
Debbo innanzitutto sfatare una leggenda, per quanto lo faccia con un certo dispiacere, poiché è dalla leggenda che sorge la storia. Quante volte ho letto vicino al mio nome questa qualifica: ballerina russa! Invece io sono nata a Parigi, via della Senna, 43, e ciò precisamente – poiché non si tratta di un particolare che possa essere nascosto ai miei amici del Ciné-Miroir – il 16 settembre 1896.
Inizia così l’autobiografia di Stacia Napierkowska (versione italiana Stasia) pubblicata nella rivista francese Ciné-Miroir. E’ un momento di grande popolarità per Stacia, reduce del più grande successo della sua carriera nel cinema: il ruolo di Antinéa in L’Atlantide de Jacques Feyder.
Mai fidarsi di una donna che dice la sua vera età, una donna capace di dir quello è capace di dir tutto, diceva Oscar Wilde. Sarà per questo che l’autobiografia di Stacia è un modello di discrezione.
Renée Claire Angèle Elisabeth Napierkowski nasce effettivamente a Parigi, Rue de la Seine 43, figlia di Stanislas Arthur Napierkowski, 35 anni, incisore su legno, e di Claire Angèle Hortense Comte, 31 anni. Ma l’anno è il 1891.
Andiamo avanti:
Però al dire il vero, non rimasi molto tempo nella mia città natale, poiché non avevo che due mesi, quando fui imbarcata verso Scutari, in compagnia di mio padre (il quale era di origine polacca) ch’era stato nominato Direttore di Belle Arti in Turchia. Questo viaggio decise la mia vita: certamente non avrei mai pensato a divenire ballerina e contemporaneamente artista cinematografica, senza questo esodo verso la lontana Asia.
A Scutari io fui vinta da queste due grandi passioni che morranno con me: l’Oriente e la danza. Scutari resterà sempre ai miei occhi la città delle Mille e una notte; le guide vi diranno ch’è un sobborgo di Costantinopoli, ma in realtà la città è più asiatica della capitale dell’Impero ottomano: essa è la porta del grande deserto dell’Arabia e della Persia, il focolaio di parecchie razze. Io la vedo sempre questa città di sogno, adagiantesi come un anfiteatro sul declivio di colline e drizzante i minareti delle moschee tra la verdura.
Stacia prosegue il suo racconto sulle meraviglie dell’Oriente e l’influenza di questi anni nel suo futuro di ballerina, quindi:
Questa lieta fanciullezza, però, doveva durare poco; avevo sei anni quando i miei genitori tornarono in Francia e dodici anni quando mio padre morì. Che fare? Bisognava che mi guadagnassi da vivere, e non sapevo fare alcun mestiere; divenni modella, e posai da parecchi pittori amici di mio padre. Essi tentavano di persuadermi ad entrare in Conservatorio ed intraprendere la carriera teatrale, ma io rifiutai perchè il teatro mi spaventava. Mi pareva che ci fosse troppo rumore, il che mi è sempre dispiaciuto assai. Fu allora che entrai all’Opera per imparare la danza, ma mi trovai male fin dai primi giorni; l’insegnamento accademico che vi si impartiva, gli esercizi metodici a cui dovevo sottopormi erano contrari al mio temperamento, tanto che sarei giunta a detestare la danza, e caddi malata. Allorchè entrai in convalescenza, alcune amiche di mia madre vennero a fare un po’ di musica per distrarmi. Fu allora che compresi come la danza potesse diventare un’arte capace di destare emozioni di ordine elevato e delicato quanto la musica e la pittura.
Fu così che ripensai alle danze che avevo imparato da bimba, e mi rimisi a ballare per il mio solo piacere, delle scene orientali, modificate secondo la mia immaginazione.
Un giorno, uno scultore, amico di casa, assistendo alle mie prove, mi disse: « Create delle danze come queste, in cui esprimerete la grazia nostalgica dell’Oriente e fisserete i vostri sogni, ed io vi predico un successo immancabile». Da quel giorno io trovai la mia strada: danzai all’Opera Comique e all’Odeon ed a quattordici anni ero già valutata come stella. In quello stesso tempo feci i miei debutti al cinematografo.
Fermiamoci un momento. Bisogna riconoscere che Stacia ha costruito un bel racconto con molte possibilità cinematografiche, un racconto che ha ispirato la biografia, firmata Henri Bousquet e Vittorio Martinelli, pubblicata nella rivista Immagine (Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema, Nuova Serie N. 8, primavera-estate 1988). La data di nascita, questo sì, è quella giusta: 1891.
Se come data di nascita, come vuole Stacia, prendiamo il 1896, il debutto nel cinema sarebbe più o meno nel 1910. Se invece l’anno di nascita è quello vero, vale a dire il 1891, il debutto è nel 1905.
Secondo le fonti d’epoca, nel mese di agosto 1905, Stacia Napierkowska, tredici anni, approva l’esame d’ammissione a l’Opera, seconda quadriglia, seconda sezione. E questo è soltanto l’inizio.
Alla prossima…