Quo Vadis? – Cines 1913

quo vadis 1913
Lea Giunchi

Presentato al Festival del Cinema Ritrovato di Bologna nel 1997.

Il regista Enrico Guazzoni racconta:

« Entrai in una Casa editrice, venuta su allora e che si è trasformata via via sino a raggiungere uno dei primissimi posto nella cinematografia mondiale: la Cines. Per alcuni anni dovetti anch’io seguire la corrente. Mi tormentavo in vani conati. Vedevo altri e più vasti orizzonti alla cinematografia: ma allora si rideva ancora quando qualcuno osava parlare d’arte applicata al cinematografo. Passavo per un utopista, un poeta… io che nella cinematografia vedevo la fusione di tutte le arti, dei colori, della plastica, della mimica… Pensavo: il cinematografo, a differenza grande del teatro, consentirà di abbracciare e dare visioni di campi vastissimi; potrà non avere quasi limitazioni, così da spezzare le tradizionali pastoie dell’unità di tempo e di luogo; potrà, attraverso momenti sintetici e rappresentativi, ricostruire grandi figure e l’ambiente in cui si mossero, insomma tutto un mondo… Ma i mezzi mancavano.
Proprio in quegli anni Quo Vadis? del Sienkiewicz aveva raggiunto una diffusione cui forse nessun altro romanzo s’è neppure avvicinato. Vagheggiai l’idea di tradurre sullo schermo quella grande visione dell’età imperiale di Roma: e ne preparai uno scenario. Ma per oltre due anni rimase a dormire nel fondo di un cassetto. Quando proponevo l’impresa, sentivo rispondermi che il Quo Vadis? non poteva destare interesse e non avrebbe incontrato il favore del pubblico, il quale voleva drammetti moderni, d’effetto o d’effettaccio, ecc., ecc. Le mie molte insistenze però toccarono il segno; più per fare a me uno speciale favore che per altro, si consentì al progetto. Ed io mi accinsi al lavoro. I mezzi erano limitatissimi: a volte mi mancavano gli scenari, a volte persino i costumi. Ricordo di un espediente cui dovetti ricorrere un giorno per far agire delle piccole masse nello sfondo d’un quadro, masse a cui mancavano i costumi adatti. Ordinai alle comparse di cavar fuori dai pantaloni le camice, e parvero degli autentici romani dell’epoca neroniana! Quelli del Quo vadis? furono giorni in cui vissi una vita intera. Le notti erano tutte bianche per me. Dinanzi ai miei occhi balzavano i quadri vividi, sì, ma senza calore: ed io con l’immaginazione animavo figure e sfondi; facevo muovere le prime e chiarire i secondi. E poi tornavo, non ancora soddisfatto, a rimuovere il quadro intero, sino a raccogliere, in uno sforzo violento, le più impercettibili sfumature, i più lontani movimenti.

Il film fu eseguito in poco più di due mesi: e sembrò un tempo enorme: si disse che col Quo Vadis? io ostacolavo la produzione ordinaria assai più redditizia. Quanto poi abbia reso il Quo Vadis? io non so… Però si affermò e scrisse che aveva sconvolto l’industria cinematografica, elevandola a dignità d’arte. Le mie fatiche non potevano chiedere un migliore compenso.

quo vadis?
Carlo Cattaneo

Il successo del Quo Vadis? mi permise d’indirizzare la mia attività di direttore scenico per quella via in cui vedevo delle finalità artistiche. Shakespeare mi aveva appreso che un dramma non ha bisogno di riassumersi in questo o quel personaggio, ma che tutti i personaggi possono cooperare allo svolgimento dell’azione, dando per risultato, non la rappresentazione di un individuo, ma di tutto un mondo, con infinite varietà e gradazioni d’individui, con alternative di elementi comuni e di elementi tragici. Ed è da Shakespeare che trassi la convinzione che una grande polifonia potesse sostituirsi al monotono, all’ a solo: la grande polifonia della realtà, della vita, col suo intreccio perenne di fatti grandi ed umili, di serio e di comico, di nobile e di vile, di generoso e di menzognero, di tenebrore e di luce. Secondo questa concezione polifonica ho appunto cercato di realizzare visivamente dei grandi drammi della storia, quello di Antonio e Cleopatra, quello di Giulio Cesare, quello di Ivan il Terribile, quello della Tallien, quello dei primi cristiani in Fabiola, quello delle crociate in Gerusalemme liberata. »

Uscito in Italia e all’estero nei primi mesi del 1913, ottenne subito uno straordinario successo commerciale in tutto il mondo:

« Il record dei successi cinematografici è tenuto in Inghilterra dai produttori italiani ed è stato segnato l’altro giorno con la vendita ad una pubblica asta dei diritti di esclusività per la rappresentazione in Inghilterra da una film italiana, che ha raggiunto la bellezza di 7600 sterline, ossia circa 200.000 lire italiane.

È questa la prima volta che si tiene in Inghilterra un’asta del genere, ma bisogna riconoscere che la produzione italiana cinematografica è divenuta da qualche tempo in qua così buona da attrarre le simpatie generali del pubblico inglese e da indurre gli affittuari a pagare per le nostre film dei prezzi che non sono stati mai pagati ad altre Case estere.

La film che ha raggiunto questo prezzo colossale è giudicata dai tecnici come un vero capolavoro dell’arte cinematografica ed essa riproduce per intero il popolare romanzo del Sinkievikcz, « Quo Vadis? », avendo per scena le località stesse dell’antica epoca romana.

Il gusto inglese per questa produzione dell’epoca romana va estendendosi sempre più e sarebbe bene che i nostri produttori cinematografici ne tenessero conto per mettere in scena altri soggetti ispirati a quel periodo della storia, sopratutto perché la cinematografia va trasformandosi in Inghilterra in arte essenzialmente educativa e sotto questo aspetto essa trova l’appoggio incondizionato delle autorità scolastiche.
(…)
Le grandiose rievocazioni storielle illustrate magistralmente dallo Sienkiewicz, sembravano intraducibili sullo schermo, benché l’arte cinematografica disponga oggi di mezzi ultrapotenti ed assolutamente inconcepibili.

I vani tentativi, ripetuti consecutivamente da varie Case encomiabili, aggiungevano valore alle ragioni presentate alla nostra mente, e quando ci pervenne la notizia che anche la Cines voleva esporsi al grave cimento, non potemmo dominare un’impressione di titubanza, né osammo sperare una completa riuscita.

quo vadis?
Amleto Novelli

Certo la grande Casa Romana può disporre dì mezzi non comuni; è facilitata dallo stabilimento immenso che possiede, dall’elemento artistico e tecnico, a sua disposizione, come ben poche altre Case possono vantare, ma spesso la potenza materiale non basta, anzi le difficoltà si accrescono enormemente, quando la si debba far servire alla dimostrazione di un fatto ideale, com’è appunto in questo caso del romanzo dello Sienkiewicz, il cui inerito ed il successo consistono appunto nella viva rappresentazione della lotta fra la civiltà pagana, allora nel colmo del suo splendore, e l’elemento cristiano che sorgeva, spiegando la indomita tenacia di chi sentiva di essere chiamato alla vittoria.

Queste difficoltà enormi, e che noi ritenevamo addirittura quasi insormontabili, ci facevano dubitare del risultato, nonostante il valore indiscusso della Cines alla quale temevamo che potesse mancare la possibilità di riprodurre, anche tutte le belle sfumature di questo immenso lavoro, nonostante ch’ella possedesse, come già dicemmo, forze e mezzi meravigliosi.

Questo lavoro abbisogna davvero di una potenzialità immensa per riprodurre fedelmente le splendide scene suggestive ; basti rilevare che occorre la ricostruzione esatta del Circo Massimo, poter usare le belve di un intero serraglio, un enorme quantitativo di vestiari antichi, e relativamente le armi, gli attrezzi, il mobilio; una cosa enorme!

Orbene, la Cines ha trionfato, ha vinto!

Il Quo Vadis? è riuscita un’opera colossale, un capolavoro d’arte, che sorpassa qualsiasi speranza ed immaginazione, e fra poco sarà presentato allo sguardo attonito delle folle mondiali, che plaudiranno l’opera grandiosa, e questo sarà il compenso adeguato agli sforzi compiuti dalla vittoriosa Casa Romana. »

Negli Stati Uniti, fu il primo lungometraggio presentato in un teatro di Broadway. Tutti i principali quotidiani parlarono dell’avvenimento, ed il New York Telegraph scriveva, tra l’altro: “i produttori americani impareranno una cosa di questo film, se vorranno apprenderla. Non è necessario tenere gli attori sempre sulla linea di dieci piedi. In questo film vi è una maggior prospettiva per il fatto che la macchina da presa è piazzata più lontano rispetto agli attori e l’azione contribuisce ad un 50 per cento del valore spettacolare della produzione. E il New York Times affermava che il Quo Vadis? era il più ambizioso film che fosse visto sino allora in America, ricco de scene spettacolose, pieno di sensazionali effetti pittorici e perfettamente riuscito nel rendere l’atmosfera del tempo di Nerone. Altre critiche, poi, lodavano la cura posta nei dettagli, la perfezione della fotografia e degli accorgimenti tecnici, nonché l’efficace interpretazione.

Bibliografia:
AAVV. La Vita Cinematografica, 28 febbraio 1913
Enrico Guazzoni, Mi confesserò, In Penombra n. 2 1918
Davide Turconi, I film storici italiani e la critica americana dal 1910 alla fine del muto, Il film storico italiano e la sua influenza sugli altri paesi, edizioni di bianco e nero 1963
Aldo Bernardini, Cinema muto italiano 1910-1914 – Arte, divismo, mercato, Laterza 1982
Aldo Bernardini, Vittorio Martinelli, Matilde Tortora, Enrico Guazzoni, regista pittore, La Mongolfiera 2005.