
Dicembre 1924. A Livorno è stata pressoché ultimata la presa delle ultime scene di Ben-Hur. Ramon Novarro, l’interprete meraviglioso di Scaramouche ha impersonato la sua parte in modo che il suo direttore Niblo dice con entusiasmo: Quando Ben-Hur comparirà sullo schermo, Novarro sarà l’idolo del pubblico ed oscurerà la fama di tutte le altre star.
Una nave è stata incendiata ed affondata in un combattimento con tale veridicità che ad un dato momento vi fu un vero timore che qualche vittima fosse inevitabile. Ma audaces fortuna adiuvat, come dice l’amico Cav. Ricci che si trovava a comandare una delle squadriglie. E tutto è riuscito per il meglio.
La realizzazione cinematografica di Ben-Hur è il frutto di tre anni di collaborazione tra Marcus Loew, presidente della Metro Goldwyn Mayer e Abraham L. Erlanger, che assieme con Dillingham e Ziegfeld, aveva acquistato i diritti dell’omonimo lavoro teatrale. Gli ideatori si rendevano conto che il film richiedeva uno scrupoloso studio dell’ambiente, delle situazioni e dei personaggi. Come base alla preparazione di Ben-Hur servì il lavoro teatrale. Questo però non poteva logicamente, come materiale scenico, soddisfare le esigenze del lavoro cinematografico. Infatti alle scene dei 6 atti teatrali ne vennero aggiunte molte altre.
Oltre a ciò la messinscena, dati i suoi requisiti necessari di realistica, richiese anche il giudizio e l’esperienza dei competenti di archeologia e di storia antica. Dal lato tecnico poi Ben-Hur rappresenta una vera opera documentaria. Infatti, per la prima volta furono usati apparecchi girevoli da ripresa, che allargavano sensibilmente il campo visivo, fotografia attraverso veli e vetri, riprese marine dall’estremità di una piattaforma galleggiante, riprese aeree. La ripresa della battaglia navale, alla quale partecipavano 100 galere, la ricostruzione dell’antico sistema di arrembaggio, la perfezione veloce dei carri da corsa nel circo d’Antiochia, sono vanti che la tecnica della messinscena mai aveva raggiunto in passato. Per farsi l’idea della preparazione e delle prove basti sapere che furono usati 1.000.000 di piedi di pellicola.
Ottenuto il permesso di ridurre per lo schermo il romanzo del Wallace, fu dato incarico di scrivere lo scenario a June Mathis, al stessa scrittrice che aveva ridotto per lo schermo I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse e molte altre pellicole di grande successo.
June Mathis scelse come direttore Charles Brabin e per le prime parti George Walsh (Ben-Hur), Francis X. Bushman (Messala), Gertrude Olmstead (Ester) e partirono per l’Italia. Ma all’atto pratico essendo risultata tale formazione inadatta per la colossale realizzazione si decisero opportune modificazioni. Alla direzione della Metro Goldwyn Mayer era asceso Marcus Loew, il quale dette l’incarico a Louis B. Mayer di “riordinare” gli affari di Ben-Hur.
Il risultato non si fece attendere: qualche settimana dopo June Mathis, Charles Brabin e George Walsh tornarono a New York, mentre Fred Niblo, uno dei realizzatori della produzione Louis B. Mayer e vecchio collaboratore di Douglas Fairbanks per Il segno del Zorro ed I tre Moschettieri, s’imbarcò per Roma insieme a Bess Meredyth, scenarista, Ramon Novarro, il nuovo Ben-Hur e May MacAvoy, la nuova Ester: gli altri artisti conservarono le loro parti. La realizzazione di Ben-Hur entrò allora nella fase decisiva e tutti cercarono di recuperare il tempo perduto. Sotto la direzione di Niblo si organizzarono tre gruppi: quello di Niblo che diretto da lui stesso andava a realizzare le scene principali, come quelle delle galere, la corsa dei cocchi; gli altri due diretti rispettivamente da W. Christy-Cabanne e da Al Rabosh, che avrebbero girato le altre scene di minore importanza. Finalmente tutti e tre avrebbero esaminato insieme i risultati delle varie prese di vedute ed avrebbero deciso le modificazioni da apportare, ove ce ne fosse bisogno. Si prese di nuovo a Livorno la realizzazione delle scene delle galere con vecchi vascelli adattati e molti altri nuovi tra i quali la grande galera del Comando, lunga 75 metri, montata da 500 uomini che costò oltre 50 mila dollari. La flotta definitiva del Ben-Hur comprendeva 14 unità e una tripulazione di oltre 2000 uomini fu impiegata nella figurazione delle scene.
L’assalto della nave pirata contro la galera romana fu eseguito con l’aiuto di potenti rimorchiatori che a mezzo di cavi passati sotto la nave ammiraglia spingevano contro il suo fianco il naviglio nemico. La galera romana era cosparsa di olio e benzina in modo che, al momento voluto, divenne una fornace ardente. Agevolato l’incendio da un vento violento, sul quale non si era contato, in meno di mezz’ora la galera affondò e molte comparse che o non sapevano nuotare o erano prese dal panico, ebbero la salvezza dalle pattuglie di pronto soccorso che erano state organizzate con canotti automobili. Questa scena navale di una veridicità portentosa fu girata da ventiquattro macchine da presa collocate sul molo, sulle navi vicine e su canotti automobili. La totalità delle scene marittime di Ben-Hur richiese due mesi di lavoro aspro, difficile e pericoloso.