
Ognuno avrà potuto facilmente notare un certo significativo risveglio della grande stampa quotidiana, a proposito del cinematografo.
Nel numero scorso abbiamo dovuto spender qualche parola su un lungo articolo di una incompetente delle cose nostre; articolo pubblicato da un grande giornale di Napoli, e che ha sollevate le ire anche dei nostri confratelli, e specialmente del Film.
Ma non soltanto Il Mattino, bensì altri importantissimi quotidiani d’Italia, si sono occupati e si vanno occupando del mondo cinematografico, ospitando scritti di alte personalità del giornalismo e del teatro, o della letteratura. Si tratta della solita malattia contagiosa: un fenomeno che, nella stampa, si verifica spessissimo e che non può meravigliare.
Ma con quello del contagio, altri ve ne sono da rilevare come moventi di questo improvviso risveglio.
Da una parte lo stimolo, chiamiamolo così, commerciale, che porta le amministrazioni dei giornali a dare ospitalità alle notizie cinematografiche, e magari alla critica, recante firme notissime di loro redattori. Ed è ragione… di tanto a riga. Non ci scandalizziamo soverchiamente, sebbene la nostra stampa professionale e tecnica sappia fare netta distinzione fra le sue pagine di réclames e il suo testo, la sua cronaca e la sua critica… Ma lasciamo andare!
Sta di fatto questo: che il giornale politico ha preso la nostra arte e la nostra industria come un qualsiasi Tot, di cui, à un dato prezzo, si può dire tutto quello che l’interessato vuole: tanto il pubblico saprà bene che si tratta di pubblicità.
Per gli scrittori, la cosa è un po’ diversa. Quando non ricevono l’ordine dalla direzione di firmare un dato scritto o di redigerlo addirittura a tema obbligato, o non ricevono la commissione dalla Casa ordinatrice della réclame, che dopo di essersi messa in regola con l’amministrazione del quotidiano; quando, insomma scrivono di loro propria iniziativa, e quindi senza poter fare nomi di cose e di persone cinematografiche e riferirsi a dati di fatto (che altrimenti incorrerebbero nell’intervento della ditta assuntrice della pubblicità), quando ciò fanno, son mossi da buona fede o da ingenuità, qualche volta, ma più spesso dal desiderio di mettere in vista il proprio nome, di mettersi su quella via dove può esser possibile una qualsiasi combinazione che permetta loro di acciuffare a volo un affare cinematografico: un soggetto, per esempio, o magari la direzione di un lavoro… o addirittura di prestare la propria firma allo scenario di un altro, tanto dar lustro alla produzione di qualsiasi casa a corto di risorse.
(…)
Molto si gioverebbe la nostra arte, se il giornalismo quotidiano si occupasse seriamente di esso… ma non soltanto a qualche lira per linea, anche se si tratta di critiche (ci piace ripeterlo) recanti nomi illustri. Se ne gioverebbe immensamente, perché finirebbe una buona volta la generale ignoranza sulle cose nostre, sui veri nostri problemi, sugli ingranaggi giganteschi che muovono questa grande industria mondiale.
Veritas
Per il Sindacato della Stampa Cinematografica
Ai colleghi tutti,
Abbiamo detto, nel numero scorso, che non dormivamo, e difatti — nella speranza che questo Sindacato, che sembra essere nel desiderio di tutta la nostra classe, sia presto un fatto compiuto — abbiamo preparato, con l’aiuto di qualche volenteroso collega, e tenendo presenti le idee finora espresse dai confratelli che si sono interessati della cosa, uno schema di statuto e il materiale per la prossima adunanza.
Il tutto sarà spedito direttamente a ciascun collega acciò ognuno possa farci pervenire le proprie osservazioni in modo da semplificare, così, e ben stabilire il lavoro da espletare nella detta adunanza; fare che essa riesca veramente proficua , e che la data sia fissata col maggiore accordo fra tutti.
Gli scopi del Sindacato sarebbero i seguenti:
- Tutela degli interessi morali e materiali dei suoi membri e della classe.
- Stabilire dei rapporti di buona armonia e di fratellanza fra i suoi soci.
- Istituire una cassa di soccorso e di previdenza.
- Studiare, curare e ben definire i rapporti fra la stampa nostra e l’arte e l’industria cinematografica.
- In linea generale fare tutto quanto potrà essere utili agli interessi comuni.
Questi, nelle linee generali, gli scopi.
Del Sindacato possono far parte, in diverse categorie, direttori, redattori, collaboratori e corrispondenti di tutti i giornali cinematografici periodici italiani.
Per semplificare il nostro lavoro, noi manderemmo anche a tutte le direzioni dei nostri confratelli alcune copie dello schema di statuto e dell’ordine del giorno; di modo che esse potranno facilmente comunicarle ai loro redattori, corrispondenti e collaboratori.
Nella fiducia di trovar negli interessati sempre lo stesso entusiasmo, non possiamo tacere la nostra riconoscenza per i colleghi tutti che, direttamente e indirettamente, ci hanno assistito nell’idea e hanno agevolato il nostro compito, e specialmente per i colleghi Alberto Sannia, prof. G. I. Fabbri e Francesco Razzi.
La Vita Cinematografia
(7-15 Febbraio 1916 – Archivio In Penombra)
L’ha ribloggato su carnet di cinemae ha commentato:
Più di cento anni fa…