Il Teatro del Silenzio (4)

Tempio del film Cabiria in costruzione
Il tempio di Moloch nel film Cabiria “da far concorrenza alla Mole Antonelliana”

Ma ecco che in un angolo del teatro si sta eseguendo una scena a trucco. Quante volte il pubblico capisce che ciò che vede non è naturale, pensa che ci debba essere l’aiuto del trucco, ma non può capire come sia stato eseguito.

Ad esempio, spesso, e in special modo nelle scene comiche, si vede un attore che da terra salta su un muro altissimo, cosa impossibile, anche al più esperto saltatore. In ciò il trucco consiste nel far eseguire all’attore il salto invece che da terra sul muro, dal muro a terra, colle spalle voltate verso la macchina da presa, che gira al contrario. Naturalmente, dopo eseguita l’operazione di stampa e sviluppo, e attaccata la scena nel senso giusto, si ottiene l’effetto del salto al rovescio.

Altro trucco comune: Le automobili che corrono in modo vertiginoso, i cavalli che vanno a un galoppo impossibile.

Per poter capire il trucco bisogna sapere che la macchina da presa fa 32 fotogrammi ogni giro di manovella, e cioè presso a poco ogni minuto secondo.

Se un’automobile viene cinematografata colla solita regola ne risulta la vera velocità; se invece si prendono solo 14-15 fotogrammi ogni giro di manovella, si ottiene che si hanno molto meno fotografie di ogni movimento. Perciò questo trucco si eseguisce imponendo alla macchina da presa una minore velocità in modo da fare un numero di fotogrammi molto minore del consueto. Ne risulta che passando sullo schermo si ha l’idea della corsa vertiginosa. In queste scene stesse assistono degli attori, e vediamo che essi hanno i movimenti d’una lentezza regolari; questo si ottiene facendoli muovere e gestire molto lentamente.

Avete mai visto le scarpe allacciarsi da sole, i piatti lavarsi senza l’aiuto della domestica addormentata? Questo trucco fa venire i capelli grigi a chi lo fa. Spiegandone uno, capirete tutti quelli dello stesso genere. Anziché cinematografare come al solito, continuamente, si fa un solo fotogramma alla volta. Ad esempio, per la scarpa che si infila da sola: Mentre l’operatore sta alla macchina da presa, un aiutante allaccia la scarpa — prima infila la fettuccia in un occhiello, si leva, l’operatore fa un fotogramma, poi chiude l’obiettivo della macchina, l’aiutante infila un altro occhiello, si leva di nuovo, nuova fotografia della nuova posizione del laccio, e così fino ad operazione finita. Proiettato sullo schermo si ha l’idea che la scarpa si sia infilata da sola.

E vi spiegherò in ultimo il trucco dell’eruzione dell’Etna in Cabiria. Chi l’ha visto, compresi i conoscitori, sono rimasti stupefatti, tanto era vera quell’eruzione e la fuga della gente, sotto la pioggia di cenere e lapilli.

Questo fu fatto mediante sovrimpressione, fotografando cioè due azione sullo stesso negativo.

L’Etna era piccolissimo, alto forse un metro e mezzo, costruito in muratura. Nell’interno c’era il materiale da ardere e far eruttare dal cratere al momento della scena. Eseguite pure in muratura, ma queste in proporzioni più grandi, le falde del monte, si cinematografò prima la fuga della popolazione giù dalle falde, piazzando la macchina molto lontana dalla scena dell’azione, in modo che i personaggi risultassero piccolissimi, poi sempre sullo stesso negativo, non ancora sviluppato, si impressionò l’Etna in eruzione, ma avendo cura che le falde prima cinematografate restassero veramente ai piedi del monte. Operazioni queste naturalmente difficilissime, ma che se sono bene eseguite rendono l’idea esatta di ciò che si vuol far vedere e non è.

E l’incendio delle navi romane? Ma qui voi mi dite basta. No, non ve lo spiegherò, vi dirò solo che fu eseguito con dei giocattoli, in una catinella… o quasi. Cosa sorprendente vero? Ma qualche volta il trucco è eseguito male, e allora fa una pena vedere la povera barchetta da un soldo muoversi e ballare nelle… agitate onde del catino.

Ma ora temo che voi dobbiate credere che tutto sia in cinematografia basato sulla economia della barchetta — no — per carità. Cabiria ha costato circa un milione — e il tempio di Molock era di tali proporzioni da far concorrenza alla Mole Antonelliana.

Segue…