Luigi Pirandello e il cinema

Ivan Mosjoukine nel film "Il fu Mattia Pascal" di Marcel L'Herbier 1926

Aprile 1926

Luigi Pirandello, la cui opera è già considerevole e del quale hanno soprattutto incontrato il favore del pubblico ben 24 volumi di novelle, non è che da soli sette anni autore di teatro. Eppure oggi le grandi metropoli mondiali: Roma, Parigi, Londra, New York, Berlino, Vienna, Bruxelles e Madrid vanno a gara nel presentare ai pubblici dei loro teatri le novità che escono la di lui penna.

Chi non conosce ormai Sei personaggi in cerca d’autore, L’uomo, la bestia e la virtù, Ciascuno a suo modo, Vestire gl’ignudi, ecc.?

Ciò non di meno Pirandello, la cui mentalità vasta e moderna è aperta alle novità ed al sincronismo perfetto fra il pensiero e la vita, ha sempre guardato con simpatia il cinematografo. Se, come egli spiega, se n’è fino ad oggi tenuto lontano devesi esclusivamente alle difficoltà fino ad ora da lui incontrate nel trovare possibilità di realizzazioni degne de l’opera sua.

E così ha ritenuto di poter tradurre per lo schermo un suo romanzo giovanile Il fu Mattia Pascal solo allorché si è reso conto che a tale realizzazione avrebbero concorso uomini della tempra di Marcel L’Herbier e di Ivan Mosjoukine.

Pirandello ha dichiarato:

— Se qualcuno si meraviglierà del mio tardivo avvicinamento al Cinematografo, è bene sappia che a ciò è estraneo ogni mio apprezzamento per tale forma d’arte. Finora io ho avuto rapporti di poca importanza con le Case Editrici cinematografiche. Tre miei lavori finora sono stati realizzati in films, senza che vi siano state apportate variazioni di sorta.
In America, una importante Casa, si interessò grandemente di un mio romanzo che avrebbe voluto tradurre in film offrendomi in compenso non pochi dollari. Ma mi imponeva di apportare al romanzo delle modificazioni che essa riteneva necessarie per la riproduzione su lo schermo.
Io, per la mia dignità di letterato, mi sono sempre opposto a fare della mia arte un genere di commercio, sicché mi opposi alla proposte della Casa in parola.
Oggi invece io son ben lieto di offrire per la realizzazione cinematografica il mio fu Mattia Pascal a Marcel L’Herbier di cui ben conosco il talento artistico.
Il cineasta di Don Giovanni e Faust saprà certamente ridurre per cinematografo il mio romanzo, mantenendogli la linea da me voluta sia letterariamente che filosoficamente.
Io ritengo infine che, più che ogni altra manifestazione artistica, possa il cinematografo darci la concreta visione del pensiero.