Le meraviglie della fotografia animata

"Dix femmes pour un mari" (1905) Cartolina Alterocca - Terni
“Dix femmes pour un mari” (Cinématograph Pathé 1905) Cartolina Alterocca – Terni

Agosto 1906

I più antichi tentativi per risolvere il problema della fotografia animata, che oggi ha trovato la sua trionfante esplicazione nel cinematografo, risalgono appena a trent’anni fa. Il primo ricercatore che fece pubblici esperimenti fu il signor E. I. Muybridge: egli presentò nel marzo 1882 una serie di fotografie animate alla Royal Institution di Londra, valendosi di un apparato che l’inventore chiamò Zoopraxiscopio. Ma l’esperimento anziché ad una sola camera e a una pellicola svolgentesi ininterrottamente, era affidato ad una serie di camere, ciascuna delle quali dava una fotografia dell’oggetto; e quantunque tutto ciò segnasse un passo gigantesco oltre la lanterna magica, doveva cedere il posto alle nuove ricerche eseguite dai più illustri inventori, come Edison, Lumière, Marey.

Ancora si discute a chi aspetti l’onore della precedenza: comunemente si fa il nome di Edison, il quale certo usò primo fra tutti la celluloide nelle lunghe strisce per prove cinematografiche.

Per prendere una fotografia animata sono necessarie due macchine: la macchina per fotografare, il bioscopio per mostrare le figure in pieno movimento sulla tela. E come la camera cinematografica deve differire dalla solita camera fotografica, così il bioscopio differisce dalla lanterna magica. A questi due oggetti essenziali s’aggiunge il materiale per afferrare e poi passare le figure. La celluloide è di così grande importanza per la fotografia animata, che se non fossero state scoperte le sue virtù, molto probabilmente la soluzione del problema avrebbe subito un ritardo. Essa dà alla pellicola la sottigliezza, la trasparenza, la pieghevolezza necessarie.

Pensando al lavoro del fotografo si può immaginare che egli debba ritrarre l’oggetto un grandissimo numero di volte: in principio si fotografava l’oggetto quaranta volte per secondo, ma più tardi si scoprì che bastavano sedici fotografie al secondo per dare la visione del movimento, e la scoperta determinò anche una notevole economia.

Immenso è oggi il marcato cinematografico e continuo il lavoro per introdurre le migliorie: tra le quali è ora allo studio quella del cinematografo a colori. Risultato non ancora perfettamente raggiunto, ma di non lontana soluzione ormai. L’industria nuova ha trovato applicazione non solo negli spettacoli ma nel reportage giornalistico degli avvenimenti mondiali più notevoli. Dive ieri il giornalista si provvedeva di un apparecchio fotografico, oggi si provvede si un apparecchio per cinematografo: in Manciuria sui campi di battaglia, nei ritrovi sportivi di terra e di mare, il nuovo strumento ha fatto la sua comparsa ufficiale. Il signor Rosenthal, capo operatore della Urban Trading Company, è stato in Manciuria presso l’esercito giapponese e per conto della sua società; e già fu con gli Inglesi nell’Africa del Sud durante la guerra anglo-boera, e nelle trincee lavorava mentre gli fischiavano intorno i proiettili, e più minacciosi si levavano i clamori delle battaglie.

Per la rapidità del lavoro il record appartiene probabilmente a Charles Urban. Essendosi recato ad Amsterdam per fotografare la cerimonia dell’incoronazione della regina di Olanda, a mezza cerimonia mandava a casa ben 600 piedi di pellicola impressionata perché si procedesse subito al suo sviluppo, mentre egli continuava a cinematografare con la rimanente parte della pellicola. Finita la cerimonia, sviluppava egli stesso, a bordo del battello durante la traversata dal luogo della festa all’alloggio, quella seconda parte. Le due porzioni di pellicola vennero poi congiunte con la massima precisione, e quarantott’ore dopo l’Urbana presentava in un teatro di Amsterdam agli sbalorditi occhi degli spettatori, molti dei quali avevano assistito all’incoronazione, la riproduzione perfetta della cerimonia stessa!

Molto sovente il risultato cinematografico si ottiene in virtù di una pazienza grandissima. Si ricorda la prova fatta nell’ovest dell’Inghilterra per ottenere la riproduzione di una partita di caccia. Gli operatori lavoravano ben quattro mesi assistendo a non meno che ventidue partite di caccia, e percorrendo in tutto 1200 miglia: usarono 7000 piedi di pellicola. Scelsero poi il meglio delle fotografie ottenute: in tutto 750 piedi inglesi di pellicola, che si sviluppano dinanzi al pubblico in dodici minuti.

Quando manca assolutamente la possibilità di ritrarre lo spettacolo della natura, l’uomo provvede a sostituirvi la fantasia propria, a preparare artificialmente l’illusione della realtà. La maggior parte di questi spettacoli preparati provengono dalla Francia e dagli Stati Uniti, quantunque molte delle più divertenti rappresentazioni cinematografiche siano create in Inghilterra.

Particolarmente notevoli sono gli spettacoli tolti dai racconti di Giulio Verne: il viaggio alla luna, le meraviglie degli abissi marini, il giro del mondo. Vi si vedono corse di treni, viaggi aerei, incidenti complicatissimi e così ben combinati da sembrare veri.

Un’azione cinematografica che rappresenta il deviamento di una carrozza contenente quattordici passeggeri, la quale va a finire in un ristorante tra le persone a tavola, venne ottenuta con l’uso di una vera carrozza che venne mandata a urtare un muro di mattoni.

Né le riproduzioni si limitano al presente: risalgono anche al passato. Ben ottanta persone furono vestite con gli splendidi abiti del secolo XVII per riprodurre una scena caratteristica della vita a Versailles durante il regno del Re Sole. E la scienza pure ne ha grande vantaggio, potendosi, per esempio, con l’ingrandimento dei microbi e con la loro esposizione cinematografica provvedere ad uno dei più potenti sussidi dell’insegnamento.

Ci duole dover disingannare il buon pubblico borghese che corre al cinematografo a commuoversi alle pietose scene di una madre tradita, di un amore tragico, di un’ambulanza durante la guerra russo-giapponese.

L’amante a la madre, il traditore e i soldati, non sono quasi mai altro che le stesse persone vestite e travestite dall’impresario della Compagnia cinematografica.

Bisogna sapere che le grandi Compagnie cinematografiche affittano dei vasti apprezzamenti di terreno su cui si svolgono tutte le evoluzioni all’aria libera.

Nel caso attuale però le automobili attraversano praterie, boschi, fossati scelti rispettivamente con grande varietà, in modo da dar l’illusione che la scena dell’inseguimento duri molto tempo.

Bisogna poi notare che la fuga dei pedoni non è così precipitosa come parrebbe. Basta infatti accelerare lo svolgersi della pellicola per ottenere l’illusione di una corsa rarissima.

Quando tutto è pronto, non resta che prendere la cinematografia d’ogni scena e di congiungere fra loro le pellicole.

I salti da una scena all’altra rappresentano proprio ciò che sono gl’intermezzi nella commedia o nell’opera.

(testo e immagine archivio in penombra)