Le Quatuor Prima Vista interprète la partition de Baudime Jam pour accompagner “Voyage autour d’une étoile” de Gaston Velle.
Come ho scritto più di una volta, qualsiasi ricerca sul cinema italiano delle origini deve affrontare il problema della mancanza di documenti esaurienti sulle attività delle case di produzione. I pochi testimoni di carta sopravvissuti non bastano a colmare le infinite lacune di un percorso vicino nel tempo, parliamo dei primi anni del secolo scorso, ma lontano e inaccessibile come la costruzione delle piramidi.
Qualcuno dirà che i documenti cartacei, chiamati in gergo storico-cinematografico “non-film”, non sono importanti, ed in un certo senso ha ragione, ma come la mettiamo quando il fortunato ritrovamento diventa un enigma?
Questo pomeriggio, nel corso delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone 31esima edizione, è stato proiettato Un viaggio in una stella, film di produzione Cines girato a Roma dal francese Gaston Velle nel 1906. Pochi mesi prima lo stesso Velle aveva girato Voyage autour d’une étoile per la Pathé. I fortunati spettatori delle Giornate hanno potuto vedere questo pomeriggio uno dopo l’altro questi due titoli insieme a un terzo Voyage autour d’une étoile:
Questa terza e abbreviata versione di Voyage autour d’une étoile rimane per il momento qualcosa di misterioso. Fu distribuita su pellicola 28mm per il Pathé Kok, un apparecchio per uso domestico introdotto nel 1912 e disponibile sul mercato fino al 1920.
Fino a questo punto niente di strano, moltissime copie dei film primitivi sono sopravvissute soltanto in questo formato, ma ecco il mistero:
Sarebbe stato normale per la Pathé rieditare per il Kok un vecchio film del suo listino, però in questa versione gli attori e le scenografie sono differenti rispetto a quella originale del 1906.
Così David Robinson, direttore delle Giornate del Cinema Muto, nel catalogo di questa edizione.
Su internet è disponibile la versione francese del Voyage, per illustrare questo post ho scelto una versione musicata dal vivo.
Non posso dire molto sulla versione italiana. E’ il solito segreto di stato custodito negli archivi, in questo caso nell’archivio del Museo del Cinema di Torino. Vediamo adesso, sempre dal catalogo delle Giornate, la descrizione di Claudia Gianetto sulla copia nitrato positiva conservata dal Museo e presentata oggi a Pordenone:
Le avventure cosmiche dell’astronomo Nigadimus sono forse la più famosa féerie di produzione italiana, anche se il regista Gaston Velle, quando la girò, si era da poco trasferito dagli studi della Pathé a quelli della Cines Romana. (…) Velle portò con sé, oltre alla propria grande esperienza, bozze e disegni dei film girati presso la casa francese che ripropose senza troppi scrupoli in remake ai limiti (e anche oltre) del plagio. Viaggio in una stella è dunque “gemello” del francese Voyage autour d’une étoile in cui però il galante professore paga la propria intraprendenza molto più cara, finendo infilzato su un parafulmine. La copia delle versione italiana è mutila e si chiude con l’immagine dell’ombrello di Nigadimus che precipita nel cosmo, ma le pubblicità dell’epoca ci informano che l’avventuroso professore atterrerà senza troppi danni nella tinozza del bucato da cui era partito.
Finora abbiamo due versione 35mm gemelle, ma diverse, una terza in 28mm simile, ma diversa, e non finisce qui perché la versione francese presentata alle Giornate “è munita di un geniale finale riservato al pubblico italiano”. Ecco come siamo arrivati alle quattro versioni dello “soggetto”.
Andiamo adesso indietro nel tempo fino al 1982 quando la rivista Immagine – Note di Storia del Cinema, fascicolo quarto (Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema), pubblicò un saggio di Aldo Bernardini dedicato al lavoro di Gaston Velle alla Cines:
Il recente, importante recupero da parte della Cineteca del Friuli di Gemona di copie 16mm dell’edizione francese e di quella italiana del Viaggio in una stella ha consentito un primo sommario confronto delle somiglianze e delle differenze esistenti tra le due versioni. La sceneggiatura, le idee per i trucchi, le soluzioni scenografiche sono le stesse: e si può vedere come Velle avesse potuto approfittare a Roma degli stessi bozzetti per le scene e i costumi utilizzati a Vincennes.
Un passo avanti fino al 1996. Le informazioni più complete su Un viaggio in una stella, produzione Cines 1906 e regia di Gaston Velle, si trovano nel volume Il cinema muto italiano 1905-1909, pubblicato dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Biblioteca di Bianco e Nero, autore Aldo Bernardini, con la collaborazione di Vittorio Martinelli.
Secondo questi dati i metri sono 220 (10 quadri), attenzione a questo dato, prima visione romana 9 luglio 1906.
Posso confermare, grazie ad una locandina in archivio, che l’argomento del film italiano è lo stesso pubblicato nel volume sopra citato, e grazie a una locandina del Teatro Comunale La Fenice di Senigallia, datata 1° settembre 1906, pubblicata in 1896-1914 Materiali per una Storia del cinema delle origini, a cura di V. Angelini, F. Pucci (Studioforma Editore 1981) sappiamo che in Viaggio in una stella “a colori, grande azione fantastica in 18 quadri” produzione Pathé, la storia finisce male:
Svolgimento dei quadri – L’osservatorio – Il vecchio astronomo Nigadimus – Sguardo attraverso il cannocchiale – La terrazza – La partenza – Ascensione del dott. Nigadimus – Le zone eteree – La grande stella – La dea meravigliosa – Il regno della stella – Gran ballo fantastico – Arrivo di Giove, padrone e signore delle zone eteree – Suo turbamento – Sparizione delle stelle – Giove, accompagnato da Marte e Mercurio, scaccia indignato l’astronomo Nigadimus – L’intruso nelle sfere celesti – La punta della stella – Nigadimus, deriso da tutti i pianeti, precipita miseramente nel vuoto – Misera morte del dott. Nigadimus.
Come vedete, niente tinozza del bucato. Dalla descrizione dei quadri direi che manca qualcosa nella versione francese attualmente in circolazione, ma non so se sia la stessa che hanno proiettato oggi al Teatro Verdi di Pordenone, e naturalmente ignoro quale sia il “finale riservato al pubblico italiano”.
Di quello che sono sicura è che le scenografie e i costumi sono diversi.
Per quel che riguarda la versione Pathé Kok, ho la fortuna di avere in archivio una copia del catalogo originale (1912). Secondo il catalogo delle Giornate, la copia della Lobster Films di Parigi è lunga 50 metri, in confronto agli 85 metri della copia originale del 1912. Il protagonista della versione Pathé Kok si chiama Sextant e, innamorato della stella Venus, dopo alcune avventure nello spazio, compreso un amichevole incontro con Saturno, ritorna a casa “avec fracas dans le baquet d’eau savonneuse, dont il s’était élevé plein d’espoir”.
Muoio dalla voglia di sapere come si risolverà questo mistero delle quattro copie del Viaggio stellare 1906. Fatemi sapere, esseri fortunati che avete assistito all’evento.
Provo a chiedere nella biblioteca di visionare la copia? Ti faccio sapere. Una saluto e complimenti per il post!
Ancora nessuna risposta?
Prova a chiedere, non so se il film è disponibile nella bibliomediateca. Grazie!
Ancora niente, ma non perdo la speranza… :-)