Cinema italiano e mercati esteri

"I Borgia" di Caramba, Medusa Film Roma 1920, fotografia di Carlo Montuori (archivio in penombra)
“I Borgia” inscenato da Caramba (Luigi Sapelli), Medusa Film Roma 1920, fotografia di Carlo Montuori (archivio in penombra)

La convinzione che, per vivere, è necessario vendere all’estero, è finalmente nel concetto di tutti. E anche nel concetto di tutti è la persuasione che per vendere all’estero è necessario produrre bene, e competere degnamente con le migliori case straniere.

Dal pensiero si è cominciato a passare all’azione. Pellicole come I Borgia e come Il Sacco di Roma hanno vittoriosamente valicati i confini, ed hanno ottenuto ed ottengono un grande successo in Inghilterra e Francia, successo che preparerà e faciliterà alle due pellicole l’ingresso sui mercati sud e nord americani.

Altri lavori d’eccezione sono stati proiettati nello scorso anno, ed altri ancora verranno fuori al più presto, con indiscutibile vantaggio per tutta l’industria.

Ma è innegabile però che noi non possiamo produrre solo I Borgia, Il Sacco di Roma, Theodora ecc., e che non possiamo limitarci a mandare all’estero solo dei capolavori. Anche i buoni lavori di repertorio hanno diritto di cittadinanza nel mondo intero. L’America ci ha inviato Intolerance, ma anche la serie Pearl White, la Germania ci ha dato Madame du Barry, ma anche le pellicole di Neumann, Oswalda ecc.

Anche noi possiamo e dobbiamo esportare, dopo I Borgia, le buone pellicole di repertorio sulle quali si fa il maggior lavoro.

Per far ciò è necessario farci conoscere ed apprezzare all’estero, diffondere sui mercati internazionali la convinzione che abbiamo anche noi della produzione eccellente.

La cinematografia, che al suo nascere ha suscitate tante discussioni, oggi non ancora sopite, sulla prevalenza dell’arte o dell’industria in essa, aspetta ancora una definizione.

Noi ci lusinghiamo di darne una possibile, dicendo che la cinematografia è… cinematografia, e cioè arte, industria, politica, letteratura e teatro al tempo stesso. Sopratutto è un potentissimo mezzo per la diffusione della civiltà e del progresso.

A quest’opera altissima noi crediamo che tutti abbiamo il dovere di consacrarci, italiani e stranieri, perché civiltà e progresso non sono patrimonio esclusivo di nessuna nazione, ma di tutta l’Umanità.

Giudizi francesi su I Borgia. Da Hebdo Film N. 51 – 18 dicembre 1920:

Gli italiani sono diventati dei maestri nelle ricostruzioni storiche per il cinematografo. Come deploriamo vivamente la loro ostinazione attuale a sciupare dei miriametri di pellicola a girare drammi moderni d’una incredibile ingenuità e d’un sentimentalismo ridicolo, così rendiamo loro la giustizia di dire ch’essi evocano il passato con una rara scienza fotogenica e una erudizione perfetta.

Il personaggio di Cesare Borgia ci riporta a l’epoca un po’ misteriosa della Rinascenza, verso la fine del quindicesimo secolo, in cui il papato era potentissimo, dove assistiamo al conclave per l’elezione del cardinale Rodrigo Borgia. Questi due nomi sono diventati celebri nella storia. Cesare Borgia aveva una influenza considerevole sul Papa suo padre, e sognava di conquistare tutta la penisola. Egli realizzò i suoi scopi a prezzo di crimini abominevoli. È questa la pagina della storia italiana che il film racconta.

Non sappiamo che cosa bisogna lodare di più in questa opera cinematografica, se la cura di rispettare la storia o se il lavoro considerevole dell’inscenatore. In tutti i casi crediamo che vi si cercherebbe invano un anacronismo nella recitazione e nell’esecuzione. I costumi ed i décors sono benissimo ricostruiti. Certe scene, specialmente quelle del ballo nella sala dei papi, il conclave, i funerali di Alfonso d’Aragona, il banchetto nella sala dei santi, la rivolta del popolo e la benedizione finale d’Alessandro IV, che contengono enormi masse, sono ammirabilmente regolate, e d’un effetto impressionante. Altre, come l’assassinio del Duca d’Aragona, sono interpretate con vera maestria.

Sempre eccellenti sono la fotografia e le luci. In breve: è un film accuratissimo e destinato a un grande successo.

L’interpretazione c’è sembrata degna dell’opera. Cesare Borgia possiede una figura patibolare a sufficienza per commettere i crimini che vediamo; Lucrezia, sua sorella, è innanzi tutto una bella donna benché un po’ fredda. Il papa Alessandro ha un volto in cui s’alleano paura e perfidia. D’Aragona è il più bel gentiluomo di Roma, il condottiero Michelotto ha una testa da bandito d’un’altra età, tutta di circostanza. C’è anche il folle frà Vituperio che ha ottimamente reso il suo personaggio.

Ancora qualche film come questo e gli Italiani avranno riconquistata la nostra stima.

In attesa un gran Bravo!
(da Kines, Roma 1 gennaio 1921 – archivio in penombra)