Esposizione Internazionale di fotografia, ottica e cinematografia. Torino, 4 giugno 1923
L’origine e lo sviluppo della Cinematografia nella conferenza di Louis Forest

Anche questa conferenza, che ebbe luogo la sera del 3 corr. all’Esposizione fotografica, è meritevole di particolare rilievo. Louis Forest è uno dei più noti e brillanti articolisti del Matin. Ma oltre a questa sua particolare attività egli è colto, nel senso più esteso della parola, nell’arte cinematografica della quale intravvede amplissimo orizzonte nel campo della cultura in genere e della propaganda. E tenne una briosa conferenza, che non costituisce soltanto una curiosità d’occasione, ma un vero riassunto di materia scientifica e di applicazioni pratiche.
Presentato dal collega dottor Mario Bassi, che portò con nobili e simpatiche parole il saluto dell’Associazione della Stampa Subalpina e della Giunta Esecutiva dell’Esposizione — rappresentata dal cav. Giorgio Ceragioli e dal cav. Uff.. Edoardo Ratti —, l’oratore volle premettere alla sua disamina un ricordo storico: la camera oscura che fu inventata dall’italiano G. B. Porta. « Senza l’invenzione del Porta — proseguì l’oratore — non sarebbe stata possibile quella del Daguerre: in altre parole, non esisterebbero la fotografia e la cinematografia. Basta questa affermazione a dire tutto il valore della scoperta in cui si trovò felicemente associato il genio latino ».
Quale sia stato il successivo svolgimento del cinematografo, dai primi esperimenti ad oggi, il Forest rievocò con viva parola, colorita di ricordi, di spunti e di osservazioni argute. Ma, attraverso l’arguzia, tutto il processo di perfezionamento si chiariva davanti all’uditorio attentissimo.
Una delle più delicate applicazioni cinematografiche — quella didattica — ha richiamato l’attenzione del Forest, il quale vi dedicò studi ed esperimenti, ritraendone una messe di utilissime osservazioni agli effetti dell’insegnamento. Egli insistette in special modo sulla portata pratica della cinematografia scolastica, mettendo in rilievo i grandi risultati che sono stati ottenuti.
Risalendo dal fenomeno particolare a quello generale, l’oratore si soffermò sulla crisi di arresto che travaglia l’industria francese ed italiana. E’ possibile superare questa crisi? L’oratore afferma risolutamente di sì, purché i Paesi latini sentano il vincolo della sacra unione la quale può fare in modo che ottimi mercati di sbocco possano essere aperti, dove possono continuamente rifluire il lavoro e l’industria cinematografica. « Bisogna volere — conclude con forza il Forest — questa alta, concorde volontà latina, che sarà vittoriosa contro ogni difficoltà ».
Il pubblico numeroso, il quale aveva ascoltato con profondo interesse la bella conferenza, salutò la conclusione con un vivissimo applauso.
Purtroppo è mancato il clou del trattenimento che doveva consistere nella film dal titolo « Sulle origini del cinema », quasi a documentare gli argomenti svolti dal conferenziere. Fu invece proiettata una magnifica cinematografia del Tonkino, che il pubblico ha visibilmente gradito.
A Louis Forest venne, in seguito, dalla giunta Esecutiva offerto il champagne d’onore, che diede luogo a rinnovati auguri per la prosperità e per la più intima intesa delle due Nazioni latine.
Notiamo che quest’ultimo intento è nei propositi di Louis Forest, il quale tende alla costituzione del Film latino, mentre dovrebbe concorrere alla soluzione dell’attuale crisi cinematografica, diventerebbe mezzo efficace di propaganda.
Degna iniziativa, dunque, di un giornalista scienziato quale è il Forest. Ad onore di lui diremo ancora che egli è valente autore teatrale; il Procureur Hallers è un suo lavoro, che il cartellone dell’Odéon riporta da tempo, e prossimamente verrà anche rappresentata una traduzione in versi del Faust di Goethe, alla quale il Forest attende con la versatilità dell’ingegno che gli è dote preclara.
(Gazzetta del Popolo – Torino, 4 giugno 1923)
Nel congresso della Stampa Latina che si era svolto a Lione qualche settimana prima, dopo aver riconosciuto al cinematografo “il suo grande merito di civiltà”, e dopo un esame della situazione – critica – industriale e commerciale in Italia, Francia e la Spagna, in confronto al mercato tedesco e americano, si stabilì un piano di azione “che valga a controbilanciare le forze avversarie e possibilmente a superarle”. Questo piano era la creazione del Film Latino:

Ritenuto il cinematografo uno dei mezzi più idonei per l’intesa fra i popoli, ne consegue, come prima necessità, lo sfruttamento di esso per un’intesa tra i popoli latini.
In base a tale accordo, devono essere stabilite le norme generali che varranno per tutta la produzione, la quale andrà per il mondo sotto il nome di produzione latina; ma ogni nazione dovrà creare un tipo proprio, che, data però l’affinità fra i vari produttori, non sarà molto dissimile da quello ottenuto in un altro Paese. La fisionomia sarà presso che uguale, ma varieranno l’intonazione, le sfumature, i motivi particolari, senza che per questo sia alterata la linea fondamentale, la quale rispecchierà la mentalità, comune ai popoli latini, che avrà ispirato le varie opere. Come notammo più volte, ogni popolo ha una sua particolare figura che è determinata da un particolare modo di sentire e di vedere; ora, se le differenze sono leggere tra Paesi che ebbero comune l’origine, diventano notevolissime tra il ceppo d’una popolazione e quello d’un altra.
Infatti, per convincersene, basta osservare ogni aspetto e ogni manifestazione della vita sociale e spirituale delle genti di razza latina, e confrontarli con quelli corrispondenti della vita dei popoli germanici; si constaterà che non si tratta di semplici sfumature o atteggiamenti, ma di profonde e sostanziali differenze, che sono l’indice indiscutibile d’una mentalità tutt’affatto diversa. Invano si potrebbe tentare di colmare l’abisso, o spianare la montagna che ci separa: dotati d’una diversa struttura spirituale, ciascuna delle due grandi famiglie esplica la propria potenzialità secondo un sistema suo proprio, guidato da una concezione tutta particolare, per cui deriva un complesso diversissimo di prodotti materiali e culturali, ognuno dei quali reca l’impronta speciale che gli artefici ebbero ad imprimere, seguendo le proprie tendenze naturali e le proprie abilità acquisite. Tale contrasto si rivela particolarmente nell’opera cinematografica, sintesi completa di tutte le facoltà spirituali e tecniche. Non vale dire: la produzione tedesca è superiore, oppure: è superiore la produzione latina.

Emanazioni di diverse razze, recano in sé un diverso spirito, una diversa sostanza; eredi di due mentalità formidabili, che diedero e l’una e l’altro dei giganti nel campo dell’arte e in quello della scienza, non debbono essere come due forze in agguato, levantisi in armi per sopraffarsi l’una con l’altra; bensì come due elementi dissimili, opposti, forse, ma non antagonistici, perché l’uno e l’altro non sono che il riflesso del gran prisma della cultura e del lavoro. Perché dunque una di queste forze, entrambe positive, dovrebbe essere condannata al soverchiamento da parte dell’altra!
In fatto d’arte non può trattarsi della morte di nessuno., ma della vita e dell’incremento di tutti: ognuno ha un suo particolare pregio da far rifulgere, che è bene sia dato all’umanità di conoscere ed apprezzare.
Quindi, poiché vi è una produzione — restando nel nostro campo dell’Arte muta — spiccatamente germanica ed una produzione spiccatamente americana, è doveroso che esista una produzione latina, che rispecchi la mentalità e l’attività latina.
Questo, ripetiamo, deve essere: a fianco del dinamismo e dell’eclettismo individuale americano, accanto al tecnicismo germanico, devono figurare la finezza, l’intensità e l’intelligenza latina. Perciò riteniamo che la creazione del film latino sia cosa non soltanto ottima, ma necessaria, e siamo lieti di constatare che tra i fautori dell’auspicata innovazione sia uno dei nostri migliori creatori : Carmine Gallone, artefice coscienzioso che all’arte muta attende come ad un apostolato.
Intendiamoci però; stabilita la bontà, anzi, la necessità del principio, non significa ch’esso debba venire applicato esclusivamente; le ragioni ideali non debbono mai essere disgiunte da quello commerciali. Quindi, mentre da un lato si attende alla creazione del film latino, che sarà l’espressione di tutto il complesso quadro delle attività dei popoli occidentali, e che non potrà di colpo conquistare terreno ed imporsi, non si dovrà negligere quella produzione ch’è una specie di denominatore comune, a cui non possono sovrastare ragioni particolari etniche; ma che, ispirata ad un concetto — artistico generale, non è la rivelazione di dati temperamenti, ma, anzi, presenta certi caratteri di duttilità, per cui può venire, come sostenemmo nello studio dello scorso numero, adattata ai gusti diversi di vari pubblici del mondo. Anzi, questo genere di produzione, che avrà sempre modo di far emergere il valore degli artisti nazionali e di crear loro un pubblico, data appunto la sua facile accessibilità per la mancanza di urti… folkloristici, potrà preparare la strada ed agevolare il cammino al film latino, in cui appariranno, in una sintesi meravigliosa, le virtù artistiche e la potenzialità costruttiva della nostra razza. E questo film servirà, se ci si uniformerà per la sua costituzione al programma tracciato al congresso della Stampa Latina, allo svolgimento d’una vera propaganda della civiltà latina, la quale, mediante il cinematografo, dovrà venire conosciuta ed apprezzata nella sua storia, nella sua evoluzione e negli usi e costumi dei popoli; dovrà rifulgere ne’ suoi insegnamenti, ne’ suoi slanci e ne’ suoi eroismi.
L’opera dovrà essere compiuta con la più alta coscienza in ciascuna Nazione, e ad essa, ch’è una vera e propria ricostituzione su basi ideali, dovranno collaborare tutti i grandi scrittori ed i grandi artisti; nessuno deve sdegnare di offrire il proprio contributo, poiché deve sentire che il suo lavoro sarà un elemento per la edificazione d’un gigantesco monumento: l’affermazione d’una razza, che sente la forza delle proprie virtù ed il diritto di farle valere e riconoscere. Tutti gli sforzi, che ogni singola nazione compirà, dovranno poi essere coordinati in modo da rispondere al fine unico, cioè la creazione di lavori, che siano la valorizzazione della Latinità. Ogni Paese vi concorrerà secondo le proprie forze, ma dev’essere in tutti il convincimento che nessuna energia andrà dispersa, perché tutte saranno raccolte nel grande crogiuolo, in cui dovranno formarsi le opere, le quali varranno a dimostrare la tenacia d’un mondo che fu unico e dominatore, e che non oscilla e non resta secondo a nessun nuovo sopravvenuto.
(La Rivista Cinematografica, Torino 10 maggio 1923)