Paparazzo cinematografico 1907

Messa di Natale, Dudovich 1906
Messa di Natale, Dudovich 1906

Sto invecchiando, non vorrei confessarlo a me stessa, ma invecchio. Ho perso un paio di ore cercando di ricordare dove avevo messo, nell’immensa biblioteca dell’archivio in penombra, l’immagine per accompagnare questo post. Vi dovete conformare con l’illustrazione qui sopra, dovuta al pennello di Marcello Dudovich, uno dei grandi illustratori del ‘900 italiano. Vi assicuro che guadagnate nel cambio.

Tutti sanno che il grande Federico Fellini, discendente diretto, com’è stato ripetuto più volte, dei grandi registi del cinema muto italiano (il ricordo indelebile di Maciste all’inferno diretto da Guido Brignone, per citare soltanto un esempio), non ha “inventato” i paparazzi. L’interesse per la vita e i miracoli dei personaggi famosi è vecchio quasi come il mondo. Lo sviluppo della fotografia contribuì a soddisfare la curiosità di milioni di persone che, grazie alle fotografie pubblicate dalla stampa, potevano non soltanto leggere, ma “vedere” le ultime notizie. E fu allora che nacque la notizia impossibile, quella che non voleva (o non poteva) farsi vedere. Ecco nato il paparazzo.

Alcuni cineasti dei primi tempi, gente intelligente come Méliès, si dedicarono a ricostruire i fatti per soddisfare la curiosità degli spettatori, con notevoli risultati al botteghino, Ma il “paparazzo cinematografico”, questo grande e dimenticato personaggio della storia del cinema, è un completo sconosciuto, o quasi.

Con la solita autorevolezza che caratterizza i post di questo sito, molto apprezzata dai soliti 6 lettori fissi e da qualche sperduto navigatore del web, l’archivio in penombra cercherà di promuovere la ricerca sul “paparazzo cinematografico”. Come al solito, invito tutti quelli studiosi a caccia di nuove idee per tesi di laurea, rassegne, ed altri divertimenti che portano in giro per il mondo, a partecipare.

Per iniziare ho scelto una storia del 1907, una storia “facile” perché i particolari li potete trovare nel web. La protagonista è Luisa di Sassonia (Luisa d’Absburgo-Toscana):

Al tempi in cui stava per rimaritarsi e il suo nome correva sulla bocca di tutti, assieme con i particolari della sua nuova avventura, ci fu un operatore caparbio, vero cronista nato, che s’incaponì di volerla cinematografare. Egli attese inutilmente per parecchi giorni, poiché Luisa di Sassonia, quando s’accorgeva della sua presenza cercava con tutti i mezzi di celarsi e, in caso disperato, volgeva all’operatore le spalle.
Il povero reporter aveva promesso il negativo al suo direttore e i giorni passavano senza nulla conchiudere. Preso dalla disperazione, una mattina egli cacciò quasi dentro alla carrozza ove si trovava la contessa la macchina fotografica, e girò. Pazzo dalla gioia di esser finalmente riuscito nel suo fine, corse in camera oscura per sviluppare il negativo… Ahimè, sul sensibile nastro non appariva che un informe groviglio di pelo poiché la contessa si era salvata col manicotto.

Capite adesso il senso dell’immagine nel post? Non posso affermare che il manicotto indossato da Luisa di Sassonia fosse simile a quello raffigurato nel disegno di Dudovich, ma posso assicurare con assoluto rigore scientifico che si tratta di un disegno datato dicembre 1906. La coppia mi sembra molto elegante, abbastanza per indossare l’ultima moda autunno-inverno 1906-1907.

Chiedo scusa di nuovo ai fedeli lettori per il ritardo, le emozioni (e le soddisfazioni) della giornata scorsa sono state troppe. Vi voglio bene.