La memoria dell’altro – Film Artistica Gloria 1913

la memoria dell'altro
Cartolina programma del film: El recuerdo del otro (titolo in Spagna)

«Lyda (Lyda Borelli), giovane aviatrice, noncurante dell’assidua corte del principe di Sévre (Vittorio Rossi Pianelli) s’innamora di un giovane giornalista, Mario Alberti (Mario Bonnard) e lo invita a casa sua. Pur essendo fidanzato con Cesarina (Letizia Quaranta), Mario accetta l’invito: la fidanzata, colpita da un sospetto, lo segue e, con il cuore affranto, assiste a una scena d’amore con Lyda. Approfittando di una breve assenza della rivale, Cesarina riesce a indurre Mario a lasciare Lyda: rimasta sola, quest’ultima accetta l’amore e le ricchezze del principe di Sévre.

Qualche tempo dopo, a Venezia, Lyda e il principe sono nell’intimo divisi dalla “memoria dall’altro”; e quando in un teatro Lyda rivede Mario, la passione si riaccende ed ella fugge col suo amore a Parigi. I due amanti sono felici. Ma un giorno Mario cade ammalato ed è costretto a letto per mesi: la coppia è presto ridotta alla miseria. Lyda va a cercare aiuto e lo trova solo nella generosità di alcuni apaches, per i quali ha danzato in un taverna. Ma al ritorno a casa, Mario è morto. Disperata e anche lei ammalata, Lyda si spegne nella triste corsia di un ospedale. Il principe di Sévre, venuto a conoscenza della triste notizia, accorre generosamente al suo capezzale. Ma ormai Lyda non ha più bisogno di nulla. Sentendo che tutto è finito, tenta di afferrare nervosamente la fotografia dell’adorato Mario, caduta ai piedi del letto, mentre gli occhi suoi si chiudono nel seno della morte.»

Messa in scena di Alberto Degli Abbati; sceneggiatura da un soggetto della Contessa De Rege; operatore Angelo Scalenghe.

Successo strepitoso, dopo il successo altrettanto strepitoso di Ma l’amor mio non muore, per il trio Borelli-Bonnard-Film Artistica Gloria. Diretto con mano sicura da Alberto Degli Abbati, splendidamente fotografato da Angelo Scalenghe, uno dei grandi operatori del cinema muto italiano, il film gioca molto bene le solite carte del melodramma, abilmente nascoste dietro un’apparente “modernità” di usi e costumi. Le storie d’amore “fino all’ultimo respiro” funzionano sempre, anche ai giorni nostri, provare per credere.

Come per tutti gli altri, le copie di questo film in mano ai “soliti noti”, dormono il sogno eterno dovutamente “mummificate” per non si sa quali posteri nelle collezioni delle cineteche.

Bellissimi esterni a Venezia anno 1913, Lyda Borelli, diventata qualche anno dopo signora Cini.

Gentili signori della Fondazioni Cini di Venezia: voi, che avete organizzato splendide manifestazioni culturali, che ne direste di editare un Dvd di La memoria dell’altro?
Grazie anticipate.

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