Torino, gennaio 1923
La ricomparsa di un lavoro di Roberto Roberti e di Francesca Bertini, non poteva fare a meno di rinnovare un certo senso di compiacimento e di ammirazione, benché in un cimento suscettibile di confronti e di appunti artistici.
Ma i primi pregiudizi caddero ben presto e così il lavoro parve assurgere al suo più pieno successo anche dal lato della sua esecuzione, dove ebbimo campo di riscontrarvi dell’ottima messa in scena, adeguatamente sorretti da un’altrettanto perfetta interpretazione.
Anzi, possiamo dire che tutti gli artefici del film e tutti gl’interpreti assolsero il loro compito senza eccezione alcuna, sottoponendo al nostro giudizio un film inappuntabile per coesione ed affiatamento, nonché irreprensibile anche dal lato estetico e letterario, dove facilmente, il bellissimo lavoro del Bataille avrebbe potuto essere frainteso, data la materiale impossibilità di tradurne in atto sullo schermo certe sue finezze artistiche, derivate più da scambi di concetti che da potenzialità psicologica.
Ma tutto questo fu assai esimiamente superato, cosicché non ci restò che ammirare con certa nostalgia la bella e potente diva, nuovamente ritornata, per cura della Direzione del Cinema Ambrosio, a far parlare di sé nella nostra città, dove, forse, più che in ogni altra, ha trovato una corrente ragguardevolissima di ammiratori.
Buona, sotto ogni riguardo, pure la fotografia, specie nella nitidezza dei suoi primi piani, dove ci fu dato modo di rilevare, in chi li ha eseguiti, dell’insuperabile tecnica e dell’ottimo gusto artistico, non esclusa un’apprezzabilissima capacità d’inquadramento ed una spiccatissima estetica.
Grande fu così l’entusiasmo del pubblico, che numeroso accorse a testimoniare, con la sua assiduità, il suo compiacimento, avvalorando così con maggior efficacia il sostanziale successo ottenuto dalla Caesar Film con questa nuova manifestazione di potenzialità artistica.