Mostra su Arrigo Frusta, pioniere della sceneggiatura italiana

Arrigo Frusta gioca con due cuccioli di leone del serraglio del domatore Schneider (foto Silvio Alovisio)
Torino, primi del ‘900. Arrigo Frusta gioca con due cuccioli di leone del serraglio del domatore Alfred Schneider (foto archivio Silvio Alovisio).

Al tempo mio, la cinematografia era appena una privata industria, dove il danaro si trattava con gran riguardo. Né correvano sfilate di cambiali, rinnovate all’infinito. Il cineasta ancora non esisteva; ancora non troneggiavano sovrani i critici. Poveri diavoli d’autori, d’attori, di metteurs-en-scène, nutriti solo di pochades e di operette, vivevano in loggione, insieme — lo sapete bene — con le « fatalissime » “fiancute, poppute, colli pesanti, spalle a declivio” (1)… Così eravamo, per sentenza sfoderata dai sommi storiografi del Muto, nella sempliciotta epoca umbertina; contenti, nonostante, e allegri. E come si lavorava d’impegno, e con passione, con vero entusiasmo! Ma, poveri noi! non si riusciva a produrre — aggiungono i criticoni — se non “goffe improvvisazioni e cascami di romanzi dannunziani” (2). E — che sfacciati! — ci si divertiva pure. E — che ladri! — si guadagnava bene.

Io non conosco gli studi d’oggigiorno. Da gran tempo non frequento più i teatri di posa. Ma ho sentito cose magnifiche, di macchine colossali, di fantastici ordigni e di luci intensissime. Una vita poi di caserma, una disciplina ferrea: — Guai qui, guai là! Non muovere, non parlare, non ridere. Non tirare il fiato. E costì non s’entra. E là non si passa. E chi non è di scena fili via!… Basta il ronzio di una mosca perché tutto vada all’aria. E vivere al chiuso, nel buio pesto: d’un tratto sotto rovesci di fiamme. Cose magnifiche, certo. A me pare una vita scellerata. Allora codesto inferno dei teatri di cemento e della luce artificiale nessuno ancora lo aveva creato. Per lavorare ci occorreva il sole: e il sole era il nostro iddio. Ciò significava correre al mare, ai boschi, sulle montagne, vivere all’aperto, tra l’azzurro e il verde, godere dei meriggi e dei tramonti, far merenda sull’erba, sotto il palco di una grande quercia, in un cerchio di gente allegra, di donne belle. E andare per il mondo, passare di paese in paese, da Champoluc e Casteldisangro, da San Gimignano a Col di Rodi, dai ghiacciai del Rosa alle cascate del Toce. A volte si partiva la mattina, che non era neanche bruzzico, in automobile: quattro, cinque automobili in fila. Davanti a tutti la De Dion-Bouton dello Stato Maggiore: la chiamavamo l’aeroplano, perché a partire pigliava l’abbrivo che sembrava un volo. Poi venivano i due omnibus Rapid con i cuscini di velluto rosso e lo sportello dietro. Appena premevi l’acceleratore, fischiavano come locomotive. Ultimo, sferragliando, il carrozzone degli attrezzi. E la gente accorreva a vedere “quelli del Cine”.
Arrigo Frusta
(Bianco e Nero, 5 giugno 1960)
1 e 2. Mario Gromo, Cinema Italiano, 1903-1953, Mondadori Editore.  

Arrigo Frusta (1875-1965) è stato uno dei grandi protagonisti della cultura piemontese e del cinema italiano della prima metà Novecento. Giornalista, poeta, scrittore in lingua piemontese, drammaturgo, alpinista, Frusta è ricordato nella storia del cinema per essere stato uno dei primi e più importanti sceneggiatori del cinema muto italiano.

A cinquant’anni dalla sua morte, il Museo Nazionale del Cinema e il Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis depositari di due importanti fondi di documenti appartenuti a Frusta, ne omaggiano la memoria con un’esposizione realizzata su iniziativa della Biblioteca del Consiglio Regionale del Piemonte.

Attraverso decine di manoscritti, documenti, libri, fotografie, la mostra intende ripercorrere — seguendo il filo dei ricordi dello stesso Frusta — il vivace e multiforme percorso intellettuale e artistico di una personalità feconda e straordinariamente eclettica, intimamente legata alla storia culturale di Torino, dagli anni beati della bohème di fine Ottocento alla stagione d’oro della Hollywood sul Po.

Durante il periodo della mostra saranno organizzate, presso la sede espositiva della Biblioteca del Consiglio Regionale e la Bibliomediateca “Mario Gromo” del Museo Nazionale del Cinema, tre conferenze con letture e proiezioni, dedicate alle diverse attività creative di Frusta.

Tempi beati. Arrigo Frusta (1875-1965). Dagli anni della bohème di fine Ottocento e della stagione d’oro della Hollywood sul Po ai “Brandé”. Dal 14 ottobre al 22 novembre 2015 – Biblioteca della Regione Piemonte, Via Confienza 14, Torino.