Sintomi di ripresa

Teatro di posa dell'Ex Itala Films S. A. Stefano Pittaluga
Torino, teatro di posa dell’Ex Itala Films S. A. Stefano Pittaluga

Torino, 27 Novembre 1926

Nel dare ampio resoconto, qualche mese fa, degli accordi intervenuti fra la Soc. Anom. Pittaluga, la U.C.I. (Unione Cinematografica Italiana), la Leoni Films e qualche altra azienda a queste ultime accodata, dicevamo come la crisi poteva considerarsi giunta alla sua fase risolutiva, e di conseguenza era lecito sperare in quella rinascita per la quale ci battemmo instancabilmente per degli anni. Ma soggiungevo, anche, che la ripresa lavorativa non doveva aspettarsi con la fulmineità di un colpo di bacchetta magica, ma dopo un congruo periodo preparativo e un intenso lavorio di accordi e di organizzazione.

Gli affidamenti avuti dal comm. Stefano Pittaluga sugli effetti pratici ed a breve scadenza, della grande combinazione conclusa dalla sua Società, ci avevano quasi persuasi della ferma volontà dell’audace industriale ligure di dar mano al più presto possibile a quell’opera di rivalutazione che da anni inutilmente avevamo sperato da altri: ma nello stesso tempo ci rendevamo conto delle gravissime difficoltà da superare e del formidabile lavorio occorrente per approntare ogni cosa prima di poter dare il marche!

In questi giorni, mentre da tutte le parti ci si chiedono notizie sulla tanto dibattuta rinascita, abbiamo voluto assumere dirette informazioni per poter calmare l’impazienza di molti, e siamo ben lieti di poter rendere conto dell’esito di questo lavorio d’indagini, che è tale da confortarci nelle più rosee speranze, e permetterci di infondere questa nostra illimitata fiducia a tutti coloro che, non meno di noi, vivono da anni nella più ansiosa attesa di una rivincita delle sofferenze patite e delle umiliazioni subite.

Lo stabilimento della Pittaluga Film di Corso Lombardia, attrezzato come abbino occasione di dire a più riprese alla pari, se non meglio dei maggiori atelier dell’estero. e quindi in grado, quandochesia, di poter ospitare parecchie troupes, per una lavorazione intensiva e continuata, venne dotato in questi ultimi tempi, di un terzo motore-generatore, di ben millecinquecento ampères, sicché lo stabilimento potrà disporre di una potenzialità da sei a otto mila ampères di luce continuata, di guisa che non vi saranno più preoccupazioni di sorta per i capricci della brutta stagione.

La Cines e la Palatino di Roma, che non sono in grado di poter essere utilizzate immediatamente, saranno approntate con ogni sollecitudine: a tale scopo venne incaricato il Conte B. Negroni perché si rechi sul posto onde inventariare il materiale esistente e proporre tutte le misure accorrenti per un ripristino sollecito della loro potenzialità lavorativa.

Mentre tutto ciò avviene con sollecita cura, il comm. Pittaluga attende alle trattative per la conclusione di accordi con l’Estero onde assicurare alla nostra futura produzione largo sbocco sui diversi mercati.

Sappiamo che in questi passati giorni avvennero abboccamenti con Mr. Rowlant, Direttore Generale del ramo produzione della First National di New York; con Mr. Wober, Direttore Generale per l’Europa della Paramount; con il sig. Bausbach, Direttore Generale della UFA di Berlino e rappresentante in essa della Deutsche Bank; e col signor Wacher, anch’egli funzionario della UFA, i quali, dopo aver visitato gli stabilimenti e visionata la più recente produzione fatta, e gettate le basi di possibili accordi duraturi e convenienti, sono ritornati alle loro Sedi per riferire, e quindi è da attendersi da un momento all’altro la notizia della conclusione di queste intese.

Come si vede, tutto lascia a sperare più di quanto forse era lecito attendersi e ci riserbiamo di dare notizie più particolareggiate ed esatte a breve scadenza di tempo.

Nei primissimi mesi del venturo anno i nostri stabilimenti saranno in piena efficienza e potremo, finalmente, ammirare sui nostri schermi la nuova produzione italiana che dovrà sostituire, gradualmente, quella americana che finora ci aveva soffocati.

È intenzione della Soc. Pittaluga di indire due concorsi simultaneamente: uno per la ricerca di attori e attrici da lanciare, l’altro per la ricerca di soggetti, con premi vistosissimi e tali da invogliare gli scrittori nostri a dedicarsi con tutto ardore alla bisogna.

Concorsi — è inutile insistere — fatti con la massima serietà, e dai quali è lecito ripromettersi i migliori risultati.

La Pittaluga non solo organizza la produzione e conta di portarla rapidamente al massimo rendimento; ma procede ad intese con i migliori direttori nostri e con altre Ditte produttrici; sicché la Lombardo Film di Napoli ha già approntati due suoi films: Napoli è una canzone, con Leda Gys, ed un altra protagonista Anna Fougez; Genina ha già quasi portato a termine Addio Giovinezza; l’Alba Film, con protagonista Italia Almirante Manzini, ha eseguito La bellezza del mondo; Amleto Palermi, con elementi italiani ed esteri, sta inscenando Florette e Patapon, a Berlino; Carmine Gallone, con protagonista la moglie , signora Soava, eseguirà a Londra e a Parigi La donna che scherzava con l’amore; Gennaro Righelli, protagonista Maria Jacobini, sta per portare a termine a Berlino, Vergine ribelle; ed infine, nello stabilimento della Pittaluga Film di Torino, il prof. Domenico Gaido e Giulio Lombardozzi attendono alacremente alla realizzazione di una grande pellicola patriottica: I Martiri d’Italia.

Tutta questa produzione sarà lanciata sui nostri schermi al più presto, unitamente agli altri due films recentemente ultimati: Beatrice Cenci, inscenatore Negroni e protagonista Maria Jacobini, e Il Gigante delle Dolomiti, inscenatore Guido Brignone con interprete principale Bartolomeo Pagano (Maciste).

Maggior dimostrazione del fervore di opere che regna già nel nostro campo, non si potrebbe dare, mentre si delinea all’orizzonte un più vasto cerchio di luce che dovrà fugare al più presto ogni nube di dubbiezza e di esitazione.

Parallelamente a quanto fa la Soc. Pittaluga, altre iniziative si svolgono e si organizzano, e tutto lascia sperare nella sollecita realizzazione di ogni nostro voto per le future fortune della cinematografia italiana.

(Immagine e testo archivio in penombra)

Pola

Pola Negri

30 Ottobre 1926

In questi giorni Pola Negri è stata costretta a ricevere a New York un gruppo di rappresentanti di tutti i giornali dell’Unione, i quali le hanno chiesto alcune informazioni sul dibattuto argomento del suo fidanzamento con il grande divo italiano scomparso: Rodolfo Valentino.
Ella che, apparve ai giornalisti assai avvilita e molto pallida, mentre grosse lagrime le rigavano copiose le gote, tenne soprattutto a dire che la sua vita è ora triste e che, dopo l’immatura e dolorosa morte del suo povero Rudy, verso il quale si sentiva attratta da un immenso e sconfinato affetto, non amerà mai più al mondo e che i suoi giorni trascorrono monotonamente uguali.
Quindi ai reporters fece prendere visione della seguente lettera inviatale dal Dr. Harold D. Meeker, uno dei dottori curanti di Valentino:
« La mattina di lunedì, alle quattro, cioè 8 ore prima di morire, Valentino, che era rimasto per qualche tempo assopito, apri gli occhi, mi prese una mano e disse:
“Io temo che non sia possibile andare insieme a pescare. Forse ci incontreremo. Chissà?”
Il suo pensiero era lucido e credo che, per la prima volta si rendeva purtroppo conto del male che gli toglieva inesorabilmente la sua preziosa vita. Dopo una quindicina di minuti tornò a prendermi la mano e a dirmi: “Se Pola non dovesse giungere in tempo usatemi la cortesia di dirle che io l’ho pensata sempre, specie in questi momenti”.
D’allora non pronunziò una sola parola in inglese. Entrò nel delirio e balbetto alcune mozze ed incomprensibili frasi in italiano ».
« Io ho mantenuto segreto tutto ciò ed ho atteso la vostra visita per compiere un dovere ». Così ha concluso Pola Negri prima che i giornalisti prendessero commiato da lei.

Palermo, 30 ottobre 1926

Pola Negri, se ha perduto Rudy, ci ha guadagnato in pubblicità quanto mai avrebbe osato sperare.
Per le romantiche girls, la polacca Pola, industrialmente americanizzata, resta l’inconsolabile fidanzata del bel Rodolfo, rapito innanzi tempo dall’Orco.
La tanto inconsolabile quasi-vedova, che si premurò di pararsi a lutto, si precipitò in aeroplano, acquistò i fiori più rari, pianse dietro la bara, svenne due o tre volte in pubblico, avendo ben cura di far noto a mezzo del suo “capo dell’Ufficio Stampa”, a chi voleva e a chi non voleva quanto, in migliaia di dollari sonanti, veniva a costare quel suo dolore.
Ora che il silenzio comincia a ombreggiare le cose, l’ex-danzatrice slava potrà pensare a non far languire in solitudine il suo passionale cuoricino. E poi, chissà forse che la bella occasione non possa ripetersi…
Ho sempre avuto l’impressione, considerando l’attrice, che la Negri abbia sbagliato carriera. Cominciò, se non ricordo male, da fanciulla, a fare la danzatrice.
E perché Pola barattò la danza per il cinema? Perché la ribalta luminosa per lo schermo buio? S’innamorò dell’arte muta? Ma è anche la danza un arte muta? Sarebbe diventata una virtuosa della punta, della spaccata, della piroetta, e noi forse avremmo perduto il bene di applaudirla sui nostri palcoscenici. Invece, la “diva” ci costringe, ora, a contemplare sullo schermo le esercitazioni da femmina perdutamente sensuale, che svolge per rendere qualunque sensazione e qualunque sentimento interiore davanti all’obiettivo da presa.
Pola è una donna sensuale: gli occhi, le narici, le labbra sono caratteristiche inequivocabili. Ma questa sensualità, se potrebbe far piacere a suo marito o al suo amante, urta il critico — e anche il pubblico — quando è sparsa, non dico a dovizia, ma con smisurata prodigalità e con ossessionante persistenza, in ogni espressione, in qualsiasi atteggiamento; sia che pianga o rida, che soffra o gioisca, che trionfi o muoia.
Questo fatto prova che l’attrice non sa controllarsi, oltre a non conoscere la misura; e non sa costringersi nel freno che lo studio intelligente potrebbe costituire.
La donna slava sensuale è, quando ama, un castigo di Dio. Ma l’attrice sensuale, che vuol esserla in tutte le parti, e in tutte le scene, è un castigo ben più grave.
G. Faraci

Milano, 30 ottobre 1926

Danzatrice spagnuola al Cinema Reale. Che prodigi, compie il cinematografo! Ecco, la Pola: una donnina carina, nervosetta, che tira a la Spagna, come io rassomiglio a Turandot.
Eppure, in pochi attimi, le hanno circondato il viso di punti interrogativi, le hanno dato un pettine spagnolo, una veste molto ampia, le nacchere in mano e… « olà! viva la grazia!… ».
E me la vorrebbero far diventare una sivigliana… oh, povera me: ma neppure una… granata: (io suppongo, che si dica così: comunque intendetemi: volevo dire nata a Granata) che Pola chiude in sé, tanto selz, e non è punto solluchero come quella detestabile bevanda.
Il film mi è piaciuto. E non per l’interprete principale. Mi sembra che questa attrice, abbisogni per il suo temperamento, per la sua regalità, d’un altro ambiente: più sfarzoso.
Ma v’era Robert Frazer: un ottimo artista. E bello. Bello sul serio. Pensate: al mio fianco avevo molte garçonnes: ebbene, tutte erano convinte che Frazer l’altra sera, in quel film, per bellezza maschia superasse tutti gli altri divi: e anche per intelligenza. E mi pare che avessero ragione. Vivo e agile, bello e audace, scaltro, innamorato e appassionato. Mi sembra di metterci un po’ di ardore… Ohimè, che questo bell’attore, stia per diventare il mio Melisendo?…
Myosotis

(immagine e testi archivio in penombra)

Luigi Pirandello e il cinema

Ivan Mosjoukine nel film "Il fu Mattia Pascal" di Marcel L'Herbier 1926

Aprile 1926

Luigi Pirandello, la cui opera è già considerevole e del quale hanno soprattutto incontrato il favore del pubblico ben 24 volumi di novelle, non è che da soli sette anni autore di teatro. Eppure oggi le grandi metropoli mondiali: Roma, Parigi, Londra, New York, Berlino, Vienna, Bruxelles e Madrid vanno a gara nel presentare ai pubblici dei loro teatri le novità che escono la di lui penna.

Chi non conosce ormai Sei personaggi in cerca d’autore, L’uomo, la bestia e la virtù, Ciascuno a suo modo, Vestire gl’ignudi, ecc.?

Ciò non di meno Pirandello, la cui mentalità vasta e moderna è aperta alle novità ed al sincronismo perfetto fra il pensiero e la vita, ha sempre guardato con simpatia il cinematografo. Se, come egli spiega, se n’è fino ad oggi tenuto lontano devesi esclusivamente alle difficoltà fino ad ora da lui incontrate nel trovare possibilità di realizzazioni degne de l’opera sua.

E così ha ritenuto di poter tradurre per lo schermo un suo romanzo giovanile Il fu Mattia Pascal solo allorché si è reso conto che a tale realizzazione avrebbero concorso uomini della tempra di Marcel L’Herbier e di Ivan Mosjoukine.

Pirandello ha dichiarato:

— Se qualcuno si meraviglierà del mio tardivo avvicinamento al Cinematografo, è bene sappia che a ciò è estraneo ogni mio apprezzamento per tale forma d’arte. Finora io ho avuto rapporti di poca importanza con le Case Editrici cinematografiche. Tre miei lavori finora sono stati realizzati in films, senza che vi siano state apportate variazioni di sorta.
In America, una importante Casa, si interessò grandemente di un mio romanzo che avrebbe voluto tradurre in film offrendomi in compenso non pochi dollari. Ma mi imponeva di apportare al romanzo delle modificazioni che essa riteneva necessarie per la riproduzione su lo schermo.
Io, per la mia dignità di letterato, mi sono sempre opposto a fare della mia arte un genere di commercio, sicché mi opposi alla proposte della Casa in parola.
Oggi invece io son ben lieto di offrire per la realizzazione cinematografica il mio fu Mattia Pascal a Marcel L’Herbier di cui ben conosco il talento artistico.
Il cineasta di Don Giovanni e Faust saprà certamente ridurre per cinematografo il mio romanzo, mantenendogli la linea da me voluta sia letterariamente che filosoficamente.
Io ritengo infine che, più che ogni altra manifestazione artistica, possa il cinematografo darci la concreta visione del pensiero.