessario indugiare ancora nel far presente a Vostra Eccellenza le considerazioni di opportunità e di legge che tutelano la libertà dell’esercizio di una industria, come qualunque altra libertà.
Non sussistono per il Cinematografo le ragioni di salute pubblica o di polizia, o di provvidenza fiscale, o di regime economico che legittimano certe restrizioni per le farmacie, per le rivendite di generi di privativa, per le macellerie, per gli spacci in genere di materie pericolose — siano alcool o esplodenti — ; quindi, sebbene non dubitiamo della liberalità di sentimenti di V. E., facciamo formale istanza perchè Le piaccia non accogliere la prima domanda della istanza ricevuta da alcuni artisti di teatro.
Quanto alle altre domande, ricordiamo semplicemente che gli esercizi di Cinematografo sono soggetti, come esercizi di pubblici spettacoli, alle leggi e ai regolamenti che gli esercenti si studiario di osservare scrupolosamente, anche perchè essi sono la garanzia del pubblico e della loro industria.
Nessuna ragione autorizza a supporre che il pubblico non sia protetto e garantito nelle sale da Cinematografo — che sono tutte moderne e quindi fatte a norma dell’attuale legge; — resterebbe a dimostrare, invece, se eguali condizioni di sicurezza sussistano rigorosamente in tutti i teatri, che sono, per solito, di antica costruzione.
Dalla Eccellenza Vostra invochiamo quindi, nella prudente sua saggezza , che come siamo per la nostra industria soggetti alla legge e alla Autorità, così possiamo restare sotto la loro tutela, senza alcun bisogno di restrizioni ulteriori che, danneggiando noi, non avvantaggerebbero nessuno — neppure lo Stato, che dalla facilità (provvidenziale per la coltura popolare) con la quale i locali di Cinematografo
si moltiplicano, trae una non trascurabile somma di imposte — e sarebbero di grande danno a migliaia e migliaia di lavoratori — e anche di artisti — che nella industria cinematografica hanno lavoro e rimunerazione.
Nè occorre notare l’assurdità di quelle riserve per le quali alcuni artisti dichiarano di non essere ostili alle Case produttrici, ma di esigere restrizioni pei locali — come se gli interessi dei consumatori di una industria non fossero in diretta corrispondenza con quelli dei produttori.
Noi non invochiamo restrizioni per i teatri, neppure se e quando vi si eserciti il Cinematografo; ma chiediamo che sià garantita alla nostra industria la libertà che le leggi di un paese civile garantiscono a tutte le industrie.
Gli artisti seguano la loro via; ma, ci lascino seguire la nostra.
Di avere dovuto, per la tutela dei anti interessi leciti ed onesti di cittadini e di industriali, recare a Vostra Eccellenza il disturbo della presente istanza, ci scusiamo.
Provocati, e non provocatori, abbiam voluto opporre argomenti ad argomenti.
E, fidenti nella equanimità sapiente di V. E., ci rassegnamo con prondo ossequio

devotissimi :

(seguono le firme)

I cinema aboliscono le orchestre

Leda Gys in Santarellina, messa in scena di Eugenio Perego, produzione Lombardo Film Napoli 1923, soggetto dall’operetta Manz’elle Nitouche (1883) di Meilhac e Milhaud, musicata da Hervé

Torino, 18 aprile 1925

Quando venne reso noto il Decreto Governativo col quale si affidava alla Società Autori l’incarico dell’esazione dei diritti erariali sui biglietti dei cinematografi, abbiamo consigliato gli esercenti di tutta Italia a scuotersi una buona volta dalla loro proverbiale apatia, e guardare un pò più in là della punta del proprio naso, poiché prevedevamo a quali risultati ci avrebbe condotto la tutela di un Ente notoriamente avverso al cinematrografo.

In un primo tempo ci è sembrato che la nostra voce fosse stata accolta; infatti si è delineato subito un movimento tendente ad ottenere dal Governo una proroga per avere il tempo di prospettare poi, con più calma, la vera situazione della maggior parte dei locali di proiezione, ed il danno che ne avrebbero risentito. Ma dopo pochi giorni i propositi di resistenza sono sfumati, ed accontentandosi delle solite vaghe promesse i dirigenti del movimento ritornarono sui loro passi e tutto finì come finiscono le cose… cinematografiche. Il decreto ebbe la sua piena effetuazione e la Società degli Autori si è potuta insediare – troneggiante e dispotica – in tutti i locali cinematografici del bell’italo suolo.

Da quel momento gli esercenti finirono di essere padroni in casa propria, per venir guardati e sorvegliati con occhio sospetto, quasi con propositi ostili.

Comunque, ciascuno si assoggettò alle nuove disposizioni, sperando sempre che un giorno o l’altro il Governo si sarebbe persuaso della giustezza dei loro reclami, ed avrebbe concesso un’equa riduzione della tassa, per non mandare in malora una buona parte dei locali, specie di provincia; che non possono sopportare oltre gli enormi tributi a cui sono assoggettati.

In questi giorni si delinea all’orizzonte una nuova minaccia: la Società degli Autori intende elevare di molto la percentuale sui diritti musicali, tanto che a Roma è già avvenuta una riunione dei proprietari di cinematografi, e dopo una lunga discussione è stato votato all’unanimità il seguente ordine del giorno, con la nomina di una Commissione perché lo presenti e lo illustri alle autorità cittadine, e sottoscrivendo un accordo per la eliminazione di una parte della produzione musicale del repertorio dei cinematografi, con conseguente modificazione radicale del complemento orchestrale delle proiezioni:

«L’assemblea generale dei cinematografisti della Sezione Romana, tenuta il 14 aprile 1925, di fronte alla nuova pretesa della Società Italiana degli Autori che con lettera dell’7 aprile 1925 ha comunicato, dal primo di detto mese, l’aumento dal 100 al 150 per cento della tassa mensile per i diritti di autore nella produzione musicale usata, e preannunciato un ulteriore aumento dal 1° novembre p. v. pur sapendo che gli esercizi cinematografici sono in viva attesa dello sgravio del tributo supplementare promesso dal ministro delle Finanze, per garantire la continuità degli spettacoli cinematografici;

mentre richiama l’attenzione del Governo sui gravi effetti del principio che informò la concessione dell’esazione di un tributo erariale ad un Ente privato concorrente del cinematografo e costata che le prevenzioni dei cinematografisti erano pienamente giustificate;

dichiara che il compenso all’autore per la musica eseguita nel cinematografo a secondario complemento dello spettacolo, non può essere di molto inferiore a quello fissato per gli altri spettacoli, che la produzione musicale è parte principale, e necessaria;

chiarisce che le considerazioni avanzate dalla Società degli Autori sugli utili dei cinematografi sono totalmente arbitrarie ed esagerate, poiché all’Ente predetto non sono cognite le ingenti spese imposte agli esercizi in misura molto superiore a quelle delle altre categorie di spettacoli;

conferma che gli esercizi non possono sopportare l’aumento della tassa mensile preteso dalla Società e lo respinge;

e riservandosi di procedere alla radicale immediata modificazione del complemento musicale agli spettacoli cinematografici;

domanda la solidarietà della. Federazione nazionale esercenti Cinema e commercianti in Films per questa importante questione che minaccia gravemente l’intero commercio cinematografico italiano ».

Approviamo incondizionatamente la decisione dei cinematografisti della Capitale e vogliamo credere che di conseguenza si uniformeranno anche quelli delle altre città.

A smorzare gli appetiti della Società degli Autori basterà; per intanto, che si mettano tutti d’accordo onde formare un repertorio cinematografico proprio con musica di pubblico dominio e musica nuova scritta appositamente.

In seguito si potrà pensare alla creazione di un Ente musicale, che potrebbe avere vita rigogliosa e prospera.

Torneremo sull’argomento.

Il Cinema dei Piccoli di Roma compie cent’anni

Il Cinema dei Piccoli a Villa Borghese, Roma

Roma, 23 febbraio 1921

Con un magnifico sole, ieri, ha avuto luogo l’inaugurazione del Cinema dei Piccoli, nell’incantevole e ridente chalet Bernardini a Villa Umberto.

La Società C. I. D. — e per essa i signori Mercanti, Pierlorenzi e Armando Papò, ideatori e organizzatori del Cinema dei Piccoli — ha saputo organizzare una riuscitissima e graziosissima festa, alla quale hanno preso parte i bimbi della migliore aristocrazia romana accompagnati dalle rispettive famiglie.

È stato svolto uno scelto programma cinematografico specialmente adatto per bambini, ed i piccoli spettatori hanno sorriso e applaudito allegramente alle numerose vicende passate sullo schermo.

Tra l’altro è stata molto applaudita la prima visione di un brano della film Un viaggio nella luna (1) con un criterio nuovo ideato dal sig. Armando Papò e che risponde perfettamente al concetto delle films istruttive e dilettevoli per i bambini.

Patapum e Farfarello costruiscono l’aeroplano che li porterà nella luna.

Assai ammirato è stato l’addobbo delle sale del quale la signora Adele Bernardini, che è stata l’infaticabile organizzatrice della festa di ieri ha diretto personalmente i lavori.

Sono stati pure assai ammirati i grandi quadri rappresentanti Pippo Pupo e Peppa Pupa che il nostro Moroni-Celsi ha disegnati con la maestria che lo distingue.

La ditta Bernardini ha offerto infine con squisita signorilità un sontuoso rinfresco a tutti i presenti.

Tra i molteplici intervenuti abbiamo notato: S. E. Bertini, il gen. Piola-Caselli in rappresentanza del comandante la divisione, l’on. Arnone, il comm. Pediconi e famiglia, il comm. Cicolone, il cav. Cappuccio, Guglielmo Giannini, il cav. Bernardini, senatore Quarta e famiglia, on. Chimienti, ing. Fiorentino, ing. Taddei, famiglia Fera, cav. Orlandi, cav. Ponzi, comm. Angelelli, Vittorio Podrecca, signora Hesperia, signora Liliana Meyran, cav. Bulla del Torchio, signora Cadelo, signora Raimondo Volmys, sig. Jacques Pietrini, ing. Marconi, signora Saralvaickch, le famiglie Bernardini, Campanelli, Panunzi, Arnoni, Moroni-Celsi, Squarsanti, Ewans, Corradi, Croce, Flamini, Giovanelli, Contrini-Buonarotti, Sabatucci, Cortini, Parisini, Castelli e tante altre che è impossibile enumerare.

Tutti, cominciando da S. E. Bertini hanno avuto parole di elogio vivissimo e per la signora Bernardini e per i rappresentanti della C.I.D. per la geniale iniziativa che troverà certo il consenso unanime di tutta la parte eletta della cittadinanza.

Oggi si inizieranno alle ore 15 gli spettacoli a pagamento, spettacoli che hanno anche, come già abbiamo avuto occasione di dire, uno scopo benefico.

Verrà poi estratta una lotteria con ricchi premi offerti dalle ditte Zingone Francesco, Zingone Gennaro, Ferraioli, De Luzy, Finocchi, Gino de Caroli via E, Filiberto 217, specialità in profumi ed Azo-colore, vari e graziosissimi doni dalla ditta Giannuzzi e Trombetti successori Corvisieri, Stefanini, Casa della Moda, Tagliacozzo, La Rinascente, ecc.

I fiori sono offerti dalla ditta F. Menchinelli via Veneto 82 ed altri.
(da Il Messaggero)

  1. Roma, gennaio 1921. È stata creata a Roma dai Sigg. Ing. Raoul Marconi, Armando Papò, Giacomo Pietrini e Nicola Pierlorenzi la nuova Casa Editrice Lilliput Film, per l’edizione di films fantastiche eseguite secondo un metodo originale ideato da Armando Papò, mediante il quale dei piccoli attori in legno agiscono, pensano e si muovono entro un mondo fantastico creato appositamente. Prima film che si sta girando: Un viaggio nella luna, dove assisteremo alla visione di regioni siderali e di mondi interplanetari.

Altre notizie sulla Lilliput e i film di Armando Papò presentati al Cinema dei Piccoli in questo post: La Cine-plastica di Armando Papò