
“Questo film, dovuto ad un direttore artistico veramente geniale, non soltanto addita nuovi orizzonti al Cinematografo, ma è altresì di grande insegnamento per chi si occupa di scenografia teatrale. Questo, senza stare a parlare del valore etico e sociale del film, che è grandissimo”
Max Reinhardt 1927
Berlino, 10 gennaio 1927
Il mondo cinematografico di Berlino attendeva con impaziente curiosità l’ultima produzione di Fritz Lang: Metropolis.
Il creatore del Dr. Mabuse e dei Nibelunghi, uno dei migliori direttori artistici del mondo, uno dei più originali e più potenti, è stato quasi il solo a restar fedele alla U.F.A.
La prima rappresentazione che ha avuto luogo questa sera, ha rappresentato, forse, l’avvenimento più importante della stagione: tutta Berlino era convenuta per applaudire Fritz Lang e la sua più diretta collaboratrice, la Signora Thea Von Harbou (che è poi sua moglie) e la protagonista, Signorina Brigitte Helm.
Fritz Lang disdegna i piccolo soggetti ricavati dalla attualità quotidiana; egli si compiace invece a cimentarsi con le maggior difficoltà, a realizzare ciò che sembra irrealizzabile. La sua immaginazione si compiace a far rivivere il passato più lontano o a divinare il futuro.
Metropolis è una specie di film profetico, che ha, forse, un riscontro nella Eva futura di Villiers de L’Isle-Adam e nella Machina del tempo di H. G. Wells.
Metropolis è la grande città dell’avvenire, in cui gli aeroplani circolano tra i grattacieli; prodotto di una industrializzazione intensiva. Questa città è abitata da due classi di uomini divenute del tutto estranee l’una a l’altra; i ricchi, i potenti della terra vivono all’aria e al sole godendo di tutti i lussi e di tutti i piaceri, i lavoratori sono relegati sottoterra; schiavi della macchina essi vivono alla luce delle lampade elettriche, e i loro bimbi sono pallidi, miserandi e tutta la loro vita scorre senza gioie.
(…)
La più sottile analisi critica non saprebbe dare una pallida idea di questo film, che è notevole soprattutto per l’abbondanza, per l’ampiezza e per la varietà delle scene, per i movimenti di masse, per la ricerca di scene fantastiche e per l’impiego di mezzi tecnici nuovissimi.
Il contrasto tra la vita sotterranea dei lavoratori e l’esistenza sontuosa dei milionari, i quadri della grande città dell’avvenire, la scena del rogo, quelle dell’inondazione, il salvataggio di migliaia di uomini e fanciulli, rappresentano la più potente realizzazione cinematografica fin qui vista.
Certo la scena più singolare è quella del laboratorio. La fabbricazione dell’uomo-macchina, la trasfusione della vita mediante onde elettriche sorpassa quanto è stato fin qui fatto nel campo della fantasia. Per riuscire a fotografare queste onde, lunghissimi e difficili sperimenti sono stati tentati, ed il risultato meraviglioso ottenuto rappresenta una rivoluzione nella tecnica cinematografica.
Il merito maggiore di Fritz Lang è la precisione con cui ha saputo utilizzare i personaggi. Se si pensa alla difficoltà di dirigere 50 attori, tremila settecento comparse e circa mille fanciulli, di cui ogni movimento deve essere razionale, ci si può fare un’idea dell’enorme e intelligente lavoro esplicato da Fritz Lang. Altra singolarità è questa: Fritz Lang è un avversario delle dive e dei divi. Egli ha scelto per impersonare la protagonista una fanciulla di 21 anni: Brigitte Helm, che non aveva mai lavorato in cinematografo, ed ha ottenuto che essa si piegasse perfettamente alle difficoltà di un ruolo vario, durissimo come fatica fisica e che richiedeva grande varietà e potenza di espressione. Anche il giovane innamorato è stato impersonato da un ragazzo che lavorava per la prima volta in un ruolo importante: Gustav Fröhlich. Quantunque questo film duri la bellezza di due ore e mezzo, non un istante l’interesse degli spettatori è venuto meno e, infine, un caloroso applauso ha coronato tanta fatica.
Questo film di essenza futurista e che apre nuovi orizzonti alla sempre perfettibile nuovissima arte, è certamente destinato a un successo mondiale che sorpasserà ogni successo fin’ora registrato nel campo cinematografico; senza contare che esso ha un contenuto sociale di primissimo ordine che tende a dimostrare la necessità della profonda e amorevole collaborazione del braccio col pensiero, del lavoro col capitale.

Per il lancio di Metropolis l’U.F.A. Palast è stato inverniciato di una polvere argentea che ha uno straordinario potere luminoso, sicché di giorno il palazzo appare splendente, e di sera, illuminato da molti e potenti riflettori, appare illuminato da bagliori d’incendio.
(Kines, Roma 13 e 20 gennaio 1927 – Archivio In Penombra)
Molto profetico, il massimo della fantascienza