
Miss Dorothy è uno strano tipo di istitutrice, che la vecchia Duchessa Sangro ha scelto per educare Mara, sua lontana parente, orfana ricchissima, di carattere capriccioso e ribelle. Ma Dorothy, sotto l’apparenza rigida, sotto maniere esteriori prive di grazia e quasi ridicoli, ha degli improvvisi sprazzi di vita, dei misteriosi lampi indagatori, che si fanno più frequenti dopo il ritorno dagli studi del Duca Giorgio, fidanzato di Mara. Giorgio non si accorge di nulla, non ha notato l’impressione di Dorothy al primo incontro e non s’avvede ora dell’anima silenziosa che gli vibra accanto con affetto vigilante Ma una sera quest’anima appassionata si rivela a Giorgio attraverso la musica che Dorothy esegue e attraverso l’intensità dei suoi occhi meravigliosi. E Giorgio ne è stranamente turbato.
Si celebrano le nozze e gli sposi partono. Ben presto i due caratteri diversissimi appaiono inconciliabili, e gli sposi tornano al palazzo Sangro, dove si ripetono i litigi e le recriminazioni. Una sera per confortare Giorgio, Dorothy si tradisce, gli parla con tale oblio di se stessa, si trasfigura talmente in tutta la persona, nel viso, negli occhi, che Giorgio si ricorda di un’ effige scolorita veduta più volte fra segrete carte famigliari.
Va a cercare in uno stipo dimenticato, e vi trova infatti un ritratto di Dorothy. La misteriosa istitutrice e dunque la donna amata in passato da suo fratello Ruggero, il quale, unitosi a lei, col solo vincolo religioso l’aveva poi lasciata vedova con una bambina; questa bimba era fatta strappare alla vedova dalla Duchessa, e Dorothy riceveva più tardi l’annunzio che la piccola era morta.
Giorgio cerca ora ansiosamente Dorothy, che appena s’è accorta d’essersi tradita è subito scomparsa dalla casa dei Sangro. Trovatela in un’elegante villa solitaria le rivela che sua figlia vive, legittimata di un ex Maggiordomo di casa Sangro, il quale d’accordo con sua moglie fa credere alla fanciulla che Giorgio sia un modesto studente amico di famiglia.
Dorothy rivede la sua Gladys, oramai più che adolescente, ma non ha il coraggio di turbarla rivelandole la verità. Diventa sua amica, e s’accorge che la fanciulla ama Giorgio, il quale sta intanto divorziando da Mara. Una lotta angosciosa s’inizia nel cuore di Dorothy, poiché anch’essa ora ama Giorgio, immagine vivente del suo Ruggero perduto; ma attraverso una serie di vicende il sentimento materno vincerà e Dorothy giungerà a far sacrificio persino della vita per la sua figliuola.

«La Nova Film presenta al pubblico un buon lavoro sia dal lato industriale, che da quello artistico. La protagonista è una miss Dorothy, prima ed una Thea di Nordthingam, poi, animata, espressiva, vivente; non così il Calò, il quale recita la parte di Duca di Sangro in una maniera fredda, opaca, incolore. Un non senso: è mai possibile che solo un paio di occhiali a stanghette, riescano a camuffare in maniera tale il viso della istitutrice, sì da renderlo irriconoscibile a tutta quanta la famiglia di Sangro? Eppure si conservava la fotografia dell’amante del duca Ruggero!»
Messa in scena di Giulio Antamoro, soggetto di Riccardo Picozzi, operatore Cesare Cavagna. Interpreti: Diana Karenne, Romano Calò, Carmela Bonicatti, Lia Formia.
Dianna Karenne ha scelto personalmente la giovanissima Carmela Bonicatti, alias Carmen Boni, quasi al debutto.
Uno degli impegni del programma della Nova Film, casa di produzione diretta da Giulio Antamoro, è l’abolizione del divismo. Film esistente alla Cineteca Nazionale di Roma (forse).