
Ovvero, come Bébé, il personaggio protagonista di una fortunata serie di pellicole dirette da Louis Feuillade per la Gaumont, grazie a qualche provvidenziale ed opportuna modifica nell’argomento, diventa un eroe a Tripoli.
Secondo la filmografia di Louis Feuillade (pubblicata nella rivista 1895, numero hors série septembre 2000), il titolo del film è Bébé au Maroc, anno di produzione 1911. Il numero di catalogo è lo stesso: 3723, non così il metraggio: 421 nella versione originale francese, contro i 450 della versione italiana. Tutto fa supporre che si tratti dello stesso film, uscito in Italia nei primi mesi del 1912.
Ecco l’argomento, versione italiana:
BEBE’ A TRIPOLI
Scene comico-eroiche in 6 parti e 20 quadri. Numero di catalogo: 3723. Lunghezza della pellicola m. 450
Bebè, il piccolo prodigio della Casa Gaumont, non si smentisce mai: egli è sempre all’altezza della situazione. Gli eventi lo hanno portato a Tripoli, e là il piccolo eroe ha saputo far valere la sua avvedutezza e il suo coraggio.
I genitori di Bebè si preparavano a partire per Tripoli. L’ingegnere Pietro Carli era stato incaricato di studiare il tracciato della nuova linea ferroviaria da costruirsi tra Tripoli e Ain-Zara. Lo accompagnavano nel suo viaggio la moglie e il fedele servo.
Quanto a Bebè era deciso che egli sarebbe rimasto a casa affidato alle cure della zia. Ma il nome di Tripoli faceva battere forte il cuore del nostro piccolo eroe; le vittorie dei nostri marinai e dei nostri soldati, le vicende tutte della guerra interessavano troppo da vicino Bebè, perché egli restasse volentieri fra le domestiche pareti.
(…) Chiuso nella sua stanza bebè si è dato allo studio della geografia; egli medita profondamente sul mappamondo e sulle carte con la gravità di un grande esploratore. Anch’egli prepara una spedizione e quale spedizione!
Una sera col favore delle tenebre, Bebè si alza, si veste, si arma di un lungo cannocchiale da campagna e di una rivoltella d’ordinanza e, fiero come un conquistatore prende la via del porto.
(…) Teuf, teuf, teuf… Il motore romba lietamente e l’appetito si risveglia ben presto nello stomaco del capitano della Giulia! Bebè beve e mangia… per pagare più tardi alle onde il suo tributo di marinaio novellino.
(…) Raggiunta la spiaggia, Bebè da una scalata ad una duna sabbiosa e dalla cima comincia a scrutare col cannocchiale l’orizzonte in apparenza deserto. Ad un tratto getta un grido: egli ha scorto lontano un accampamento. Là si distribuiscono armi: sono i turchi che armano gli arabi contro gli italiani; certamente si sta preparando un colpo di mano… Bebè non manca si istinti bellicosi. Colla rivoltella in pugno, penetra nel campo nemico dove non erano rimaste che donne e fanciulli, e colla violenza s’impadronisce delle vesti di un piccolo arabo. Poi si spalma il viso di cera da scarpe e si trasforma in un autentico beduino.
(…) Ma l’attenzione del nostro eroe è rivolta ad una nuvola di polvere che si eleva lontano nell’immensità del deserto. Un grido si spavento esce dalle sue labbra; turchi ed arabi si sono gettati sopra una carovana e si preparano a compierne il massacro. Un cannone è là sul limite esterno del campo: bebè si precipita e, caricatolo. senza indugio fa partire un colpo!
L’artigliere improvvisato cade riverso… ma non appena si rialza vede arrivare a briglia sciolta un gruppo di zaptié nella bella uniforme delle truppe eritree, che presentano le armi a Bebè. Dietro i cavalieri abissini vi sono dei bianchi.
— Papà! Mamma!
Folle di gioia Bebè si precipita fra le braccia dei genitori, salvati dal suo provvidenziale colpo di cannone, e lascia sui loro visi le tracce evidenti del suo viso di beduino improvvisato.
Intorno si leva il grido: Viva l’Italia!
(Dalla rivista Novissima Echo, Milano, 31 gennaio 1912)