L’Atlantide di Jacques Feyder e Goffredo Alessandrini

Brochure originale del film (archivio inpenombra)
Brochure originale del film (archivio inpenombra)

“Mia madre voleva che suonassi il violino. Ma a me interessava di più il disegno, e quindi dal disegno poi sono arrivato alla scenografia; e oltre al disegno e alla letteratura, che mi portava con la fantasia continuamente a pensare a storie, soggetti e a come ambientarli, disegnarli. Un film che mi ha deciso a trovare la mia strada, è stato il primo Atlantide di Jacques Feyder, che, secondo me, è rimasto insuperato nè da quello di Pabst, né dagli altri che hanno fatto. Perché c’era l’Africa dove io ero nato, dove avevo anche intensamente vissuto da un punto di vista turistico-artistico diciamo. Perché a sedici anni io stavo nel Sudan a fare dei viaggi e a visitare sultani, quindi era l’Africa mia. Poi lì c’era tutto il fascino del racconto africano di Pierre Benoît, c’era Rider Haggard, c’erano i beduini coi quali io tante volte ho vissuto, ho dormito nelle loro tende. E poi il racconto era così ben fatto, così ben narrato da Jacques Feyder in un clima tra fantastico e realistico… Così mi son deciso e ho detto questa deve essere la mia strada. E ho visto cinque volte Atlantide, l’ho visto in Egitto un paio di volte, poi l’ho rivisto da studente a Cambridge, poi l’ho rivisto in Italia, e mi è sempre piaciuto tanto. Io sono effettivamente nato e vissuto in Egitto, ma ci vivo anche oggi in Africa.”
Goffredo Alessandrini (Cinecittà anni trenta, Francesco Savio -Bulzoni Editore, Roma 1979)