
« Il Monastero di Sandomir, capolavoro cinematografico della Svenka di Stoccolma, messo in scena da Victor Sjostrom, interpretato dalla celebre attrice svedese Tora Teje. Altri interpreti Tore Svennberg e Richard Lund.
È la storia fosca di una nobile famiglia polacca distrutta dalla colpa d’una donna bellissima e simulatrice. Amore, tradimento, finzione, vendetta, si succedono attraverso il gioco serrato degli attori, che rappresentano i personaggi del dramma con verità umana e con tragica cupezza. L’espiazione mistica del marito, che atrocemente offeso nell’onore e negli affetti, s’era vendicato senza pietà, costituisce un episodio commoventissimo, pieno di significato spirituale e di bellezza scenografica. Il Monastero di Sandomir, sorto sulle rovine fumanti del Castello in cui fu consumato il terribile dramma, chiude nelle sue mura austere l’uomo che à offerta a Dio la sua triste vita spezzata, in olocausto del suo peccato di sangue. »
(dalla pubblicità del Sindacato per il Libero Commercio Cinematografico, Roma 1922)
« A dispetto dei costumi benelliani, Klostret i Sendomir (1919) è, in certo modo, l’opera più sperimentale di Sjöström. Quasi tutto girato in interni, il film, ambientato nel secolo decimottavo, si avvale di un’illuminazione fortemente effettata. Le linee sinuose della tragedia, cupamente evocata dal monaco (l’ex-castellano Starensky, uccisore della moglie Elga, bella e infedele), si intrecciano con quelle, ancor meno rettilinee, dello stile. È evidente che Sjöström, influenzato dalla messinscena espressionista, tenta una difficile meditazione tra il chiaroscuro di ascendenza fiamminga e la lezione di Munch. In pratica si va — come gusto — dalle illustrazioni per romanzi storici all’eclettismo del secondo Reinhardt. »
Francesco Savio
(La parola e il silenzio, il film scandinavo dalle origini al 1954, Mostra di Venezia 1964)