Il poverello di Assisi – Cines 1911

il poverello di assisi
Una scena del film

«Nel 1911, in vista dell’Esposizione Internazionale di Torino, mi venne affidata la realizzazione del San Francesco. Pretesi subito di girare ad Assisi, fra lo scandalo dei finanziatori abituati a “farsi tutto in casa”. Ottenuto il “via”, partii per la città del Poverello che, nel caso specifico era impersonato da Emilio Ghione.

Ghione si era accinto all’impresa con entusiasmo immergendosi per vari giorni in astruse letture e rapandosi la testa a zero per poter aderire fisicamente al personaggio nella maggior misura possibile.

Dopo qualche giorno di permanenza ad Assisi, però, tutto il suo fervore religioso svanì come per incanto, sopraffatto dal demone del gioco. Gli abitanti della piccola cittadina ebbero così il curioso privilegio di vedere molto spesso il loro prediletto San Francesco accapigliarsi in furibonde partite di poker con gli altri interpreti del film.»
E. Guazzoni, (Film n. 26, 28 giugno 1941)

«Il poverello d’Assisi diretto da Enrico Guazzoni, interpretata da me, che ebbi la coscienza e lo scrupolo d’arte, di rimanere quattro mesi, tonsurato da frate, su soggetto creato dalla Nobildonna Contessa Salimei, ebbe l’onore di ottenere la seconda medaglia d’oro, all’Esposizione Cinematografica di Torino, nell’anno 1912 (sic 1911).

Dopo il Santo Francesco, fui definitivamente assunto, quale primo attore alla Cines a lire trecento mensili.»
Emilio Ghione (Memorie e Confessioni di Emilio Ghione (Za la Mort), 1928)

«E’ una delle meglio riuscite produzioni della egregia e quasi sempre impeccabile ditta romana. Un film così bene interpretato e riprodotto, che le ha fatto decretare un dei primi premi all’Esposizione di Torino.

L’argomento è di quelli che meglio si adattano a spettacoli cinematografici. Il bel trecento ha in sé tali elementi di poesia semplice ed umana, è cosi pieno di paesaggi e di sole che basti evocare anche soltanto con uno sforzo di fantasia quel tempo e le anime e le cose che esso produsse, perché il cuore attraversi tutta la gamma delle più dolci e pure sensazioni. E tutta l’anima del trecento è avvolta e palpita nel saio di Francesco d’Assisi, del più grande discepolo di Cristo che, come Paolo di Tarso, da Cristo non fu eletto: del dolce cantore di Frate Sole, del casto amante di Chiara Sciffi, del più puro giglio fiorito nei campi della carità umana. Tutta la vita e tutta la missione del poverello di Assisi son saturi di poesia, di colore, di semplicità. E son queste le qualità prime cui dovrebbe costantemente essere informata l’opera del produttore di pellicole. Dall’ira di Pietro Bernandone all’amore di Chiara, all’epilogo di una esistenza consacrata tutta alla dolce utopia cristiana, è una catena di anime belle e di ambienti meravigliosi. Non fosse per altro, la Cines avrebbe dovuto ottenere il gran premio soltanto per il gusto d’arte mostrato nella scelta dell’argomento. Ma qui, in questo Poverello di Assisi, tutto è magnifico, tutto è d’una freschezza e di una umanità davvero insolite e consolanti: la preparazione, la interpretazione, la riproduzione fotografica: tutto, tutto: persone e cose: paesaggi ed anime.

La Cines meriterebbe davvero di essere imitata almeno nella scelta delle donnnées da quasi tutte le altre case di produzione per cinematografo.»
Aniello Costagliola (Cinema, 10 gennaio 1912)

il poverello di assisi
Una scena del film

«… nel Francesco di Guazzoni l’autenticità va cercata negli accenti ‘riduttivi’ piuttosto che in quelli ‘espansivi’ e sinfonici. La vena dell’autore di Quo Vadis? Si annuncia intimistica e lirica. Ma, mentre la regia procede con pudore e nitore sulla strada del tableau, Ghione – costretto a sostenere lunghe pantomime edificanti per tutta la durata d’inquadrature statiche – fa appello a certa sua sensibilità vibratile: cfr. le scene della rinuncia ai beni materiali (sua nudità da personaggio di El Greco, macilenta e casta, ritrosa e umana), l’ambasceria in Oriente, l’udienza papale, l’ordinazione di Chiara, le tre stazioni della malattia, sempre più magro, più dolce, più intenso. Quando con sapienza iconografica e luministica, quando con cauta invenzione, Guazzoni situa intorno a Francesco gruppi di comparse ben disposte, giocando sul contrasto tra i costumi e sfruttando molto bene i crani rapati del Poverello e dei suoi confratelli. (Qualche brivido rosselliniano; più freschezza che non nella Cavani, di cui ‘sfora’ il puntiglio giovanneo). In Ghione s’apprezza, sopratutto, il gesto largo ma secco, e quella religiosità appena venata di patetismo che, al punto terminale del Fioretto, si chiude in sé come per meditarsi o scarta nel parlato. (Tipica la sequenza che mostra Francesco impegnato a convincere un ragazzo di liberare tre colombe bianche: ieratica in principio, troppo effusiva poi, ma conclusa – al volar delle colombe – dal sorriso pacato di Francesco, la cui bontà è razionale).»
Francesco Savio (Visione privata, Bulzoni 1972)

Spero che questi testi “pro-muovano” l’interesse verso questo film che dorme negli scaffali delle cineteche da molti, molti anni. Una copia dell’epoca (in nitrato) è al National Film and Television Archive di Londra. Nel 2008, una copia, con didascalie italiane, della Cineteca Nazionale fu proiettato nel festival Il Cinema Ritrovato 2008.

Per finire, vorrei vederlo per chiarire un piccolo dubbio…Ma chi è l’attrice che interpreta Santa Chiara? Italia Almirante Manzini? Fernanda Negri Pouget? Io il film non ho potuto vederlo, e le fotografie pubblicate nella rivista Immagine (Fascicolo 4, giugno settembre 1982) sono così piccole e “buie” che non si capisce niente. Nel citato fascicolo c’è una trascrizione delle didascalie a cura di Alfredo Baldi, secondo lui (e secondo Vittorio Martinelli nel famosi volumi di Bianco e Nero), l’interprete femminile è Italia Almirante Manzini. Secondo altre fonti più recenti, per esempio il Catalogo del Cinema Ritrovato, è Fernanda Negri Pouget, persino Martinelli aveva cambiato idea nel suo volume dedicato a Emilio Ghione. Magari alla fine scopriamo che si tratta di Gianna Terribili Gonzales…

3 pensieri su “Il poverello di Assisi – Cines 1911

  1. Ho visto questo film qualche mese fa al BFI a Londra. E un lavoro davvero bravo, sopratutto perche funziona quasi come un film dal vero: tutto succede con il sfondo della panorama o le chiese di Assisi. Bravo.

  2. Anonymous

    Scusate se centra solo in parte. Sono alla ricerca dei crediti di quello che dovrebbe essere l'ultimo film muto italiano in assoluto e dedicato proprio a san Francesco. Realizzato intorno al 1933. Potreste aiutarmi, grazie.
    Roberto, Roma.

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