Ma il ricordo non muore…

Lyda Borelli, Andrea Habay, La Falena (1916)
Lyda Borelli, Andrea Habay, La Falena (1916)

Torino, aprile 1916

Qualcuno ha scritto dopo aver assistito alla première della Falena “Perdono a Lyda Borelli” (il preambolo è quasi una offesa all’esimia attrice. perché Ella non ha e non avrà mai nessuna pecca da farsi perdonare).

Ripigliando “Perdono a Lyda Borelli le marmellate sentimentali: Ma l’amor mio non muore, La memoria dell’altro…”. Io ho ammirato in questi giorni La Falena e con me tutto un pubblico entusiasta, un pubblico dico, non dei critici; ne ho ascoltato attenta il commento; ebbene non solo nel capolavoro attuale, ma ogni volta che si proietta una film della Borelli il pubblico rievoca sempre con nostalgico rimpianto la sua prima film Ma l’amor mio non muore!

Che importa che il soggetto non fosse di concezione profonda e perfetta nella tesi quanto La marcia nuziale e La Falena? Ma l’amor mio non muore! è un soggetto cinematografico e non un grande lavoro teatrale.

Eppure quanto godimento artistico ci hanno offerto le marmellate sentimentali… Lyda Borelli non ha interpretato finora che lavori di sentimento e di suo gradimento, quindi i due soggetti incriminati sono stati scritti per lei, scelti, discussi e approvati da lei.

Nel film Ma l’amor mio non muore! vi sono una serie di scene di tale importanza artistica che la stessa illustre interprete potrà uguagliare, ma superare mai più, perché umanamente impossibile.

Ricordo i particolari della scena che avviene prima ch’Ella scopra il suicidio del padre. Ella ha un sorriso così atrocemente disperato per coloro che sono venuti ad arrestarlo! Lyda si muove per avvisare il padre, prima di varcar la soglia della camera essa fa loro un cenno con la mano, un cenno umile come per dire: “Attendete…”, ma quella mano sembra voler placare, implorare…

Le mani della Borelli parlano.

E chi non ricorda Lyda alla frontiera, vestita a lutto, chi non ricorda la bellissima testa dolorante, lo sguardo angosciato, smarrito che ella volge verso la nuova patria?…

È Lyda che canta sull’armonium della chiesa solitaria? Quel raggio di sole che rompe l’oscurità mistica non ha mai illuminato quadro più bello, più suggestivo.

Lyda alla stazione scrive la lettera che deve infrangere per sempre il suo più bel sogno; chi non ha pianto con lei?

Lyda muore (Che Dio la conservi tanti anni bella e felice sempre!), muore in Ma l’amor mio non muore!, in Fior di male, in Marcia nuziale, e nella Falena, ma nessuna di queste morti dà la sensazione penosa come il tragico finale della Memoria dell’altro. Non lacrime, ma singhiozzi convulsi stringono la gola, sul viso di Lyda agonizzante passano in pochi istanti tutte le gradazione della sofferenza e dello spasimo. È ad un’agonia vera e straziante che noi assistiamo; Ella lotta colla morte e raduna le forze per raccogliere la fotografia dell’amato: ma la vita l’abbandona  ed Ella cadde dal misero lettuccio rimanendo immota sul fascio dei suoi bei capelli d’oro!

Al film Ma l’amor mio non muore! noi tutti dobbiamo essere grati perché ha schiuso una nuova era, da quel giorno la cinematografia è stata considerata un’arte.

Dobbiamo essergli grati, perché ha aggiunto nuovo fascino, nuova gloria alla nostra grande attrice, rivelandola la Regina dell’arte del silenzio, l’unica la cui bellezza ci sia stata fedelmente resa in tutti i suoi pregi dal bianco schermo. Noi a Torino l’abbiamo avuta per i primi, con noi Ella stessa si vide per la prima volta riflessa e noi vedemmo quella sera negli occhi suoi bellissimi delle lacrime di dolce compiacimento: con noi, col suo maestro, con i suoi compagni Ella brindò serena all’avvenire della cinematografia.

Lina Cazzulino

Ma l'amor mio non muore! un film di Mario Caserini DVD
Ma l’amor mio non muore! DVD Cineteca di Bologna 2013

Un pensiero su “Ma il ricordo non muore…

I commenti sono chiusi.