
Torino, gennaio 1918.
« Quando Pietro Mascagni apparve ieri, alle 17, sullo scanno direttoriale, il magnifico ed elegantissimo pubblico che affollava il Salone Ghersi in ogni ordine di posti, gli tributò una spontanea e calorosa ovazione… »
Abbiamo voluto riportare queste poche righe di cronaca tolte dalla Stampa, poiché in esse si racchiude un significato speciale, per noi, di gran valore.
Lo stesso periodico scriveva ancora, che il grande Maestro « …ha compiuto — lo riconosciamo sinceramente — una fatica nobilissima… degna del nome di Pietro Mascagni ».
Io non so come resteranno quelli che disprezzano il cinematografo nel leggere, non nelle nostre Riviste, ma su un quotidiano di tanta importanza, che Mascagni è sceso nel cinematografo e vi ha compiuto una fatica nobilissima, e che per di più l’ha personalmente diretta!
Non so quello che diranno quei superuomini, nemici dichiarati del Cinema al punto di volerci quasi far credere che i fratelli Lumière avevano disonorato il secolo colla loro invenzione!
Non so quello che diranno i mercanti di pellicola impressionata, dai criteri odoranti il dimesso commercio, coi quali hanno dato esca a tutte le calunnie, ai balzelli, alle ferocia del fisco e della censura, contro quest’arte, colpevole solo d’esser nata gigante e docile a tutti gli sfruttamenti.
Non so quello che diranno gli Arbiter, nel leggere che Pietro Mascagni ha diretto personalmente un’opera sua nobilissima, in un salone cinematografico, davanti allo schermo bianco. Che diranno questi messeri venuti da lidi innominati e forse innominabili, che si incoronano da se stessi principi del sapere e giudici supremi del gusto del pubblico, leggendo nei periodici cittadini che un pubblico elettissimo affollava il salone di un cinematografo in ogni ordine di posti (da 5 a 10 lire), per udire il nuovo verbo dell’arte cinematografica? Che diranno tutti questi illustri ignoti, che ci deridevano chiamandoci utopisti, acchiappa nuvole, perché di quest’arte volemmo sempre ed ostinatamente aver alto il concetto; perché la sentiamo atta alle più nobili manifestazioni, mentre essi, con burbanza dottorale, sentenziavano che solo le scurrilità più banali potevano aver ragione nella gran massa del pubblico che frequenta il cinematografo.
Facciamo un piccolo bilancio, sugli sforzi nostri esercitati fino dai primordi del Cinema, per rialzarlo a livello d’arte, e nell’incoraggiare i valorosi cultori che assecondarono coll’opera nostra sui fini del Cinema e le idee ed i frutti che i nostri contraddittori ne hanno ricavato.
Il risultato della nostra addizione ci dà: l’entrata di tutti gli artisti drammatici al cinematografo, ai quali voi negaste persino ogni facoltà di poter mai divenire attori cinematografici, basandovi su pochi esempi negativi dati da qualcuno di loro alle prime prove. Oggi scrivete a caratteri cubitali i nomi di Zacconi, Novelli, Ruggeri, Grasso, Carini, ecc.? e fra le attrici proclamate la Borelli e la Di Lorenzo a capo di una schiera di molte altre fra le nostre maggiori. Dalle composizioni di studentelli, agenti di negozio, commessi viaggiatori, siamo passati alle opere di D’Annunzio, del Bracco, Simeoni, Testoni; ai romanzi dei più illustri scrittori, e ai drammi o alle opere più acclamate; e finalmente all’opera nobilissima di Pietro Mascagni.
Che vi dà il vostro bilancio? Il crac di parecchie case cinematografiche ed il panico in tutte le altre che ancora seguitano a rimanere in piedi, ma a patto di mettere voi a sedere.
(…)
Uscii dallo spettacolo, confuso; dirò meglio, commosso. Mi pareva, non so perché, mi pareva non già d’essere uscito da uno spettacolo teatrale, ma da una funzione religiosa. Avevo la sensazione che entro a quelle mura si fosse celebrato un rito. Infatti si era celebrato il Natale dell’Arte Cinematografica.
La Compagnia Immobiliare del Corso, di Milano, che ha rilevato dalla Società Ghersi il massimo edificio cinematografico torinese, (forse europeo) a cui fa capo il Cav. Mario Ferrari, ha iniziata la sua gestione con un così nobile gesto, che ci dà garanzia di quanto elevato sia il suo concetto in fatto di spettacoli cinematografici. Certamente, assolutamente, non ha pensato alla speculazione, nel dare questa primizia del Mascagni; se gli incassi sono ottimi, le spese sono enormi. La nuova Ditta non ha voluto altro che dare il suo forte appoggio all’elevazione dell’arte cinematografica. Ha voluto che nel nuovo indirizzo fosse fonte battesimale il suo gran palazzo; ha voluto farle da madrina. Ed i torinesi devono esserle grati, e più di tutto, quanti lavorano e studiano per l’arte cinematografica. Noi ci sentiamo quasi grati a lei, poiché questa prima e grande prova ci conforta che combattemmo sempre nel vero, nel possibile e per l’arte.
Mandiamo pure un grato e reverente saluto a Pietro Mascagni, il cui nome sarà scritto a caratteri d’oro nel gran libro della cinematografia.
Pier da Castello
A titolo di cronaca dobbiamo notare che, mentre scriviamo, le repliche si susseguono con un’affluenza di pubblico quale mai si è vista neppure ai grandi spettacoli lirici. Ed il successo delineatosi grandioso alle prime rappresentazioni, va man mano assumendo il tono più grande e rasenta il fanatismo.