The Operaphone
In uno dei numeri scorsi abbiamo dato notizia di questa nuova invenzione destinata certo al più grande successo: dopo lunghi e pazienti studi finalmente si è riusciti a costruire un apparecchio che permette la riproduzione – sincronicamente perfetta – di scene parlate e cantate, e perfino di opere intere, senza interruzione e con la maggiore semplicità di mezzi.
Nessuna manutenzione speciale occorre per far funzionare questo apparecchio; e l’attacco simultaneo della scena sullo schermo e del canto riprodotto da speciali microfoni e ricevitori ultrapotenti, disseminati nella sala di proiezione, vien dato dallo stesso proiettore, senza che ciò arrechi disturbo all’operatore o possa distrarlo alla sua bisogna.
Siamo quindi lieti di poter rendere notorio che la esclusività per la riproduzione delle apposite pellicole e relativa vendite delle stesse e degli apparecchi, venne assunta dalla Savoia-Film, la quale, con contratto del 12 novembre u. s., si è impegnata di mettere in valore commerciale la nuova invenzione e sfruttarla convenientemente.
Chi volesse ragguagli dettagliati ed intendesse trattare per l’impianto del nuovo sistema, si rivolga alla The Operaphone C., Torino, Galleria Nazionale.
Torniamo a ripetere che adottando questo apparecchio i cinematografisti apporteranno una rivoluzione nel genere di spettacoli cinematografici ed il pubblico sarà attratto a frequentare quei locali che lo impianteranno, perchè le proiezioni parlate e cantate daranno l’illusione di assistere a spettacoli teatrali, senza per ciò dover sopportare una spesa non accessibile a tutte le borse.
A proposito di schermi
Ci siamo intrattenuti già varie volte su questo argomento che invero ci sembra degno della massima considerazione per i proiezionisti. Nel numero di ottobre ne segnalavamo uno nuovo inventato da John Bullman per eseguire proiezioni in piena luce, e nel numero di aprile parlavamo a lungo degli schermi a superficie metallica atti a riflettere, con un assorbimento molto inferiore al normale, i raggi da cui venivano colpiti. Ci siamo un po’ interessati alla cosa chiedendo e vendendo ciò che si faceva presso coloro che li avevano adottati. Questo schermi non hanno ottenuto quel successo che si poteva aspettare. In pratica presentano dei difetti non lievi. Anzitutto, dopo un certo tempo, si screpolano, ed anche se ciò non avviene pur tuttavia la superficie perde quell’uniformità tanto necessaria per ottenere una bella proiezione. Inoltre i raggi non vengono dispersi in tutti i sensi, ma sono rinviati con un angolo di dispersione molto limitato; su questa proprietà invero si basa il pregio di questi schermi, ma essa purtroppo in pratica non appare che con altri difetti. Infatti, perchè la proiezione appaia perfettamente ed uniformemente illuminata bisogna che lo spettatore si trovi quasi di fronte e non troppo basso rispetto allo schermo: ciò implica che in una sala anche spaziosa solo a pochi è dato di godere perfettamente. Coloro che si trovano troppo a destra vedono la parte sinistra dello schermo poco illuminata, e viceversa per quelli che si trovano a sinistra. Inoltre per uno che si trovi in basso, lo schermo nella parte superiore, appare poco illuminato. Il corrispondente tedesco della Cinematografia conferma quanto annunziava tempo addietro, di un nuovo schermo inventato da uno svizzero, il quale schermo, secondo il corrispondente, eclisserebbe, anzi eclissa di già gli stessi raggi del sole. Noi abbiamo esposto la nostra opinione a questo proposito, due numeri addietro, quindi attendiamo di vederlo prima di credere. Nella Photographische Rundschau il signor Schmlik rifece su vari esperimenti fatti con i vari schermi e conclude che fino ad oggi, a suo parere, il miglior schermo è costituito da una tela di lino spalmata di vernice bianca mischiata con celluloide: ritiene che questo quadro sia più efficace, duraturo e pratico di quelli d’alluminio, od altra sostanza, molto più costosi. E noi siamo della medesima opinione.
Stanis. Pecci (Da Il Corriere fotografico)