Dorothy – Brune Stelli Films 1916

Bruchure A. Liebman & C. Arti Grafiche Roma

L’orfana Dorothy (Delia Bicchi) ha portato la letizia del suo sorriso nel castello dello zio, lord Riccardo Wisburne (Giuseppe Farnesi), che l’ospita con prodigalità principesca. E mentre la giovinetta intesse un mite idillio col giovane cugino Giorgio (Valentino Marcello Giorda), facendo risuonare gli echi del parco della sua giocondità, lord Riccardo non può sottrarsi al fascino che emana da lei e si lascia trascinare ad indefinite fantasticherie allettatrici, quando nell’ora suggestiva del tramonto, la giovane donna trae dal pianoforte suggestive melodie…

Il vecchio lord non vuole lasciarsi vincere dalla nascente passione ed in compagnia di allegri amici, si stordisce in rumorosi bagordi.

Intanto Giorgio ha conosciuto a Londra un’affascinante avventuriera, Eva (Anita Dionisy), che in unione del suo amante (che ella presenta quale suo fratello) nulla lascia di intentato per avvincere a sè il giovane e ricco lord. Così attorno a Giorgio s’intesse tutta una trama di sottili seduzioni. Ma poiché gli avventurieri apprendono che il cuore del lord è tutto preso d’amore per una giovane ospitata al castello Wisburne, non rifuggono dal mezzo estremo per sopprimere colei che ostacola i loro piani: un giorno, mentre un’automobile di casa Wisburne, nella quale doveva trovarsi Dorothy, traversa un impetuoso torrente,l’alto ponte che sovrasta l’abisso crolla nel fragore d’una immane rovina delittuosa… Però Dorothy è salva…

Giorgio deve recarsi nelle Indie, dove interessi gravissimi lo chiamano.

Lord Riccardo è sempre maggiormente ammaliato dalla rigogliosa giovinezza della piccola Dorothy; l’ambiente di oziosa opulenza, ed il lento narcotico delle ore contemplative passate vicino alla fanciulla, operano fatalmente sui nervi ammalati del vecchio baronetto. Giunge così l’autunno; lord Riccardo organizza coi vicini signori una partita di caccia. Dorothy è fra le amazzoni. Un furioso temporale si scatena improvviso ed i cacciatori al galoppo quadagnano il castello. Lord Riccardo e Dorothy si rifugiano nel padiglione del bosco… e, mentre l’uragano imperversa, la brutale passione del vecchio lord ha ragione della ribellione disperata che Dorothy gli oppone…

L’oscura tragedia che ha travolto Dorothy non è rimasta ignorata: gli avventurieri, implacabili, nella furia degli elementi sconvolti, hanno spiato… e Giorgio apprende a Singapore la sventura che s’è abbattuta su lui e della quale egli crede la colpevole maggiore. Dorothy, che gli avventurieri che lo hanno raggiunto, gli dipingono coi più foschi colori.

AI mal fatto lord Riccardo vorrebbe rimediare sposando Dorothy. Intanto essi vivono come due estranei: il baronetto soffoca i suoi rimorsi conducendo una vita di orgie nei bassifondi di Londra e Dorothy nasconde il suo acerbo dolore in un benefico raccoglimento.

Un giorno lord Riccardo è ferito a morte mentre alterca in un Tabarin e muore senza testamento. L’infelice Dorothy è costretta ad abbandonare il palazzo Wisburne ed a ritirarsi con le poche cose sue in casa dell’amica Mary.

Nel viaggio di ritorno, lord Giorgio è ancora circuito dalla bella australiana. Giunto a Londra, lord Giorgio incarica il suo notaio della sistemazione della sua vistosa sostanza e frequenta assiduamente la casa lussuosa di Eva, che ha sempre pieni i saloni di avventurieri della peggior risma, sotto le spoglie di gentiluomini. Il giovane lord, per quanto non abbia dimenticata l’amorosa passione per Dorothy, è stretto nei lacci della bella sirena, alla quale leggermente fa intravedere la possibilità del matrimonio. Giorgio comunica tale divisamento al notaio, incaricandolo delle pratiche occorrenti.

L’annuncio del prossimo matrimonio di lord Giorgio con Eva (fatto dai giornali con gran lusso di particolari, come di un grande avvenimento mondano) vien appreso da Dorothy con disperazione grandissima… essa intuisce che il suo sempre amato Giorgio è caduto in un tranello infernale e decide salvarlo ad ogni costo. Si fa accettare dalla bella maliarda in qualità di cameriera; così avrà modo di sventare l’infame trama tesa ai danni dell’incauto giovane. Dorothy è scoperta e per poco non paga con la vita la sua abnegazione; ella sfugge a stento alle fiamme divoratrici nelle quali l’hanno gettata Eva ed il suo complice e giunge appena in tempo per salvare dalla rovina estrema il suo Giorgio.

… e poiché il giovane lord ama ancora la mite Dorothy, le offre la sua mano; ma Dorothy rifiuta… l’ombra del defunto lord Riccardo starebbe sempre tra loro… funestamente… Sia pur felice Giorgio con altra donna degna di lui… ella lo amerà sempre… sarà la sorella sua affettuosa… e la visione della felicità dell’uomo tanto amato fa scorrere nuove lacrime dolorose dagli occhi belli dell’infelice Dorothy.

Direzione artistica: Armando Brunero. Produzione Brune-Stelli Films Roma.

Visto di censura: vietato, consentito in appello. Condizioni: Eliminare la figura dell’incesto sostituendo la qualità di parentela fra i personaggi e sopprimere le scene impressionanti in cui viene fatto saltare un ponte con la dinamite nonché le altre dell’incendio di una casa in cui è rinchiusa la protagonista.

Film scomparso.

Passione Tsigana Pasquali Film 1916

Grandioso romanzo cinematografico moderno in cinque parti – Interpretazione di Diana Karren.

È un dramma di anime, lo studio di una figura di zingara, una di quelle strane creature dagli amori impetuosi, dalle malìe avvincenti, dagli odii improvvisi, dalle malinconie profondi.

L’odissea di Azara, la misteriosa fanciulla vissuta tra le asperità della vita nomade, insidiata dal selvaggio desiderio di Aleko che vuol contenderla alla muta adorazione di Zaro, vinta finalmente dalla pura ed infelice passione per il barone Freiman, è svolta su uno sfondo suggestivamente pittoresco. Mai forse come in questa film l’ambiente è stato ritratto con tanta cura e dovizia di particolari. Pianure sterminate, immense foreste illuminate dai tramonti di fuoco. Caverne che servono alle punizioni e alle vendette, giardini dai quali salgono profumi di magiche seduzioni… ecco lo scenario fastoso e fantastico.

E un altro lato di grande interesse presenta il dramma: quello di un’interpretazione piena di rilievo. Diana Karren, la bellissima attrice polacca, vi ha profuse tutte le risorse del suo squisito temperamento di artista. Ella compone il complesso personaggio della protagonista con una intensità di effetti ed una aristocratica verità di atteggiamento, da offrire intera la misura del proprio valore. Il suo è un disegno mirabile per sobrietà ed espressione: i rapidi abbandoni, le subite ritrosie, le inconsapevoli civetterie, gli scatti di ira torbida, fanno realmente pensare ai tesori del prodigioso fascino slavo. Passione Tsigana non è dunque una delle solite cinematografie, delle quali non si sa se più deplorare la volgarità del gusto o l’assenza di ogni verosimiglianza. Essa evocando una vicenda essenzialmente umana, vuol essere ed è un’opera ispirata ai più seri criteri d’arte. E come tale non le mancheranno, siamo certi, l’approvazione del pubblico.

PARTE PRIMA.

La Carovana degli zingari ha lasciato il villaggio ed ha ripreso la via aspra ed eterna. In un angolo del carrozzone, nella cuccetta di cenci, Azara dagli occhi vivacissimi, dai capelli neri e disciolti, si guarda nello specchio. Si trova bella… Per quella bellezza cresciuta come una pianta selvatica agli ardori dei meriggi e alle ombre dei boschi, si tortura Aleko e soffre in silenzio Zaro. La zingara sa di essere desiderata… ed è felice. L’amore non è ancora fiorito nel suo cuore, e con l’amore degli uomini può trastullarsi.

Nel giuoco smarrirà, dovrà un giorno abbandonare brandelli della propria anima. Che importa? Oggi la fiamma divina non l’ha ancora sfiorata ed ella può ignorare le tempeste implacabili che essa suscita.

Aleko stesso ne è la causa involontaria. La carovana si è accampata in una radura. Egli raggiunge di nascosto Azara che si è divisa dai compagni per recarsi alla fonte vicina. L’afferra, vuole strapparle un bacio, sta per vincere la sua resistenza…

Le fronde della foresta si aprono inattesamente, un uomo si precipita fra i due, difende la fanciulla e ne allontana recisamente Aleko. Azara, riavutasi dal turbamento, vede davanti a sè un giovane elegantissimo: è il barone Freiman, che dimora in una villetta poco distante. Un lampo di riconoscenza brilla negli occhi della fanciulla. Ella strappa da un cespuglio una rosa e l’offre con ingenua semplicità al suo salvatore.

PARTE SECONDA.

Vendetta di Zingara. — Il destino di Azara è scritto. Ella ama il barone Freiman….. e nell’animo di questi la bellezza della zingara ha lasciato un ricordo incancellabile. Il barone è fidanzato con ia contessina Elda Selving e il contratto di nozze dovrà essere firmato a pochi giorni. Dalla futura sposa egli riceve il dono nuziale, un anello di straordinario valore. Per festeggiare il prossimo evento, una battuta di caccia si organizza nella foresta. Il barone apposta un cervo che sta per cadere preda del suo fucile: uno stormir di rami, un fruscio di passi… Azara appare d’improvviso e, con una mossa fulminea, gli strappa di mano l’arma, la imbraccia e fa partire il colpo… Alla detonazione risponde il lamento del cervo che piega a terra ucciso.

Azara fugge, torna subito a nascondersi nei meandri della foresta, nel suo regno sconfinato, e lì, presso la carovana, la raggiunge di notte Freiman. All’incantesimo della strana creatura, egli non ha potuto sottrarsi. Sotto il manto di stelle passano due giovani, avvinti dalla carezza plenilunare. Nel sogno dolcissimo ogni memoria si sfalda e si disperde… E ad Azara in un momento di oblio, Freiman dona l’anello della fidanzata. Quando l’indomani tutta la comitiva di Villa Selving si reca all’accampamento degli zingari per conoscere la misteriosa fanciulla e Azara deve danzare, l’anello che ella porta in dito è visto dalla contessina Elda.

Alla domanda della fidanzata, Freiman, confuso risponde di non sapere come esso abbia potuto finire in mano della zingara.

Azara comprende… Un’impeto di sdegno le sale al volto, si toglie l’anello e lo lancia al suolo con disprezzo.

Come vendicarsi della rivale e punire l’uomo che, con la prima speranza di amore, già le ha dato il tormento della delusione?

È il giorno della festa di Villa Selving. Azara penetra furtiva nel salone dove si affollano gli invitati per la cerimonia del fidanzamento.

Ella danza, come rapita, disegnando una delle sue più languide figurazioni. Quando è davanti a Freiman, si scuote. Si avviticchia al giovane e preme lungamente le proprie labbra su quelle di lui: — Non è la prima volta che bacio il tuo fidanzato, grida alla contessina.

Lo scandalo scoppia clamorosamente. Il matrimonio va in fumo e Freiman viene scacciato.

PARTE TERZA.

Il nuovo amore. — Il miraggio del palcoscenico ha conquiso Azara. « Ho avuto occasione di ammirare l’arte vostra, vi offro un avvenire di trionfi », le scrive un noto impresario teatrale.

La legge degli zingari le impedisce severamente di lasciare la carovana, ma il suo sogno di luce è più forte del dovere. Una notte abbandona il carrozzone che le sembra ormai troppo povero ed angusto, e raggiunge la vicina città. Pochi mesi bastano a compiere la trasformazione. La zingara di un tempo; la monella irrequieta e ansiosa, diviene la elegantissima danzatrice dell’Apollo. Quando Freiman la rivede, da un palchetto del teatro, quasi stenta a riconoscerla. La sera stessa i due giovani sono nuovamente vicino, seduti al tavolo di un lussuoso ristorante ove egli l’ha invitata a cena.

— Vi amo sempre, Azara, mormora Freiman.

La danzatrice ritira prontamente la mano che egli vorrebbe prendere e baciare… Ma, quando rimane sola, si china a raccogliere la gardenia che è caduta da un occhiello di lui… e la porta alle labbra appassionatamente.

PARTE QUARTA.

La foresta ardente. — L’amore sorride ora a Freiman e ad Azara. Nella casa ove i due giovani vivono uniti, tutto respira gaiezza e felicità. Ma la famiglia tsigana non ha perdonato alla figlia ribelle. Alejo ha scoperto il rifugio di Azara e le fa pervenire un biglietto: « Se non ritorni subito, trema per l’uomo che ami ». Ella conosce la inflessibilità delle leggi tsigane e comprende quanto la minaccia sia terribile.

La vita di Freiman è in pericolo. Non esita… comprime l’angoscia che il sacrificio le costa e torna alla carovana.

Ma nel cuore di Aleko, la fosca passione non si è domata. Nella caverna dove Azara è stata rinchiusa prigioniera, dopo aver tentato invano di convincerla con la fame, egli scrive: « Se ti ostini a resistere, il tuo amante non vedrà l’alba di domani ».

Una cieca disperazione assale Azara. Finge di concedersi al suo abbraccio, ma una lama le brilla nel pugno e si immerge nel dorso dello zingaro.

Azara fugge, fugge follemente, attraverso i sentieri sinuosi della foresta, inseguita dalla turba degli Tsigani che hanno scoperto l’uccisione di Aleko. Essi battono il bosco sulle loro robuste e veloci cavalcature. La donna sta per venire scoperta e raggiunta, quando un pensiero le balena alla mente. Appicca il fuoco ai cespugli, Le fiamme si propagano hai vecchi tronchi e una barriera incandescente s’innalza davanti agli inseguitori, che sono costretti ad indietreggiare.

Azara arriva in salvo alla Villa di Freiman. Crede di trovare il giovane lieto per il suo ritorno, ma il volto di lui si chiude in espressione di dura severità. Egli dubita della sua fedeltà. Azara non si difende. Il sospetto solo di quell’uomo che ama, la oltraggia irreparabilmente.

Al commissariato di pubblica sicurezza, poco dopo, una donna si presenta dichiarando sordamente: — Ho ucciso Aleko, lo zingaro, arrestatemi.

PARTE QUINTA.

Azara non pronuncia una parola per discolparsi dall’accusa di assassinio. Passiva, attonita, quasi astratta ella siede nella gabbia degli assassini. Il barone Freiman stesso, col proprio atto testimoniale, aggrava la sua posizione. Ma un uomo vigila per rivendicare il suo onore. È Zaro, il giovane innamorato. Egli ha trovato le prove delle minacce di Aleko pronunciate contro Azara. Costei ha dovuto uccidere per difendersi, per sottrarsi alle torture che le infliggeva. Non fu la sua amante, ma la sua vittima. È dunque innocente! Queste parole risuonano nell’aula della giustizia come una rivelazione. I giurati pronunciano un verdetto pienamente assolutorio. L’onore della zingara è salvo… Freiman vorrebbe ricondurre nella propria casa Azara, alla quale ridona la sua fiducia e il suo amore. Troppo tardi… uno sconforto amaro, un bisogno infinito di riposo sono scesi nell’animo della zingara.

Ella ha portato le labbra al liquido contenuto nel castone di un anello… il potente veleno non tarda a produrre il suo effetto. Azara vacilla, convulsa, sfogliando il mazzo di rose che il barone le ha recato… e si spegne lentamente tra i fiori.

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La prima interpretazione di Diana Karènne al Modernissimo

Roma, marzo 1916

Dopo una lunga impaziente attesa il pubblico di Roma ha potuto vedere una interpretazione di Diana Karènne. Premetto che si era fatto intorno a questo nome una così abile e misteriosa réclame che l’attesa era vivissima.

Diana Karènne conta innumerevoli amici nel mondo intellettuale romano, e questo aveva dato alla sua prima « rappresentazione », il carattere di un avvenimento d’arte; per questo il salone del Modernissimo raccoglieva tutti i nomi più in vista dell’arte e della nostra società.

IL SUCCESSO.

Sì dice che Diana Karènne abbia essa stessa scritto il soggetto di « Passione Tsigana ». E questo vale forse a spiegare la magnifica fusione di tutti gli elementi che compongono il dramma.

Il pubblico, afferrato sino dalle prime scene della vicenda del dramma, seguì ogni parte del lavoro con una commozione estetica vivissima, prorompendo alla fine in un fragoroso applauso. Ogni parte dell’opera fu sottolineata da mormorii di ammirazione, ogni scena, ogni quadro fu oggetto di particolare curiosità. La vita degli zingari, la grande sala delle mode, la rappresentazione di gala, l’incendio della foresta e le scene del tribunale affascinarono gli spettatori.

La Casa Pasquali ha superato con magnifica signorilità e con gusto squisito ogni difficoltà tecnica e teatrale, mostrando come sappia — sempre che voglia — dimostrarsi primissima fra le grandi Case italiane.

L’INTERPRETAZIONE

Ma il successo maggiore, il trionfo fu per Diana Karènne. Questa attrice che ieri nessuno conosceva, è oggi popolare fra noi, come e più delle grandi stelle del cinematografo.

Diana Karènne si è rivelata d’un colpo come una grande attrice e come una donna affascinante. La sua arte, fatta di aristocrazia e di pensiero, ha trascinato il pubblico ad una commozione nuova; ha dato la misura di ciò che possa fare di bello e di elevato l’arte del silenzio.

I commenti animati del pubblico concordano in questo: che mai si è avuta in cinematografia una attrice più nobile e più profonda di questa che la Casa Pasquali con tanta arte ha lanciato.

Diana Karènne esce dal suo primo lavoro con una celebrità che sarà presto mondiale perchè nulla le manca: né la deliziosa bellezza, né l’eleganza più squisita, e perché ha trovato un ambiente di lavoro nel quale le sue qualità sono messe in evidenza nel migliore dei modi.

Siamo ben lieti di questo trionfo della Casa PasquaLi. Noi, che sapevamo con quali intendimenti e con quali mezzi il Cav. Uff. Ernesto M. Pasquali si era accinto al lavoro nel suo nuovo meraviglioso stabilimento, già prevedevamo questi risultati. Congratulazioni vivissime ed auguri.

Tigre reale dell’Itala Film

La Vita Cinematografica, Torino 7-15 giugno 1916

… e Piero Fosco, che vigilò l’esecuzione.

Gentilmente invitati, il giorno 23 Giugno assistemmo alla proiezione privata della grandiosa e passionale Tigre reale dell’Itala Film. Diffondersi in elogi sarebbe superflua cosa. La celebre Casa, nella sua ben nota modestia, non li ama punto. Essa ha la coscienza di ciò che è, di ciò che fa, e del come lo fa, e questo le basta. Pur tuttavia l’egregio ingegnere Sciamengo e l’emerito Signor Pastrone permettino di congratularci per questo loro lavoro, che certamente farà epoca, e che segna un’ascesa maggiore verso il superno fastigio della vera arte.

Sì, Tigre reale ha altissimi meriti, ha situazioni veramente straordinarie, una psicologia delicata, affatto speciale, avvincente davvero: le scene si svolgono con una congruenza, con una spontaneità veramente ammirabile. La concatenazione non manca mai, ed è piena di sorprese. E che attrice la Menichelli!…. Non si potrebbe essere più fervida di passione. La pellicola poi ha paesaggi esotici di una bellezza affascinante, ove si svolgono, con esatti criteri e finissimi particolari, indimenticabili episodi. Fotografia superba. Insomma una cosa degnissima, e che resterà.

Rendiamo poi grazie vive ai Sigg. Ing. Sciamengo e Pastrone della cordiale e sincera accoglienza.

Piero Fosco. Estendiamo la nostra ammirazione a questo valente, che ha curata, da pari suo, la ammirabile Tigre reale dell’Italia.

(La Cinematografia Italiana ed Estera, 1° Luglio 1916)

Tigre reale, Itala Film, La Vita Cinematografica, Torino, 7-15 giugno 1916

Testo ed immagini collezione archivio In Penombra, Roma.