Oramai è tempo!
Quali destini sono riserbati al Cinematografo ? Qualcuno, anzi molti, crederanno cosa facile rispondere a questa domanda, ma non tutti sanno la grave difficoltà di una saggia risposta,
Io credo e non temo d’ingannarmi, che il Cinematografo si sostituirà al teatro. Cosa certa è che il Cinematografo ha preso un grande incremento e più ne prende.
Valorosi artisti drammatici, convinti dì questa nuda verità, battono tutti i giorni le porte delle fabbriche, offrendo l’opera loro, pur sapendo che entrando, anche per un sol giorno, in una manifattura di films, hanno segnata la loro morte civile nella carriera teatrale.
La Casa Pathé intuendo i destini che il non lontano avvenire riserva all’arte cinematografica, decise d’impiantare una succursale a Roma, al solo scopo di sfruttare le Compagnie drammatiche italiane. Artisti insigni hanno adescato all’amo. Novelli e Vitti, per esempio, sono condannati a girare il mondo ed a dare, per poca somma, spettacolo della loro inesperienza cinematografica.
Altro è l’arte drammatica, altra cosa è quella cinematografica.
Colà è la voce melodiosa o robusta, l’accento chiaro, il gesto naturale, l’impallidire o l’arrossire simultaneamente, che forma l’artista. Qua è il gesto soltanto ; non facile pronunzia o dolcezza di voce; è mimica. Quella mimica però, che presa dalla macchina, riproduce poi sulla tela bianca, chiara e precisa l’azione.
La cinematografia è una nuova arte; è quell’arte vera che serve a rinnovare i popoli ed a rivelarne la vita.
Questa frase non è mia.
Passeggiando un giorno per via Maqueda, a Palermo, mi arrestai ad ammirare l’estetica bellezza di quel Teatro Massimo e mi colpi l’occhio questa sentenza scritta a lettere di oro:
« L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita; è vano dalle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire ».
Ora se l’arte cinematografica deve anche mirare a preparar l’avvenire, mi si consenta:
Nella qualità di corrispondente della Vita Cinematografica, in qualunque città mi trovi, non manco di assistere a delle proiezioni. A parte i soggetti comici, dei quali mi occuperò in avvenire, esprimerò il mio giudizio sui soggetti drammatici. Nella massa, non potendo certo trattarli uno ad uno, li dividerò a gruppi.
I soggetti storici, che pur mirano a far rivivere fra noi popoli antichi, riescono spesso di grande confusionismo, incomprensibile anche per colui che ha cognizioni delle tavole storiche. È questo un difetto dei direttori artistici addetti alla scelta dei lavori ?
Lo vedremo in seguito.
I soggetti moderni nulla hanno di morale. Una donna, maritata o nubile, spinta da morbosa passione, o allettata da ricchezze che agogna, abbandona marito od amante, padre o figli, e dopo un mese, un anno, un lustro, torna ed è sicura di essere perdonata.
Un uomo, spinto da malvagio istinto, ricorre al delitto. Viola un domicilio, fa i primi passi di furto od assassinio, si arresta per circostanze indipendenti dalla sua volontà, e quest’uomo viene messo in condizione di vivere agiatamente.
Questi ed altri simili i soggetti che si proiettano sulle tele bianche !
Ho voluto chiedere a cospicue personalità, direttamente interessate, la ragione di questi lavori, e tutti, concordi, mi hanno risposto: Gli incettatori domandano soggetti a lieto fine; la Germania e l’Austria non accettano pellicole a forti tinte…
E sono questi i soggetti a lieto fine ? Sono questi i soggetti che chiedono la Germania e l’Austria in special modo ?
Questi sono soggetti a fine immorale; sono l’incoraggiamento alla prostituzione per la donna, alla delinquenza per l’uomo ! Se è vero che l’arte cinematografica deve rivelare gli usi ed i costumi, non è vero che tutte le donne d’Italia sono senza cuore e tutti gli uomini senza onore.
Se è vero che l’arte cinematografica deve preparare l’avvenire, non è giusto il perdono ed il premio là ove il castigo s’impone. Si riproducano i grandi delitti, si tramandi ai posteri l’inganno e l’infamia dell’attuale consorzio umano ma si faccia pur vedere che ai tradimenti, alle infamie, ai delitti, seguono le pene adeguate, e ciò, solamente ciò, potrà servire d’ammenda.
Gli americani ci facciano assistere tutti i giorni alle loro gesta brigantesche; i francesi antepongano all’onore il piacere, ma gli italiani tramandino i loro istinti e non transigano con l’onore.
Le fabbriche di films siano più felici nella scelta dei soggetti; gli italiani oramai possono imporsi sui mercati cinematografici; si mantengano all’altezza del loro prestigio.
Ciò sia detto in linea generale.
Mi tratterrò nel prossimo numero singolarmente degli Stabilimenti e degli artisti e sin d’ora dichiaro che, siano essi abbonati o meno alla Vita Cinematografica, metterò in rilievo i pregi ed i difetti di ciascuno, servendomi, in ciò fare, non solo della mia perizia nell’arte, ma farò pregio delle svariate discussioni alle quali ho potuto assistere nelle sale dei Cinematografi delle più grandi città di Italia e di Francia.
Disilluderò gli illusi; rivelerò i pregi dei veri artisti; solleverò gli avviliti; avvilirò i troppo vanitosi, senza preconcetti, senza parzialità.
Totò Biondi (Tromba)
(La Vita Cinematografica, 15-22 marzo 1911)
Grazie alla Bibliomediateca Mario Gromo del Museo Nazionale del Cinema – Fondazione Maria Adriana Prolo, Torino, per le riviste del cinema muto, le brochure, ecc.