Manon Lescaut film Pathé 1912

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La storia: Mentre sta per lasciare Amiens dove ha completato i suoi studi, il cavaliere Des Grieux incontra in un albergo la giovane Manon Lescaut, recatasi colà per entrare in convento. I due s’innamorano l’un dell’altro e fuggono, andandosi a stabilire a Parigi. Ma ben presto Des Grieux padre richiama il figlio in seguito alla denuncia del signore D’Ervilly del quale Manon diventa l’amante.

Des Grieux si ritira nel seminario di San Sulpizio, dove Manon si reca a trovarlo e lo convince ad abbandonare la vita religiosa. Quindi Manon e Des Grieux vivono felici a Chaillot, nella casa di campagna del fratello di lei, che li sfrutta e insegna a Des Grieux a barare al gioco. Colto sul fatto, Des Grieux viene rinchiuso a S. Lazzaro, e Manon nella prigione di Madelonnettes.

Dopo qualche tempo riescono ad evadere, ma finita ancora una volta in prigione, Manon è condotta al porto di Le Havre e imbarcata per New Orleans. Des Grieux la segue in America. Quando i due credono di poter finalmente condurre una vita felice, Synnelet, figlio del governatore, s’innamora di Manon. Des Grieux lo sfida a duello e lo ferisce gravemente. Manon e Des Grieux fuggono e si rifugiano nel deserto, ove lei muore di stanchezza e di sfinimento.

La recensione: Il nostro Illica, il delicato poeta e l’efficace librettista teatrale, è l’autore della tanto fortunata riduzione lirica del celebre romanzo dell’abate Prévost, che il genio di Puccini rivestì d’immortale melodia.

E a differenza di coloro che hanno torturato la povera Manon più ancora di quello che non l’abbia fatto la sua calda e giovanile passione per il cavaliere Des Grieux, la casa Pathé, ch’è animata da un sentimento d’arte purissima, ha fuso in una mirabile sintesi cinematografica i due capolavori, quello letterario e quello musicale, dando al soggetto quella unità rappresentativa degna delle opere che l’hanno ispirata.

La signora Bérangère interpreta Manon dando vita alla sua creazione, che rimarrà scolpita nella mente di tutti coloro che si sono interessati alle vicende amorose della giovinetta di Amiens. L’ingenuità del suo candore, la volubilità del suo carattere, la spensieratezza della sua vita fatta di baci e rose, la passione amorosa, le audacie, la fine miseranda, sono resi dalla Bérangère con una tale vivacità e verità espressiva, da far brillare questa film come una tersa gemma della non facile arte cinematografica. Tutti gli altri artisti che la coadiuvano: il Bary, il Barnier, il Matrat, armonizzano intorno ad essa e per i tre atti, in cui è diviso il lavoro, mantengono vivo l’interesse commovente fino all’epilogo del dramma, che precipita verso la catastrofe in mezzo alla grandiosità imponente della natura.

L’abate Prévost fa svolgere l’azione della sua Histoire de Manon Lescaut all’epoca di quei cortesi cavalieri di Luigi XIV, che dettarono all’intera Europa quella moda di tinte morbide e di linee delicate che ancora oggi noi rievochiamo nella nostra arte decorativa, quando vogliamo ingentilire e ornare il costume. Era naturale quindi che il Pathécolor concorresse con la delicata gradazione delle sue tinte a rendere nella genuina verità il carattere della scena e la flessuosità degli abbigliamenti e il Pathécolor, mai come in questa film di rara bellezza, ci dette la visione di un mondo scomparso che non possiamo più vedere nella sua vita reale, ma che ci riappare ancora in grazia della fantasia dei nostri letterati e dei nostri poeti.

Scheda: Manon Lescaut, dramma in tre atti tratto dal lavoro dell’Abate Prévost, produzione Pathécolor 1912, 890 metri circa. Prima visione in italiana luglio 1912.

Interpreti principali: Jeanne Bérangère (Manon), Léon Bary (Des Grieux), M. Barnier (Lescaut), M. Matrat (D’Hervilly).

Messa in scena di Albert Capellani.

Film restaurato dalla Cinémathèque Française