
Il Cinema è la musica della luce e nulla può essere paragonato a lui. Se fosse esistito ai tempi di Eschilo, Shakespeare, Dante o Wagner, essi se ne sarebbero serviti, obbedendo al famoso precetto di Orazio: Ciò che è esposto alla vista suggestiona molto di più di quello che si comprende dalla parola, oppure a quello di Oscar Wilde: L’arte è la trasformazione di una idea in una immagine.
Il cinematografo è nato, ma gli artisti di valore esitano ancora e gli schermi attendono; gli schermi, questi grandi specchi bianchi sempre pronti a riflettere sulle folle attente il Grande Volto silenzioso dell’Arte dal sorriso mediterraneo.
Ma diggià qualche Cristoforo Colombo della luce si è fatto avanti e la bella battaglia dei neri e dei bianchi incomincia su tutti gli schermi del mondo, le porte della novella arte sono aperte, le immagini innumerevoli prendono forma e si offrono molteplici alle nostre possibilità. Tutto è o diviene possibile: Una goccia d’acqua, una pioggia di stelle. Il Vangelo del domani, l’architettura sociale, l’epopea scientifica, la vertiginosa visione della quarta dimensione dell’esistenza con l’acceleratore ed il rallentatore.
Il Cinematografo sta diventando un’arte d’alchimista, dalla quale noi possiamo attendere la trasformazione di tutte le altre se noi sappiamo toccare il cuore : il cuore che è il metronomo del cinematografo!
Cinematografo: telepatia del silenzio, luminoso vangelo del domani.
Come il riflesso del fuoco in uno specchio è più bello che il fuoco stesso, come l’immagine di una montagna è più bella riflessa da un ghiacciaio, così l’immagine della vita è più bella sullo schermo che la vita stessa. Il cinematografo, questa prodigiosa arte in cui si dirige un’orchestra di luce, racchiude una forza occulta e insospettata che dipende molto più da quello che essa suggerisce che da quello che essa dimostra. Io posso dire che il cinematografo è la traduzione del mondo invisibile per mezzo del mondo visibile e che è questa la possibilità che pone il cinematografo al primo posto tra le lingue internazionali del domani.
C’è qualche cosa di miracoloso, e io ne ringrazio la tecnica moderna per averci offerto un’arte così sobria di una tale mobilità, di un tale dinamismo e di una tale onnipossenza.
Se della povera gente entrando nei cinematografi è piena di tristezza, le figure evocate dai nostri films la farà sortire con un pò di luce negli occhi e con un pò di coraggio per i giorni che seguiranno.
La mia opinione sul cinematografo è che esso racchiude una tale forza di evocazione da renderlo utilizzabile per portare agli uomini stanchi, affaticati dal lavoro quotidiano, un conforto ed un’ora di riposo e di gioia.
La luce e la musica si incontrano bruscamente, dopo aver camminato per secoli, senza accorgersi che camminavano a fianco a fianco.
— Tu mi darai la tua voce, disse la luce.
— Tu mi presterai i tuoi occhi, disse la musica.
E nacque la settima arte.
Osservate: Beethoven non è più solo; Egli è più potente di Rembrandt e più forte di Shakespeare. La loro ardente trinità lavora nello stesso tempo perché i ciechi e i sordi siano confusi.
Io potrei scrivere dieci pagine sulla tragedia di un sorriso di donna sullo schermo, secondo la profondità dei piani, l’armonia della luce, le significazioni dell’immagine che precedono e di quelle che seguono, la deformazione ottica volontariamente cercata, e secondo l’imprecisione della bocca o dei capelli, e mille altre cose ancora che le magìe di Aladino conoscevano bene;
Ma io verrei meno al mio compito.
Il Cinematografo deve fare da se stesso la sua prova.
Ed ecco perché io mi sforzo di prendere il senso della scrittura ed il senso della parola, per essere uno dei primi a servirmi del silenzio.
Abel Gance