Fior di male – Cines 1915

fior di male
Brochure della edizione Cines, distribuzione Monopolio Lombardo

Restaurato nel 1986 dalla Haghefilm, da una copia del Nederlands Filmmuseum di Amsterdam.

Tutte le fonti, dal volume di Vittorio Martinelli (Il cinema muto italiano 1915), ai cataloghi dei festival continuano ad attribuire la messa in scena a Carmine Gallone, ma le fonti d’epoca dimostrano che la messa in scena è di Nino Oxilia. Nel volume di Martinelli si cita addirittura una recensione che dice così: “Una gran parte del merito spetta a Nino Oxilia, che ha saputo conferire un’aria di squisita signorilità all’azione, non ancora raggiunta da altri metteur in scene”. Ma nella scheda del film c’è scritto regia di Carmine Gallone. Ci riuscirò questa volta?

Proviamo un po’…

Nella brochure originale del film, a pagina 3, si legge (e potete leggere tutti, ho caricato la pagina in Flickr)

Fior di male (Alba di lagrime, tramonto di sangue)
Cinedramma moderno in un prologo e tre atti ideato e messo in scena da Nino Oxilia
Edizione della Casa Cines di Roma
Pergonaggi: Lyda (Lyda Borelli); Cecil (Cecil Tryan); Fulvia Rogers (Fulvia Perini); Banchiere Augusto Rogers (Augusto Poggioli); Ruggero Davuski (Ruggero Barni)
Prologo – Perdizione
Atto Primo – Redenzione
Atto Secondo – Amore
Atto Terzo – Sacrificio e trasfigurazione

Recensione da La Cine Fono, 7 maggio 1915:

Fior di male (della Celio) al Kursaal Italia di Napoli

Il nome della Borelli, quello della Casa Editrice, il nome stesso del monopolista, facevano prevedere un meraviglioso successo a questa film. Non sappiamo quale sia stato e quale sarà quello ottenuto in altre città. Certo è che a Napoli « Fior di male » ha trionfato.

Ormai quello della Borelli è un nome alla moda — e la giovane valentissima artista lo merita — e si sa che la moda s’impone gagliardamente.

Ma agli effetti di una critica serena, e tenuto presente l’obbiettivo del completamento artistico del cinematografo quale importanza ha «Fior di male »? Non poca certamente. Vi è nella vicenda drammatica il personaggio centrale che ha tutta l’importanza di un carattere.

La prostituta cui non fiorisce nel cuore nessuna speranza e nessuna tenerezza, la prostituta cui la perversione ha affievolito il sentimento immortale della maternità, la prostituta che abbandonata la sua creaturina sul margine d’una soglia ignorata, torna nella bettola e siede al solito sgabello, le gambe a cavalcioni, la sigaretta fra la labbra pallide ed una fosca ombra negli occhi, ha in sè tutti i valori negativi dell’immoralità: è uno schiaffo a questa nostra società che continua ad ammettere l’ufficio del meretricio regolamentandone le funzioni.

E dare l’efficacia dell’arte ad una figura simile, trarne da essa una terribile evidenza senza cadere in un mostrnoso grottesco è merito d’artisti e noi dobbiamo riconoscerlo.

Non rifacciamo la trama troppo lunga e rirapinzita di accessori di ogni genere. Nella trama di questo dramma cinematografico vi è il suo maggior difetto. Oxilia che ha saputo ideare un carattere meraviglioso che ha saputo coglierne e prospettarne l’anima nei suoi momenti pia significativi si è smarrito nel regolare le vicende, gli episodii, le scene, ed all’azione ha tolto quel procedere rapido e lineare che avrebbe fatto della sua fatica d’artista un piccolo capolavoro.

Noi vorremmo aver potuto seguire la protagonista di quest’azione cinematografica nell’ascesa alla redenzione, senza doverci fermare a contemplare degli episodi secondari. È questo un peccato che noi altra volta abbiamo rimproverato a Nino Oxilia. Il suo vivido ingegno dopo aver concepito un soggetto dalla linea dritta e tagliente si fa predominare nel periodo dell’azione dalla giovanile fantasia e l’efficacia e la misura ne vengono a soffrirà. Così che son tanti i quadri che si succedono nel relativamente breve svolgersi del nastro di celluloide che l’operatore è costretto spesso ad accelerare procurando alla film un difetto d’importanza capitale.

Ma se noi seguendo un ideale svolgimento, passiamo dalla bettola alla sala di maternità, dove la peccatrice mette alla luce il fiore del suo peccato, se dalla fuga… acrobatica ritroviamo l’errante nella camera vedova di una piccola abitatrice, ove l’affetto d’un padre ha lasciato nel dolce disordine usato le cose della mortina; se in questa camera filiale, ove la peccatrice ruba assistiamo al primo fiorire di una primavera di tenerezza ed al doloroso ricordo di una maternità delittuosa che mutano la ladra ignari in anima viva e dolorante; se da questo episodio, trascurando banali effetti cinematografici, segniamo la redimita nell’ansiosa ricerca della sua creatura e con lei ne ritroviamo l’immagine torva in un gabinetto antropometrico; se mentre incalza l’affannoso andare si potesse assistere, senza troppo attardarci in vuotissime scene…. affollate di vacue comparse, allo sbocciare di un altro affetto ed al suo verno gelido e senza primavera con il matrimonio di Cecilia, e se, infine, dopo quest’altra prova ritrovassimo la mater dolorosa nell’antica bettola, seduta al solito sgabello, le gambe a cavalcioni e la sigaretta fra le labbra guardare intorno tra i ladri e le femmine da bordello la creatura nata dall’amplesso di bari e di manutengoli, noi avremmo veduto, nell’attimo del primo incontro tra la redimita ed il figlio delinquente un di quei tragici quadri dai quali può nascere , sempre che un’artista lo voglia, un poema di bellezza.

Invece in « Fior di male » dopo un inizio bellissimo, dopo molti episodi scultorei si passa ad un finale che fa l’effetto di un colpo di cassa in una camera mortuaria.

L’aria mossa dal sonito cupo fa tremar le fiammelle dei ceri e le ombre agitate sul volto del cadavere pare lo facciano atteggiare in un ghigno osceno…

Il publico resta sgomento ed applaude… ma l’arte pure resta sgomente e avvilita!

Perche ciò, quando si profonde, come in « Fior di male » ingegno e bellezza?

Ker

23 anni dal restauro… una copia disponibile per tutti quando?

7 pensieri su “Fior di male – Cines 1915

  1. Mille scuse per il ritardo in rispondere e grazie per il seguimento. Riuscire a vedere questo (e gli altri) senza aspettare altro mezzo secolo è ormai una questione improrogabile. Vediamo se riesco a fare qualche “miracolo”…

  2. A tutti quelli che vivono a Bologna, a tutti quelli che hanno qualche amico alla Cineteca di Bologna, quindi: ritrovati, restaurati, invisibili…

  3. Il film non è online, sarebbe una copia piratata dagli archivi.
    Ritrovati Restaurati Invisibili è nato per chiedere agli archivi di mettere i film a disposizione di tutti.

  4. Pingback: Fior di Male – Carmine Gallone (1914) | E Muto Fu

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