Nell’estremo sobborgo occidentale di Parigi si trova un laboratorio di carattere veramente strano. In luogo dell’arsenale ordinario di provini e di alambicchi, il visitatore vede una gran varietà di apparecchi stravaganti, il cui uso sarebbe assai difficile indovinare, mentre i muri sono coperti di diagrammi cabalistici, che si alternano con fotografie di una buona metà del mondo animale (compreso l’uomo) in tutte le attitudini possibili e immaginabili. Il laboratorio è diretto dal prof. Marey, uno scienziato che nel mondo tecnico è assai conosciuto e che specialmente si è segnalato per i suoi studi sul moto.
Si può dire che non vi sia genere di movimento che egli non abbia fatto oggetto di studi profondi. Perché un uomo può saltare meglio di un altro, quando non v’è nessuna ragione visibile che possa spiegare tale superiorità? In qual modo recisamente procedano fra le acque quelle navi della natura che sono i pesci, e nell’aria quegli aerostati della natura che sono gli uccelli?
Che differenza corre dal lavoro d’un facchino sperimentato a quello di un semplice apprendista? Qual’è il modo migliore di portare un grave peso, dì salire una montagna, di cavalcare, di dare un pugno per buttare a terra un avversario? Tali sono alcune delle innumerevoli questioni a cui cerca di rispondere il sistema d’investigazione del professore Marey. Supponete, per esempio, che si voglia analizzare il moto di un cavallo in corsa. Sotto ognuno degli zoccoli del cavallo si pone una palla di guttaperca vuota ed elastica, attaccata legger-mente alla gamba del cavallo, e connessa con un piccolo apparecchio tenuto in mano dal cavaliere. Quando lo zoccolo viene a contatto col suolo, la pressione esercitata per questo contatto sulla palla viene trasmessa dal tubo all’apparecchio tenuto dal cavaliere, e fa sì che il movimento venga registrato da una punta che fa un segno su un piccolo cilindro che si svolge con moto rotatorio. Ognuno degli zoccoli fa un segno diverso e la lunghezza del segno stesso indica quanto tempo lo zoccolo è stato in contatto col terreno. Un esame del diagramma mostra poi le posizioni relative delle zampe del cavallo nella corsa.
La pubblicazione dei diagrammi raffiguranti il moto del cavallo suscitò un grande interesse e molte discussioni, molto più che contraddiceva alle teorie generalmente ammesse. Per dimostrare la serità delle sue esperienze, il prof. Marey invocò il sussidio del fotografo, che con ventiquattro macchine fotografiche istantanee prese altrettante fotografie di un cavallo corrente, fotografie che dimostrarono come il sistema del Marey fosse buono, e come i cavalli, correndo, eseguono proprio i movimenti segnati dall’apparecchio del professore francese.
Non è necessario spiegare, dice a questo punto l’autore dell’articolo, di quanta utilità pratica possa essere la conoscenza esatta del modo come si muove un cavallo. La fotografia, rivelando il movimento, si può dire, di ogni muscolo, di ogni tendine, insegna come si possa trattenere ciascun movimento quando si vuole. Di più le esperienze del Marey dimostrano come molti quadri ove si vedono cavalli correnti siano sbagliati, compresi alcuni di Meissonnier. Questi, quando gli fu detto ciò, si mise a ridere, dichiarando che avrebbe creduto alle fotografie quando le fotografie avessero rappresentato i cavalli quali li dipingeva lui; ma poi dovette ricredersi.
Si sono anche eseguite fotografie di uccelli volanti, fotografie che riprodotte in un quadro sembrerebbero grottesche, ma che rispondono esattamente alla verità.. Talvolta le serie di immagini raffiguranti le diverse fasi del movimento sono prese su una sola pellicola, con l’obbiettivo sempre aperto in modo che la camera riceve continuamente le impressioni; talvolta, invece, si prendono impressioni intermittenti; talvolta, infine, si impiega una pellicola che si svolge con moto rotatorio. Ma per ottenere una serie di immagini distinte, conviene aprire e chiudere alternativamente la camera oscura scoprendo e coprendo l’obbiettivo.
Dallo studio fatto sul modo di camminare degli uomini, il prof. Marey ha potuto determinare la maniera di economizzare al possibile lo sforzo muscolare, in guisa da ottenere il massimo risultato con il lavoro minimo. Negli eserciti francese e russo si è mutato il programma dell’addestramento fisico appunto in base alle esperienze fotografiche del Marey.
Tra le fotografie più notevoli prese dal professore francese vanno segnalate quelle sul volo degli uccelli e degli insetti. Col sussidio di una specie di fucile fotografico, come apparecchio, cioè, carico di pellicole anziché di munizioni micidiali, ma somigliante, quanto alla forma esterna, ad un fucile, si prendono innumerevoli fotografie. Inutile dire che se ne eseguono parecchie decine al secondo; ma va notato che se si raccoglie un numero molto grande di immagini sopra una stessa pellicola che si svolge in moto rotatorio, ne risulta un assieme altrettanto confuso, all’occhio, quanto l’atto stesso di cui si vogliono osservare le diverse fasi. Ora si è escogitato un mezzo di conciliare la rapidità della fotografia con la nettezza e la precisione dei risultati. Il sistema è semplice; invece di esaminare le fotografie direttamente, si fanno proiezioni delle singole fotografie con la lentezza che si desidera, e sulle proiezioni in tal modo isolate si fanno gli studi.
(Da un articolo di Alder Anderson, Pearson’s Magazine, maggio 1902)
Un esempio online delle fotografie in movimento 186?, Étienne Jules Marey, Angelo Mosso, Hugo Kronecker, ed altri a Torino: Felsch, Philipp. 2005. Marey’s Flip Book. The Virtual Laboratory