La compagnia Borelli Piperno Gandusio

Lyda Borelli
Lyda Borelli

È stato un periodo nella vita di Lyda Borelli, che deve essere stato particolarmente ingrato per lei. Il periodo nel quale ella veniva considerata quasi esclusivamente la più bella e la più elegante attrice d’Italia.

Questa considerazione doveva naturalmente un po’ urtare la squisita anima di Lyda Borelli, che sentiva — a buona ragione — di essere qualche cosa di più e di meglio, qualche cosa di più completo. Poiché raramente si son potute vedere in un attrice raccolte tante qualità di temperamento e tante energie impiegate al solo scopo di essere artisticamente perfetta, quanto quelle che in Lyda Borelli si ammirano. Ora, da tempo, il pubblico e la critica le hanno reso giustizia. L’attrice — che ama di cimentarsi nelle più svariate e differenti prove che un repertorio estesissimo può offrire — è ora apprezzata in tutto il suo valore. Chi può dimenticare — per non dire che di due estremi — le due interpretazioni di Salomé e della Presindentessa?

Il temperamento tragico e la più sbrigliata vis comica appaiono in queste interpretazioni nella lor luce migliore. Sono in Lyda Borelli tutte quelle doti che si ammiravano nelle nostre attrici d’un tempo. Oggi le attrici amano — ed amano a torto — di specializzarsi in un genere. Ed il sistema non è alto a favorire quella elasticità d’intuizione e di espressione che si riteneva indispensabile in un’attrice.

Lyda Borelli è un’attrice disciplinata, ossequiente ai consigli dei maestri. E nei maestri è stata fortunata. Ha avuto la direzione di Virgilio Talli, prima; ora quella di Flavio Andò e fra breve avrà quella di Ermete Novelli.

Virgilio Talli è un grande maestro di compostezza e di stile; Flavio Andò è un grande maestro di dizione; Ermete Novelli è un rivelatore straordinario del pensiero e dell’azione drammatica.

Senza dubbio la compagnia nella quale si trova ora Lyda Borelli e che i milanesi hanno il piacere d’applaudire all’Olympia, e che applaudiranno il mese prossimo al Kursaal Diana, è una delle migliori per eccellenza di elementi e per sapienza di direzione.

Basti citare tre nomi: due che fanno parte della ditta: Piperno e Gandusio; uno, che è rimasto modestamente fuori ditta, e che è quello di un sommo: Flavio Andò.

Flavio Andò — per il quale non vogliamo considerare neanche a titolo di gloria il suo passato di attore — da prova di un’attività prodigiosa e d’un intelligenza lucida e precisa nelle sue mansioni direttoriali; Ugo Piperno nel quale l’avvedutezza commerciale non ostacola per niente l’espansione delle sue straordinarie qualità artistiche che ne fanno uno dei primi caratteristi dell’arte; Antonio Gandusio la cui signorile e personale comicità lo hanno reso elemento indispensabile di ogni grande compagnia drammatica.

La compagnia Borelli Piperno Gandusio in ogni teatro d’Italia si copre, naturalmente, di oro e di… alloro.
(Il Teatro Illustrato, maggio 1913)