
Le scene si svolgono in un borgo marinaio, dove la giovane Mariella (Leda Gys) mette una nota di allegria e di spensieratezza. Agile, guizzante, tutta nervi, Mariella trascorre le sue giornate saltando come una gazzella di scoglio in scoglio ed accudendo il vecchio nonno. Tra i pescatori ella predilige Luciano (Guido Graziosi), che ama e dal quale è riamata.
Un giorno capita nel borgo una folata di vita cittadina. Una vivace e modernissima signora, donna Elena (Alba Savelli), arriva in una elegante automobile e prende alloggio nella vecchia villa Serpieri che sorge nei pressi dell’abitato. Donna Elena è desiderosa di novità e a questo desiderio di nuove sensazioni si deva l’improvvisa sua clausura nel castello. Luciano, forte dei suoi vent’anni, suscita la curiosità e l’interesse della donna frivola e mondana, stanca degli amori di salotto. Si stabilisce così una specie di gara da parte di donna Elena per conquistare il giovine e rude pescatore, finché la passione travolge Luciano. Maria, informata dalla mamma di Luciano delle gite in barca che il figlio compie con la signora, ha una crisi di smarrimento e di dolore.
Luciano, intanto, preso nelle reti di Donna Elena, sente il bisogno di maggiori cure per procurarsi del denaro e ricorre ad un usuraio, don Gennaro. Eccolo un giorno alle prese con lo strozzino, che chiede la restituzione del danaro. Alla discussione assiste, per caso, anche Mariella. Luciano, vinto dall’ira perché lo strozzino lo ha svelato alla fanciulla, pronunzia all’indirizzo di costui una frase densa di minaccia: «Me la pagherai!» e, trascinato dagli amici, si allontana.
L’angoscia aumenta nell’animo di Mariella.
Una sera ella sorprende Luciano sulla via del castello: poi, quando il dubbio è in lei diventato certezza, si allontana barcollando, si dirige al tabernacolo della «Madonnina dei marinai» e, prostrandosi, con le braccia protese verso l’immagine si abbatte.
La mattina, una terribile notizia si sparge nel borgo: l’usuraio è stato trovato ucciso e qualcuno ricorda la frase pronunziata da Luciano. Lo si va a cercare a casa. La madre risponde che il figlio non c’è poiché la sera precedente si è recato alla pesca. Ma i pescatori negano che Luciano sia stato con loro.
…E Luciano è arrestato, mentre, ignaro d’ogni cosa si accinge a tornare a casa, dopo aver trascorso la notte al castello con donna Elena.
L’istruttoria del processo procede rapidamente. L’imputato nega, ma non offre un alibi, rifiutando di dire dove ha trascorso la notte.
I testimoni a carico di Luciano depongono. Depone anche donna Elena: «Era il mio barcaiuolo… Era un bravo ragazzo…».
E null’altro. Mariella, la quale sa che solo donna Elena può salvare Luciano, si prostra ai ginocchi della donna, chiedendo pietà, ma la donna rimane impassibile. A Mariella non resta che una soluzione e, avanzando verso il presidente del tribunale, afferma che il giovine non può essere colpevole, per la semplice ragione che «La notte che successe il fatto Luciano la passò con me». Ella non ha finito di pronunziare l’ultima parola che un singhiozzo si ode nella sala: è il nonno di Mariella che si abbatte piangendo. Anche Luciano prorompe: «No, non è vero». Ma la ragazza insiste: «Ve lo può giurare mio nonno che quella notte non mi sono ritirata». Il vecchio infatti, fa un cenno di assentimento.
E’ trascorsa un’ora. Luciano è libero, ma la più severa condanna pesa su Mariella. Quando passa, le comari se la additano tra loro sghignazzando.
Anche il nonno non crede all’innocenza di Mariella e la scaccia di casa. La ragazza cerca aiuto in donna Elena: «Non avete voluto dire la verità al Tribunale, ditela almeno a mio nonno… Vi giuro, non è per il mio onore che imploro; è per il mio nonno che ne morrà di dolore». Ma anche quest’ultimo tentativo è inutile.
Un frate al quale la fanciulla ha raccontato ogni cosa, svela al vecchio il segreto della falsa accusa, e in un baleno la notizia si sparge nel borgo.
Ma le emozioni e i dolori hanno preso il sopravvento su Mariella. Eccola al letto ammalata. Mariella non riconosce più i presenti, nemmeno Luciano. Nella casa di Mariella cala una atmosfera di lutto. Si attende un miracolo. E il miracolo avviene.
Mariella torna a sorridere ai pescatori che vedono in lei la loro Madonnina. Ma questo ritorno è fasciato da un velo di mestizia. Ella fece voto di rinunziare a Luciano, se questi si fosse salvato. A questo punto interviene di nuovo il frate per scioglierla dal vincolo del voto. Luciano può sposare Mariella.
… E il borgo glorifica con un rito pittoresco e suggestivo la sua «Madonnina».
Il film, presentato al festival del Cinema Ritrovato 1998, dall’unica copia nitrato esistente alla Fondazione Cineteca Italiana, imbibita e virata, con didascalie d’epoca, è un melodramma proto-neorealista, girato in esterni al borgo marinaro di Amalfi. Bellissima e piena di effetti sorprendenti la fotografia. Ecco una recensione dell’epoca pubblicata nella rivista Kines:
Io penso che i napoletani tutti dovrebbero portare eterna riconoscenza a Gustavo Lombardo il quale, con l’avvedutezza e l’acume che tanto lo distinguono ha editato questo film dove l’anima napoletana è (attraverso un gioco sapientissimo di particolari, di caratteri, di contrasti psicologici) profondamente e compiutamente rivelata.
Questo dico perchè il film non ha nulla delle comuni, banali e scialbe oleografie che offendono anziché esaltare Napoli e i napoletani, e perché, al contrario, esso appare opera coscienziosa e vitalissima.
La direzione di Del Colle è piena di misura e di sensibilità; la interpretazione di leda Gys (ottimamente coadiuvata dalla Savelli e dal Graziosi) è magnifica ed oltremodo comunicativa.
Fotografia di Guattari, spesso molto bella.
Un elogio speciale merita l’egregio maestro Consorti il quale con acume e fine senso interpretativo ha composto una inteligentissima partitura, nella quale Verdi, Catalani ed altri musicisti sono stati sfruttati con misura, appropriatezza ed aderenza.
Nel volume Leda Gys attrice (Coliseum 1987), Aldo Bernardini e Vittorio Martinelli raccontano che questo film “uno dei più popolari della Gys, venne lanciato con una pubblicità eccezionale: addobbi napoletani nei cinematografi, sorteggi di viaggi per due persone a Napoli e dintorni, distribuzione di foto autografate dall’attrice. La censura richiese la soppressione del primo piano di una scatola di sigarette con la sovrastampa cocaina». La descrizione della scena dal visto di censura è questa: “Nel 2° atto dalla scena in cui si vedono delle signore fumare sulla terrazza della Villa Serpieri, sopprimere la visione della scatola di sigarette con sopra stampato cocaina”.